Cerca

Folla in strada a Tokyo Folla in strada a Tokyo 

Padre Lembo: il Papa porti in Giappone la spontaneità del Vangelo

Papa Francesco è atteso in Giappone non solo dai cattolici, ma anche dagli altri cristiani e dalla comunità civile. Lo afferma, ai nostri microfoni padre Andrea Lembo. Uno slancio nuovo per uscire da ciò che è già pianificato, è ciò che il superiore regionale del Pime nel Paese del Sol Levante si augura, tra l'altro, per la vita della Chiesa locale

Adriana Masotti - Tokyo

Domani, sabato 23 novembre, l’arrivo di Papa Francesco in Giappone. L’aereo proveniente da Bangkok atterrerà all’aeroporto di Tokyo alle ore 18, ora locale. Dopo la cerimonia di benvenuto, il Papa sarà accolto in Nunziatura Apostolica dove avverrà l’incontro con i vescovi.
In Giappone, sono dunque le ultime ore di preparazione e di attesa per la Chiesa cattolica, come dice nell’intervista a Vatican News, padre Andrea Lembo, superiore regionale del Pime in Giappone:

R. – Sì, c’è molta attesa, non solo da parte della comunità cattolica. Io estenderei questa attesa alla comunità cristiana perché questo è un Papa che ha un afflato ecumenico molto importante, molto bello, ma c’è anche una grande attesa da parte della comunità civile. Perché questo è un Papa - un po’ per la personalità, per i suoi atti di carità, per la sua capacità di stimolare la Chiesa, per il modo di guardare a molte delle situazioni che ci sfidano... – insomma è qualcosa che aiuta anche la società civile giapponese ad attenderlo. Ormai anche sui mass media giapponesi comincia ad apparire questa visita.

Quindi in qualche modo il Papa è conosciuto in Giappone?

R. – Sì, direi di sì. Questo Papa, rispetto ai precedenti, è molto sui mass media giapponesi e anche sui giornali del Giappone. E’ conosciuto. E poi la memoria va indietro al 1981, alla visita di Giovanni Paolo II che ha lasciato una grande impronta nella società giapponese, soprattutto col discorso ad Hiroshima.

Ascolta l'intervista a padre Andrea Lembo

In Giappone il cristianesimo ha vissuto tanti momenti: che momento è questo per la Chiesa, per i cristiani?

R. - Questo è un momento di grande sfida per la Chiesa del Giappone, perché abbiamo due questioni molto importanti. La prima questione è dare una nuova spinta all’evangelizzazione, cioè far sì che le nostre comunità cristiane diventino comunità che evangelizzano, siano sul territorio, dove esse si trovano, e siano di grande stimolo per guardare la società e comunicare in questa società il Vangelo di Gesù attraverso opere sociali, attraverso aiuti, ma soprattutto attraverso la preghiera e la liturgia. Una seconda grande sfida che noi abbiamo è l’integrazione con le comunità cristiane cattoliche di stranieri che sono più giovani dei nostri cristiani giapponesi: potrebbero dare una nuova forza all’interno di questa Chiesa e questa integrazione diventa molto urgente.

Sappiamo che i cristiani sono un’estrema minoranza in Giappone, ha una qualche influenza il cristianesimo sulla società, sulla cultura?

R. – Non ha un’influenza diretta, un impatto sulla società giapponese, però ha una micro-influenza. Sono proprio i singoli cristiani, nelle loro famiglie, nel loro ambiente che possono veramente dare una testimonianza evangelica e fare scelte secondo i valori evangelici. Questo è possibile nella società giapponese.

Ci sono dei punti di incontro tra la fede cristiana e le religioni della maggioranza? Il buddismo, lo scintoismo...

R. - Ci sono eccome! Io vedo due grandi punti di incontro. Il punto di incontro con lo scintoismo, che è questa bellissima tradizione, dove la vita è centrale. Allora, pensiamo che la visita del Papa ha come proposta di riflessione il preservare la vita, il conservare la vita, aiutare la vita, questo è il titolo. Quindi è molto vicino allo scintoismo perché questo essere vicino alla vita e preservare la vita - dalla natura in senso ampio fino ai temi fondamentali della vita umana, dall’inizio alla fine della vita - è molto vicino allo scintoismo. Invece, per quello che riguarda la vicinanza al mondo buddista, abbiamo il grande culto dei morti che per noi è qualcosa di molto importante perché crediamo nella vita eterna e quindi ancora una volta, pensiamo alla vita non solo in questa terra, ma anche nell’al di là. Allora questa visita del Papa può stimolare anche un dialogo profondo col mondo buddista sul culto dei nostri fratelli che ci hanno preceduto nella vita eterna.

Che cosa si augura che possa portare il Papa in questa visita?

R. – La Chiesa in Giappone è una bellissima Chiesa, è una Chiesa che, come ho detto prima, ha di fronte alcune sfide grandi. Certamente è una Chiesa che ha l’identità del Giappone, dove quindi tutto è molto programmato, tutto deve esser pianificato. Spero che il Papa porti, come sempre il Papa fa in queste visite, una ventata di spontaneità, questa capacità di andare fuori programma, questa capacità di essere fuori di ogni pianificazione e schema, e possa comunicare a noi missionari e alla Chiesa giapponese, ai cristiani, che c’è una bella spontaneità nella gioia del Vangelo.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

22 novembre 2019, 06:00