Il Papa ai filippini di Roma: siate “contrabbandieri della fede”, lievito in parrocchia
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Continuate ad essere ‘contrabbandisti della fede’!” Nelle ultime parole di Papa Francesco ai 7500 fedeli della comunità cattolica filippina a Roma, al termine della Messa del “Simbang Gabi”, la prima della tradizionale novena in preparazione al Natale, nella Basilica di san Pietro, c’è tutta la “missione speciale” che il Pontefice indica a chi ha lasciato la propria terra “alla ricerca di un futuro migliore”. Fare della propria fede, quella di un popolo felice e sorridente, “perché la fiamma della fede arde intensamente nei nostri cuori” spiega nel suo saluto il cappellano della missione filippina a Roma, padre Ricky Gente, "lievito" nelle comunità parrocchiali “alle quali appartenete oggi”. Il cappellano ricorda lo scambio di battute prima della celebrazione dell'ultima Giornata Mondiale dei Migranti e dei rifugiati: “Lei Santo Padre ha condiviso con me che le donne filippine sono 'contrabandistas de la fè'. Sì, è vero, portiamo con noi ovunque andiamo la torcia della fede e del Vangelo nel mondo", la stessa che ci è stata trasmessa quasi 500 anni fa dai missionari europei.
A Roma e provincia 43mila filippini: la seconda comunità
Nel pomeriggio della terza domenica d’Avvento, per la prima volta, il Papa celebra con i filippini di Roma, che nella capitale e nella provincia sono più di 43mila (la seconda comunità di residenti di origine straniera più numerosa), la prima messa del Simbang Gabi, nove celebrazioni eucaristiche all’alba fino al Natale, che, ricorda, “da anni si celebra anche nella diocesi di Roma”. Commentando la prima Lettura, Francesco sottolinea che il profeta Isaia invita tutta la terra “a rallegrarsi per la venuta del Signore”, che offre la salvezza a tutti, ma “manifesta una tenerezza speciale per i più vulnerabili, i più fragili, i più poveri del suo popolo”.
Lo sguardo d'amore speciale di Dio verso i vulnerabili
Anche il Salmo responsoriale indica dei vulnerabili, dopo i ciechi, i sordi, gli zoppi e i muti di Isaia, “che meritano uno sguardo d’amore speciale da parte di Dio”. E il Pontefice gli elenca: “gli oppressi, gli affamati, i prigionieri, i forestieri, gli orfani e le vedove”, e commenta: “Sono gli abitanti delle periferie esistenziali di ieri e di oggi”. E’ in Cristo, scrive Matteo nel suo Vangelo, che l’amore salvifico di Dio si fa tangibile: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”
Questi sono i segni che accompagnano la realizzazione del Regno di Dio. Non squilli di tromba o trionfi militari, non giudizi e condanne dei peccatori, ma liberazione dal male e annuncio di misericordia e di pace.
Noi, strumento della misericordia di Dio verso gli ultimi
L’Emmanuele del quale stiamo per celebrare il mistero dell’Incarnazione, prosegue Papa Francesco, “opera prodigi a favore del suo popolo, in particolare dei più piccoli e fragili”, che sono i “segni” della presenza del suo Regno. E visto che “gli abitanti delle periferie esistenziali continuano ad essere ancora molti”, ricorda il Papa, “dobbiamo chiedere al Signore di rinnovare il miracolo del Natale ogni anno”, e offrire “noi stessi come strumenti del suo amore misericordioso verso gli ultimi”.
Il Simbang-Gabi: nove messe all'alba verso il Natale
Per prepararci alla grazia del Natale, la Chiesa, spiega ancora Francesco, ci offre il tempo di Avvento, che nelle Chiese particolari è celebrato con una grande “varietà di pratiche devozionali”. E ricorda la secolare novena che esiste nelle Filippine, chiamata “Simbang-Gabi” (Messa della notte). Attraverso questa celebrazione, ci prepariamo al Natale, aggiunge il Pontefice, secondo lo spirito della Parola di Dio appena ascoltata.
Ci vogliamo impegnare a manifestare l’amore e la tenerezza di Dio verso tutti, specialmente verso gli ultimi. Siamo chiamati ad essere fermento in una società che spesso non riesce più a gustare la bellezza di Dio e a sperimentare la grazia della sua presenza.
La missione speciale: costruire la comunione nella diversità
Quindi Papa Francesco si rivolge ai "cari fratelli e sorelle" della comunità cattolica filippina a Roma “che avete lasciato la vostra terra alla ricerca di un futuro migliore”, indicando loro una “missione speciale”.
La vostra fede sia “lievito” nelle comunità parrocchiali alle quali appartenete oggi. Vi incoraggio a moltiplicare le opportunità di incontro per condividere la vostra ricchezza culturale e spirituale, lasciandovi nello stesso tempo arricchire dalle esperienze altrui. Siamo tutti invitati a costruire assieme quella comunione nella diversità che costituisce un tratto distintivo del Regno di Dio, inaugurato da Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo. Siamo tutti chiamati a praticare assieme la carità verso gli abitanti delle periferie esistenziali, mettendo a servizio i nostri doni diversi, così da rinnovare i segni della presenza del Regno.
Annunciare assieme il Vangelo in tutte le lingue
La chiamata per tutti, conclude il Papa è “annunciare assieme il Vangelo, la Buona Novella di salvezza, in tutte le lingue, così da raggiungere più persone possibile”. Il Bambino Gesù che stiamo per adorare “vi dia la forza per portare avanti con gioia la vostra testimonianza”.
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