50.mo di sacerdozio, gli auguri al Papa degli ultimi
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
“Nel suo strato più profondo, ogni vocazione sacerdotale è un mistero, è il mistero dell'elezione divina". Nel 1996, guardandosi dentro e indietro, Giovanni Paolo II scriveva queste parole nell’affidare alle pagine del libro “Dono e mistero” la storia dei suoi 50 anni di sacerdozio. Una frase che ha ispirato anche il cardinale Angelo Sodano per il messaggio inviato a Papa Francesco nel giorno del medesimo anniversario.
Per il mondo “misericordiando”
Quella del Collegio cardinalizio è solo una delle tante pagine che in queste ore stanno componendo il “libro” degli auguri al Papa della prossimità. Perché è questo, con varie connotazioni, il tratto che affiora a più riprese dal lungo elenco di espressioni di affetto e stima indirizzati a Francesco. Dai vescovi italiani - che nel comunicato firmato dal presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, esprimono in cinque “grazie” la riconoscenza al “pastore di una Chiesa che accorcia le distanze” – al vicario di Roma, il cardinale Angelo De Donatis che riflette sul Papa che “ci sta portando per mano per le vie dell’uomo, ‘misericordiando’, con uno sguardo di amore e di tenerezza”, è tutto un fiorire di pensieri che inneggiano allo spirito più tipico di Francesco
“Ci ha ridato la speranza”
Da oltreoceano è “l’anima latinoamericana” dotata di “visione universale” che spicca tra gli auguri dei vescovi del Celam, l’organismo che raggruppa gli episcopati del Sud America e dei Caraibi. Come il Santo di Assisi di cui porta il nome, anche Papa Francesco viene riconosciuto come un “Alter Christus al servizio della misericordia, della bontà e della cura del creato”. “La vostra missione, Santità – scrive tra l’altro il presidente del Celam, monsignor Miguel Cabrejos Vidarte – ha ridato speranza alla nostra gente. L'annuncio di un Dio che ama teneramente e abbraccia con misericordia”.
Tante fedi, un grazie
La misericordia in sostanza è la melodia che unisce lo spartito dei riconoscimenti e celebra il prete secondo la visione di Francesco, il Papa che tocca la carne di Cristo che non di rado ripugna ai cristiani. E che suscita ammirazione anche in tanti non cristiani, che apprezzano l’impegno instancabile di un costruttore di ponti che impedisce, in tempi di muri, che la moneta della misericordia finisca fuori corso.
La memoria del fuoco
Se c’è un rischio da cui deve guardarsi un prete è quello della disattenzione rispetto alla fiamma che un giorno misteriosamente gli ha bruciato il cuore. Il Papa ne ha fatto un punto di vigilanza costante e di richiamo per il clero di ogni latitudine. Tutto può accadere ma non di dimenticare il primo amore. Se anche la fatica schiaccia e la disillusione mangia la speranza, un sacerdote – ha detto una volta e ripete Francesco – deve sempre ritornare “a quel punto incandescente” in cui lo ha toccato la grazia di Dio “all’inizio del cammino”. Perché “è da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi”.
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