Thailandia, il Papa ai leader religiosi: non siamo isole, sì a incontro e dialogo
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La globalizzazione economico-finanziaria, i conflitti civili sui migranti e rifugiati, la distruzione della casa comune, ci ricordano che non siamo estranei tra di noi e ci impongono “di costruire la storia presente senza dover denigrare” gli altri, sostituendo, per la risoluzione dei conflitti, la “logica dell’insularità” con quella “dell’incontro e del dialogo vicendevole”. Papa Francesco lo dice con forza ai 18 leader cristiani e di altre religioni che incontra nel primo pomeriggio all’auditorium della Chulalongkorn University di Bangkok, la più antica della Thailandia, e anche la più prestigiosa, dove si laureano anche i membri della famiglia reale.
Buddisti, islamici, brama-induisti, sikh e cristiani
Accolto dall’arcivescovo di Bangkok, il cardinale Kovithavanij, dal presidente dell’Università Bundit Eur-arporn, e da due studenti che gli offrono dei fiori, il Papa sale sul palco accompagnato dall’applauso dei 1500 che affollano l’auditorium e saluta uno ad uno i diciotto leader, rappresentanti delle religioni tradizionali thailandesi, Buddismo, Islam, Brama-Induismo e Sikhismo, e delle diverse confessioni cristiane.
I saluti del presidente dell'Ateneo e del vescovo per il dialogo
Lo saluta per primo il presidente dell’Ateneo, che conta ben 19 facoltà, che sottolinea come gli studenti della Chulalongkorn appartengano ad “ogni genere, estrazione sociale, etnia, classe economica e confessione religiosa” e sottolinea il privilegio di poter “imparare e tratte beneficio dalla sua saggezza, dalla sua compassione per i poveri e le persone svantaggiate in tutto il mondo, dalla sua profonda sollecitudine per la cura e la protezione del nostro ambiente naturale e dal suo costante impegno per un dialogo interreligioso significativo e per la costruzione della pace tra religioni, Paesi e culture”. Lo segue nel saluto a Francesco il presidente della Commissione per l’Ecumenismo e per il Dialogo Interreligioso monsignor Chusak Sirisut, che ricorda la presenza all’incontro di professori e studenti universitari di tutto il Paese.
Lo storico incontro tra re Chulalongkorn e Papa Leone XIII
Il Pontefice inizia il suo discorso ricordando lo storico incontro di 122 anni fa, nel 1897 tra re Chulalongkorn, che dà il nome all’Università, e Papa Leone XIII. “Era la prima volta – sottolinea - che un Capo di Stato non cristiano veniva ricevuto in Vaticano”.
Il ricordo di quell’importante incontro, come pure del suo periodo di regno, caratterizzato tra i tanti meriti dall’abolizione della schiavitù, ci interpella e ci incoraggia ad assumere un protagonismo deciso sulla via del dialogo e della mutua comprensione. E questo si dovrebbe fare in uno spirito di coinvolgimento fraterno, che aiuti a porre fine a tante schiavitù che persistono ai nostri giorni, penso specialmente al flagello del traffico e della tratta di persone.
La realtà della globalizzazione e dei conflitti civili planetari
Oggi, prosegue Papa Francesco, “la necessità di riconoscimento e di stima reciproca, così come la cooperazione tra le religioni, è ancora più urgente per l’umanità contemporanea”. Perché il mondo si trova di fronte a problematiche complesse, “come la globalizzazione economico-finanziaria e le sue gravi conseguenze nello sviluppo delle società locali”. I rapidi progressi, lamenta il Papa, “convivono con la tragica persistenza di conflitti civili: conflitti sui migranti, sui rifugiati, per le carestie e conflitti bellici; e convivono con il degrado e la distruzione della nostra casa comune”.
Dall'insularità all'incontro e al dialogo vicendevole
Tutto questo, sottolinea Francesco, ci ricorda che “nessuna regione né settore della nostra famiglia umana può pensarsi o realizzarsi estranea o immune rispetto alle altre” ed esige “che ci avventuriamo ad intessere nuovi modi di costruire la storia presente senza dover denigrare o mancare di rispetto agli altri”
Sono finiti i tempi in cui la logica dell’insularità poteva predominare come concezione del tempo e dello spazio e imporsi come strumento valido per la risoluzione dei conflitti.
Il ruolo fondamentale di religioni e università
Credo, chiarisce il Pontefice, “che in questo campo le religioni”, ma anche le università, senza rinunciare “alle proprie caratteristiche peculiari e ai propri doni particolari, hanno molto da apportare e da offrire”. Per garantire “alle generazioni più giovani il loro diritto al futuro”, offrendo “un servizio alla giustizia e alla pace”. Solo così daremo ai giovani gli strumenti necessari, “perché siano essi i protagonisti nel modo di generare stili di vita sostenibili e inclusivi”.
Incontrarci senza paura per lavorare insieme
Sono tempi questi, aggiunge Papa Francesco, che “esigono da noi che costruiamo basi solide, ancorate sul rispetto e sul riconoscimento della dignità delle persone, sulla promozione di un umanesimo integrale” che difenda la nostra casa comune, su un’amministrazione responsabile “che tuteli la bellezza e l’esuberanza della natura come un diritto fondamentale all’esistenza”. Le grandi tradizioni religiose del mondo, afferma il Papa, “danno testimonianza di un patrimonio spirituale, trascendente e ampiamente condiviso, che può offrire solidi contributi in tal senso, se siamo capaci di arrischiarci ad incontrarci senza paura”.
Tutti noi siamo chiamati non solo a fare attenzione alla voce dei poveri intorno a noi: gli emarginati, gli oppressi, i popoli indigeni e le minoranze religiose, ma anche a non aver paura di generare istanze, come già timidamente iniziano a svilupparsi, dove poterci unire e lavorare insieme. Nel contempo, ci è richiesto di assumerci il dovere di difendere la dignità umana e di rispettare i diritti di coscienza e di libertà religiosa.
La cura thailandese degli anziani, per dare radici ai giovani
Alle religioni del mondo è anche chiesto, prosegue Francesco, “di creare spazi dove offrire un po’ di aria fresca” certi che, e qui cita la “Laudato sì” non tutto “è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto”. Il Pontefice ricorda poi “una nota distintiva che considero essenziale” e una ricchezza “da esportare” e condividere. “Voi - spiega - apprezzate e avete cura dei vostri anziani, li rispettate e date loro un posto preferenziale, perché vi assicurino le radici necessarie e così il vostro popolo non si corrompa seguendo certi slogan, che finiscono per svuotare e ipotecare l’anima delle nuove generazioni”. Così si può contrastare “la tendenza crescente a screditare i valori e le culture locali”, per imporre “un modello unico”, che finisce per “omogeneizzare” i giovani, dissolvendo “le differenze proprie del loro luogo di origine”, trasformandoli “in soggetti manipolabili fatti in serie”.
Donare la ricchezza del passato è atto d'amore per i giovani
Così, chiarisce Papa Francesco, citando la sua esortazione “Christus vivit” , “si produce una distruzione culturale, che è tanto grave quanto l’estinzione delle specie animali e vegetali”.
Continuate a far scoprire ai più giovani il bagaglio culturale della società in cui vivono. Aiutare i giovani a scoprire la ricchezza viva del passato, a incontrarsi con le proprie radici facendo memoria è un vero atto di amore verso di loro, in vista della loro crescita e delle decisioni che dovranno prendere.
Siamo fratelli della famiglia umana, cerchiamo valori condivisi
In questo, conclude il Papa, hanno un ruolo fondamentale anche le “istituzioni educative come questa Università”. Perché “la ricerca, la conoscenza aiutano ad aprire nuove strade per ridurre la disuguaglianza tra le persone, rafforzare la giustizia sociale, difendere la dignità umana, cercare le forme di risoluzione pacifica dei conflitti e preservare le risorse che danno vita alla nostra terra”. Visto che tutti, come fratelli, “siamo membri della famiglia umana” ognuno, è l’appello finale di Francesco, “nel posto che occupa, è chiamato ad essere attore e corresponsabile diretto nella costruzione di una cultura basata sui valori condivisi, che conducano all’unità, al mutuo rispetto e alla convivenza armoniosa”.
Invoco la benedizione di Dio su di voi, fatelo per me
Il Pontefice saluta offrendo la sua preghiera e i suoi migliori auguri “per i vostri sforzi, orientati a servire lo sviluppo della Tailandia nella prosperità e nella pace”, e invocando su tutti presenti, “sulle vostre famiglie e su quanti godono del vostro servizio”, la benedizione divina, chiedendo a chi lo ascolta “che lo facciate anche per me”.
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