Monsignor Sakai: il Papa e il suo forte impatto sul popolo del Giappone
Adriana Masotti - Tokyo
“Che questi giorni siano carichi di grazia e di gioia”, aveva detto Papa Francesco, nel suo video messaggio di saluto al popolo giapponese prima di iniziare il suo 32.esimo viaggio che ha visto la seconda tappa dedicata al Giappone. Tokyo, Nagasaki e Hiroshima, le città visitate da Francesco. Tanti i messaggi lanciati che hanno declinato il motto della visita” Proteggere ogni vita”. L’appello alla pace, l’esortazione a rinunciare all’armamento nucleare e a stabilire relazioni internazionali basati sulla fiducia reciproca, immorale l’uso e anche il possesso di armi atomiche, ha avvertito, e poi l’attenzione ai più deboli, alla famiglia, alle nuove generazioni. Ai cattolici un incoraggiamento ad andare avanti.
Al termine del viaggio, abbiamo intervistato monsignor Sakai, vescovo ausiliare di Osaka per un primo bilancio della presenza del Papa qui:
Sono molto contento e tutti noi lo siamo di questa visita del Papa nella nostra terra, ci dice mons. Sakai, sono stati 4 giorni che non possiamo dimenticare di incontri intensi non solo per i cattolici, per noi, ma per il popolo giapponese perché hanno avuto un impatto importante, la notizia della visita è comparsa su tutti i media internazionali, non solo con foto, e non solo sui temi politici come le armi nucleari, ma è stato descritto come un accompagnamento fraterno verso tutta la società giapponese. E così quello che ha fatto il Papa è stato un modo visibile di dimostrare la carità cristiana che credo che abbia avuto un impatto molto forte su tutta la gente. Grazie dunque al Santo Padre e grazie al vostro servizio con cui avete comunicato questi messaggi a tutta la gente del Giappone e a tutto il mondo.
Monsignor Sakai, c’è un’immagine in particolare che le è rimasta impressa?
R.- Sì, soprattutto l'incontro con i giovani perché loro non sono tanto espressivi nel manifestare l'affetto, ma hanno capito molto profondamente il messaggio concreto di Papa Francesco. Infatti il Papa parlava liberamente, senza testo, con loro. Credo che i giovani si siano aperti all’ascolto. E loro sono la speranza.
E’ vero , conclude mons. Sakai, che erano lì, nella cattedrale, solo tra 800 e 900 giovani, però penso che attraverso di loro, il messaggio del Papa avrà molta influenza su tutti i giovani giapponesi.
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