Il nunzio Chennoth: il Giappone attende una parola di speranza e di pace
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Nunzio apostolico in Giappone è dal 2011, monsignor Joseph Chennoth, arcivescovo titolare di Milevi. La delegazione apostolica del Giappone venne eretta il 26 novembre 1919 da Papa Benedetto XV ed elevata al rango di internunziatura nel 1952 da Papa Pio XII. La nunziatura venne istituita infine il 14 giugno 1966 per disposizione di Papa Paolo VI. Su una popolazione che al 31 dicembre 2017 era di 126.786.000 abitanti, i cattolici erano 536 mila, statisticamente lo 0,42 per 100 abitanti, in maggioranza scintoisti e buddhisti. 600 mila i cattolici immigrati residenti in Giappone per lavoro.16 le circoscrizioni ecclesiastiche, 859 le parrocchie, 16 le diocesi. La più grande comunità cattolica vive nell’arcidiocesi di Tokyo, seguita da Nagasaki, Yokoama e Osaka.
La Chiesa in Giappone: grata di poter ricevere Francesco
Papa Francesco è il secondo Pontefice a recarsi in Giappone. Prima di lui è stato San Giovanni Paolo II ad arrivarvi nel 1981. E di quella visita i ricordi per molti cattolici giapponesi è ancora molto viva, come grande è la gratitudine con cui oggi la Chiesa attende l’ormai prossimo arrivo di Papa Francesco. Lo conferma, ai nostri microfoni, lo stesso nunzio, monsignor Joseph Chennoth:
R. - La Chiesa in Giappone sta aspettando con molto senso di gratitudine e di riconoscenza, prima di tutto verso il Signore che concederà al Papa di visitare il Giappone dopo 38 anni dalla visita di San Giovanni Paolo II, una visita che è rimasta nel cuore dei giapponesi. Noi ringraziamo anche per il viaggio così lungo che il Santo Padre intraprenderà per arrivare fino a qui, nella terra del Sol Levante. La gente aspetta con molta gratitudine, con molta gioi. Aspetta una parola di incoraggiamento, specialmente per la Chiesa locale, per i fratelli di fede e, anche per tutto il popolo giapponese: un incoraggiamento, una parola di speranza, una parola di pace, affinché la pace possa regnare prima di tutto nei nostri cuori, ma anche nella società tramite il dialogo e l’incontro con i vicini e con i lontani. Queste sono le attese della comunità cattolica, della comunità cristiana e anche del popolo giapponese.
Che cosa si augura per la Chiesa cattolica e per l’intera società da questa presenza di Papa Francesco?
R. - Per quanto riguarda la Chiesa giapponese che ha sofferto in modo particolare durante le persecuzioni, mi auguro possa crescere, che la fede possa essere approfondita ancora, tramite l’attività dei missionari che ancora oggi stanno giocando un ruolo importante per la trasmissione della fede, specialmente attraverso le opere della Chiesa nel campo dell’educazione, della sanità, della beneficenza, della carità verso i poveri, specialmente nei momenti difficili, come il tifone che ha colpito recentemente la capitale, così come nel passato in occasione del triplice disastro a Fukushima. Speriamo che possano anche loro riceve un messaggio di conforto.
Molto significative le due tappe della visita a Hiroshima e Nagasaki. Si attendono messaggi forti sulla pace, sul disarmo …
R. - Certo. Ho già accennato che la gente, specialmente di queste due città – Hiroshima e Nagasaki – che hanno sofferto le conseguenze del bombardamento, possa ricevere un messaggio di pace e di speranza. Speriamo il Santo Padre possa trasmettere un messaggio di pace a tutto il mondo, di questa pace che deve regnare nel cuore dei popoli.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui