Il Papa: tanti oggi i cristiani perseguitati, anche con i guanti bianchi
Debora Donnini - Città del Vaticano
San Paolo, in catene, insegna la perseveranza nella prova e ci aiuta a ravvivare la fede e ad essere discepoli missionari. Stamani all’udienza generale in Aula Paolo VI, il Papa si concentra sulla testimonianza di san Paolo davanti al re Agrippa narrata negli Atti degli Apostoli, che sono al centro delle sue riflessioni alle udienze generali di questo tempo. Ad accompagnare il clima festoso che lo accoglie, un breve spettacolo di acrobati e giocolieri del Circo di Mosca, che il Papa ha poi salutato con calore. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il martirio è l'aria della vita di un cristiano
L’arrivo a Gerusalemme di Paolo, sottolinea Francesco nella catechesi, aveva scatenato un odio feroce: gli rimproveravano di essere stato un persecutore, viene accusato di insegnare contro la Legge e il tempio, viene arrestato e inizia la sua peregrinazione di carcerato fino ad arrivare davanti al re Agrippa. Luca, nota il Papa, testimonia la somiglianza fra Paolo e Gesù, entrambi odiati e accusati pubblicamente e riconosciuti poi innocenti dalle autorità imperiali: “così Paolo è associato alla passione del suo Maestro” e la sua passione diventa vangelo vivo. Proprio l’esperienza di san Paolo dà al Papa l’occasione di tornare sul tema della persecuzione. Stamattina prima dell’udienza generale, Papa Francesco aveva infatti ricevuto alcuni pellegrini ucraini rilevando la sofferenza che hanno patito per il Vangelo e come non abbiano “negoziato la fede”.
Oggi nel mondo, in Europa, tanti cristiani sono perseguitati e danno la vita per la propria fede, o sono perseguitati con i guanti bianchi, cioè lasciati da parte, emarginati … Il martirio è l’aria della vita di un cristiano, di una comunità cristiana. Sempre ci saranno i martiri tra noi: è questo il segnale che andiamo sulla strada di Gesù. E’ una benedizione del Signore, che ci sia nel popolo di Dio, qualcuno o qualcuna che dia questa testimonianza del martirio.
Le catene prova umiliante ma segno di fedeltà al Vangelo
Proprio davanti al re Agrippa II, prosegue il Papa, Paolo è chiamato a difendersi dalle accuse e la sua apologia si muta in “efficace testimonianza di fede”. Paolo racconta la propria conversione e la missione che Cristo gli ha affidato, toccando il cuore del re che quasi convince a farsi cristiano. Quindi, dichiarato innocente, non può essere rilasciato perché si è appellato a Cesare e finirà incatenato a Roma.
A partire da questo momento, il ritratto di Paolo è quello del prigioniero le cui catene sono il segno della sua fedeltà al Vangelo e della testimonianza resa al Risorto. Le catene sono certo una prova umiliante per l’Apostolo, che appare agli occhi del mondo come un «malfattore» (2Tm 2,9). Ma il suo amore per Cristo è così forte che anche queste catene sono lette con gli occhi della fede
Paolo insegna a leggere tutto con gli occhi della fede
Una fede che per san Paolo non è "una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo", ma è "l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore, […] è amore per Gesù Cristo", evidenzia Papa Francesco ricordando quanto affermato da Benedetto XVI nell’omelia in occasione dell’Anno paolino nel 2008. Quindi l’esperienza di fede di Paolo diventa un richiamo per tutti i cristiani:
Cari fratelli e sorelle, Paolo ci insegna la perseveranza nella prova e la capacità di leggere tutto con gli occhi della fede. Chiediamo oggi al Signore, per intercessione dell’Apostolo, di ravvivare la nostra fede e di aiutarci ad essere fedeli fino in fondo alla nostra vocazione di cristiani, di discepoli del Signore, di missionari.
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