Il Papa tra poco a Greccio: qui si respira San Francesco e il suo presepe
Alessandro Di Bussolo – Greccio (Rieti)
In una piccola comunità, poco più di 1.500 anime, come quella di Greccio, borgo a 700 metri d’altezza in provincia di Rieti, la visita di Papa Francesco al Santuario francescano del presepe per firmare e presentare la sua Lettera sul significato e il valore del presepe è destinata a restare storica, come quella di San Giovanni Paolo II il 2 gennaio 1983, in occasione delle celebrazioni per l’ottavo centenario della nascita del Poverello d’Assisi. Federico Giovannelli, che nella vita è un impiegato, saluterà il Papa davanti alla grotta del primo presepe vestito da San Francesco, come altri figuranti della Rappresentazione storica del presepe vivente di Greccio.
Federico, il "San Francesco" del presepe vivente
Ricorda che quando furono ricevuti in Vaticano da Papa Bergoglio, all’inizio del suo Pontificato, l'11 dicembre 2013, gli donarono un Bambinello del Santuario. “Ci promise che sarebbe venuto a Greccio – ci racconta – e infatti è venuto in forma privata nel 2016 e oggi, questa visita è veramente un regalo di Dio. Greccio secondo me è uno dei santuari dove si respira più forte il francescanesimo… affacciandosi da questo balcone, vedendo questo paesaggio, si potrebbe pensare che siamo ancora nel 1200, perché poco è cambiato da quello che vedevano gli occhi degli uomini del Medioevo”.
Il sindaco di Greccio Fabi: oggi è festa per tutti
A Greccio incontriamo anche Emiliano Fabi, giovane sindaco eletto a fine maggio 2019. Così ci parla del valore di questa giornata per la sua città
R. – Dopo la visita nel 1983 di Papa Giovanni Paolo II e dopo la visita a sorpresa fatta sempre da Papa Francesco nel 2016, questa visita non in forma privata ma pubblica e soprattutto per un motivo così legato alla storia del nostro borgo, ossia il significato reale, vero e più puro del presepe, per noi riveste un’importanza fondamentale in quanto valorizza e soprattutto rende onore storico, culturale e religioso al nostro territorio.
Essere la città del primo presepe è importante anche per i laici, per chi non crede, qui a Greccio?
R. - Credo di sì, proprio per il messaggio che San Francesco volle mandare nel 1223 da questo borgo, da Greccio a tutta l’umanità: un messaggio che parlava di pace, che parlava di fraternità, di solidarietà. Credo che questi siano valori universali che investano tutti, credenti e non. Per questo riteniamo che la lettura e la firma di una Lettera così importante, che avverrà in questo borgo, per noi è fondamentale. È importantissima.
Con il vescovo Pompili avete presentato da poco la terza edizione dell’iniziativa della “Valle del primo presepe”: in cosa consiste e qual è lo scopo?
R. - Fin dall’inizio del mio mandato di sindaco (a maggio 2019, n.d.r) ho voluto fortemente ratificare il protocollo di intesa del progetto della “Valle del primo presepe”, che vede come attori protagonisti la Curia, nella persona del nostro monsignor Pompili, il comune di Rieti e di Greccio. E’ un protocollo di intesa importante perché va proprio a recuperare quei valori, a valorizzare il messaggio principale più vero del presepe, come lo intese san Francesco nel 1223 anche in virtù del fatto che a breve, cioè nel 2023, festeggeremo tutti insieme l’ottavo centenario del primo presepe. Quindi attraverso tanti passaggi culturali e di diversa natura e di diverso fine, il principale binario è quello della valorizzazione del messaggio originario del presepe. Crediamo che questo debba essere un volano sia per la nostra comunità ma secondo noi per tutto il nostro territorio perché essendo un bene di tutti, il fatto che esista, che sia qui, e che il nostro Pontefice decida da qui di mandare un messaggio così importante, credo che questo possa avere un ritorno anche sull’economia reale del nostro territorio. Soprattutto un territorio che è stato così colpito in questi ultimi anni dai terremoti.
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