Lettera sul presepe, Pompili: il Papa invita ad immaginare di toccare il Natale
Alessandro Di Bussolo – Greccio (Rieti)
Appena salutato Papa Francesco che ha lasciato Greccio dall’eliporto organizzato ai piedi della rupe del Santuario francescano del presepe, il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, commenta per Vatican News la Lettera apostolica “Admirabile signum” sul significato e il valore del presepe, che il Pontefice ha consegnato da poco al popolo di Dio.
R. – Credo che sia un grande richiamo a valorizzare l’immaginazione. Il contrario della fede non è la ragione, ma la mancanza di immaginazione, quando cioè non abbiamo la capacità di rendere presente a noi stessi ciò che è accaduto nella vita di Gesù, la fede finisce per diventare qualcosa di molto più astratto e di poco concreto. Invece il presepe che è questa forma di rappresentazione di quell’evento, ci aiuta attraverso lo sguardo quasi a sentire e a toccare questo evento e perciò facilita la nostra comprensione del mistero del Natale che è il cuore del cristianesimo, cioè l’Incarnazione del Figlio di Dio.
Il Papa usa parole importanti sul valore del presepe, parla di Vangelo vivo, che racconta l’amore di Dio, che ci educa a contemplare Gesù. Quindi ci chiede di superare l’idea che sia solo una pratica devozionale, e rivolta soprattutto ai bambini?
R. – Assolutamente sì. Credo sia questa capacità di immaginare il punto fondamentale dell’esperienza credente oggi. Se la fede non arriva al livello dell’immaginazione, non viene interiorizzata. E credo che San Francesco sia stato un pioniere della modernità, perché ancor prima di Sant’Ignazio di Loyola che ha inventato la composizione di luogo, cioè l’immaginazione dei luoghi della vita di Gesù, San Francesco, nello specifico del presepe, lo ha anticipato e io credo che questa sia una grande questione che accompagna oggi l’evangelizzazione perché se non riusciamo a toccare i cuori delle persone e non soltanto la mente, la fede non tocca il suo punto nevralgico.
La sua diocesi forse non fa testo perché Rieti è nella valle del primo presepe ma è vero che fare il presepe in casa non è più una tradizione per molti e per questo è importante che il Papa inviti a riscoprirla e spieghi anche perché?
R. – C’è stato da molti decenni un tentativo di reinventare il senso del Natale, di ridurlo a qualcosa di vago rispetto a quello che è il cuore, cioè la nascita di Gesù Bambino, e abbiamo assistito a questa sorta di metamorfosi per cui il Bambinello si è trasformato in Babbo Natale. Da una vita che nasce siamo passati a un vecchietto che cammina incespicando e credo che questa deformazione del senso del Natale ci chieda di nuovo di guardare al mistero della Natività. E la Lettera a mio parere assolve a questo compito: ci aiuta a ritrovare il senso genuino del Natale e non farne una festa senza il festeggiato.
Il presepe e il suo inventore San Francesco. Secondo lei è importante che Papa Francesco sottolinei “l’ineffabile gioia” che riempì tutti quelli che videro il primo presepe e la bellezza della nostra fede riproposta con semplicità?
R. – Sì, perché la gioia è precisamente ciò che scaturisce dalla contemplazione della nascita di un bambino, questo abitualmente ma ancora di più quando si tratta del Figlio di Dio e direi che in questo caso la gioia è il registro più necessario alla nostra generazione che vive tra paure e ansie, che molte volte sottraggono la gente alla gioia di contemplare la bellezza della vita che si manifesta nel Natale.
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