Il Papa alla Lumsa: non accontentatevi di un mondo in cui diversità è conflitto
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Ci sono 6 mila studenti e docenti della Lumsa in Aula Paolo VI ad accogliere il Papa in questo incontro di festa e di comunità con il Vescovo di Roma, per l’80esimo compleanno della nota università cattolica, fondata da Luigia Tincani. Ottanta anni fa lo scopo di questa istituzione – ribadisce il rettore Francesco Bonini nel suo saluto iniziale - era quello di essere un’impresa di servizio che parte dalla persona e arriva alla persona. E ancor più, afferma poi il Pontefice nel suo discorso, la missione dell’Ateneo in un mondo globalizzato, pieno di contraddizioni e frammentato, deve essere questa e deve poter poggiare su un lavoro “serio, creativo, artigianale, che passa attraverso la mente, il cuore, le mani”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Favorire la solidarietà e la fiducia
Alle autorità accademiche, ai docenti, al personale tecnico amministrativo, ma soprattutto ai giovani coi quali il Pontefice dialoga sempre in modo schietto, Francesco riconsegna proprio l’impegno del servizio e della responsabilità richiamando in causa due grandi pastori, da poco proclamati santi: Paolo VI e John Henry Newman. E come loro, il Papa ricalca il senso racchiuso nel termine “università”, che è comunità ma anche idea di convergenza di saperi, in una ricerca appassionata che fornisca verità e senso al dialogo con tutti gli uomini e le donne del mondo. E dice loro quello che disse ai ragazzi di Roma Tre, incontrati il 17 febbraio del 2017.
Dovete impegnarvi, anche come università, in progetti di condivisione e di servizio agli ultimi, per far crescere nella nostra città di Roma il senso di appartenenza ad una “patria comune”. Lavorando con progetti, anche piccoli, che favoriscono l’incontro e la solidarietà, si recupera insieme un senso di fiducia nella vita.
Essere università cattolica
Il Papa coglie l'occasione di questo anniversario rotondo, eccezionalmente fatto coincidere con l'inaugurazione dell'anno accademico, per spiegare l’importanza di essere università cattolica, dove l’aggettivo “cattolica” lungi dal rappresentare una qualche distinzione, sottintende invece un "surplus di esemplarità" perché offre un’educazione che non poggia solo sui libri, ma trova nei valori, nella tutela della persona e nel bene comune, i suoi robusti pilastri. Insistendo sull’esigenza di rinnovare l’assunzione di responsabilità di fronte agli impegni che caratterizzano in questo tempo di interconnessione globale, l’istituzione universitaria, il Pontefice declina allora 4 forme di responsabilità.
Responsabilità di coerenza e di missione
Primo, la responsabilità di coerenza che è fedeltà alle radici e all’essere comunità per farsi promotori di un cambiamento radicale che nasce dalla visione d’insieme e dall’unione di intenti. Secondo, la responsabilità culturale e insieme missionaria davanti al mondo
«Che cos’è l’università? Qual è il suo compito?» - si chiedeva Papa Benedetto XVI rivolgendosi alla più antica università della Capitale. E rispondeva così: «Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità». Non dobbiamo avere timore di usare questa parola, in uno spirito di dialogo sincero. Verità, libertà, bene: su questa direttrice auspico che la vostra Università sappia offrire una formazione in cui, trasversalmente al sapere curriculare, ci sia spazio per la formazione integrale della persona.
Responsabilità sociale e interuniversitaria
Ancora, la responsabilità sociale: cioè attivare circuiti virtuosi di sviluppo integrale con le forze vive della società, sorretti dal coraggio di mettersi in gioco. E qui Papa invita chiaramente ad aprire le sedi Lumsa di Roma, Taranto e Palermo alle antiche e nuove povertà, perché nessuno sia escluso. Infine, la responsabilità interuniversitaria che chiama in causa gli atenei d’Europa, in particolare quelli cattolici, a costruire un clima fruttuoso di cooperazione e scambio nella realizzazione di progetti didattici innovativi, “orientati a quella carità intellettuale che non fa sconti alla verità e che non si accontenta di mediocrità”.
Non accontentarsi, non temere
Riconsegnando ai presenti il motto dell’università “In fide et humanitate”, in cui quell’et vuol dire educazione integrale, Francesco esorta così la grande comunità della Lumsa:
Tutti voi, studenti, docenti, e responsabili della comunità universitaria, incoraggio ad aprire i cuori e le menti. A non accontentarsi – voi studenti prima di tutto – degli spartiti correnti, del pensiero apparentemente egemone, di un mondo in cui diversità è conflitto. Possiate sentire la sana ambizione di aggiungere qualcosa di originale, che sia anche concreto e utile. Voi giovani, non abbiate timore di essere esigenti con i vostri docenti, che per essere maestri devono essere anche testimoni. E voi, docenti, non temete di essere esigenti con i vostri studenti, perché esprimano il meglio di sé.
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