Francesco: il cinema, luogo di comunione e scuola di umanesimo
Adriana Masotti - Città del Vaticano
L’udienza del Papa ai membri dell’Associazione Cattolica esercenti Cinema in occasione del 70.esimo anniversario dell’organizzazione. Tre i compiti che Francesco dice di voler affidare a chi si occupa di cinema e di spettacolo nell’ambito della Chiesa italiana: comunione, creatività e visione. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il cinema italiano del dopoguerra ci ha "formato il cuore"
Il primo compito è comunione, perché iI cinema “è un grande strumento di aggregazione”che soprattutto negli anni del dopoguerra ha contribuito a “ricostruire il tessuto sociale”. "Quante piazze, quante sale, quanti oratori - dice il Papa -, animati da persone che, nella visione del film, trasferivano speranze e attese. E da lì ripartivano, con un sospiro di sollievo, nelle ansie e difficoltà quotidiane". E sul valore di quella stagione afferma:
Tutto il cinema del dopoguerra è una scuola di umanesimo. Voi italiani avete fatto questo, con i grandi vostri, non dimenticatevi di quello. E non parlo per sentito dire. A noi, da bambini, i genitori ci portavano a vedere quei film e ci hanno formato il cuore. Riprendere questi. (...) Voi siete eredi di questa grande scuola di umanesimo, di umanità che è il cinema del dopoguerra.
Luogo di aggregazione e di comunione
Il Papa ricorda, citando un passo del Messaggio per la 53ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che «Noi cristiani siamo chiamati a manifestare quella comunione che segna la nostra identità di credenti. La fede stessa, infatti, è una relazione, un incontro”.
L’invito, allora, è di costruire comunione tra voi, ma anche comunione tra associazioni e organizzazioni che nel mondo cattolico si occupano di cinema, per trasmettere la bellezza dello stare insieme negli eventi di cui siete promotori. Senza comunione, all’aggregazione manca l’anima.
Creatività e audacia
Il secondo compito è la creatività che è all’origine dell’arte cinematografica. L’incoraggiamento di Francesco è di dare spazio alla creatività, confrontandosi con le nuove sfide poste, anche al cinema, dalle moderne piattaforme digitali.
Le vostre associazioni e organizzazioni, se non vogliono diventare dei “musei”, debbono cogliere queste domande in maniera attiva e creativa. L’audacia, come avvenuto con i fondatori, chiama ancora una volta ad essere in prima linea, non però in maniera isolata o in ordine sparso, ma tutti insieme.
L’invito è a “non restare ai margini dell’innovazione”.
Lo sguardo impegna in stili di vita
Il terzo compito è sintetizzato nella parola visione e coinvolge le tante, diverse, emozioni suscitate dallo sguardo che vede “le cose e dentro le cose”.
Lo sguardo provoca anche le coscienze a un attento esame. Lasciamoci interrogare: come è il nostro sguardo? È uno sguardo attento e vicino, non addormentato? È uno sguardo d’insieme e di unità? In modo particolare, a voi che vi occupate di cinema: è uno sguardo che suscita emozioni? È uno sguardo che comunica comunione e creatività? Le risposte non sono scontate e richiedono un grande lavorio interiore.
Lo sguardo continua il Papa, “impegna in stili di vita e azioni coordinate per un bene più grande del semplice interesse. Lo sguardo sta a fondamento della costruzione delle comunità”.
Il senso ecclesiale dell'Associazione
Infine un richiamo al “sentire ecclesiale” che sta nel DNA dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema, perché sia questo a guidare passione e competenza “per non cadere nell’autoreferenzialità, che sempre uccide!.”
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