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Il Papa saluta all'udienza generale un gruppo di giovani Il Papa saluta all'udienza generale un gruppo di giovani 

La voce di Papa Francesco a difesa delle donne

Nell’omelia della Messa in occasione della Giornata mondiale per la Pace, Solennità di Maria santissima Madre di Dio, il Pontefice ha offerto ieri un’ampia riflessione sulla dignità della donna. I commenti della decana dei vaticanisti Valentina Alazraki e della biblista Marinella Perroni

Antonella Palermo – Città del Vaticano

“Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna”. E’ un passaggio nodale dell’omelia di Papa Francesco alla Santa Messa del primo giorno del nuovo anno. Valentina Alazraki, decana dei vaticanisti, commenta queste parole ai microfoni di Radio Vaticana – Vaticannews, anche alla luce del suo ultimo libro Grecia e le altre. Donne di speranza contro la violenza, un testo che Bergoglio - di ritorno dal viaggio in Africa, a cui la giornalista non aveva potuto partecipare - aveva definito “un gioiello per far capire il dolore e lo sfruttamento delle donne al giorno d’oggi”.

Ascolta l'intervista a Valentina Alazraki

R: - Sono rimasta molto colpita dalle parole di Papa Francesco e soprattutto dal fatto che nella messa in occasione della Giornata Mondiale della pace facesse una relazione così stretta fra la donna e la pace, questi due concetti uniti in una forma indissolubile. Il tema della violenza sulla donna è un tema che è stato abbastanza ricorrente negli ultimi mesi da parte del Papa. Io non posso dimenticare la scena in cui gli regalai, durante una intervista, la camicetta di Rosìo, una donna messicana, giovane, uccisa in una forma terribile davanti a suo figlio di otto anni. Questa camicetta rimase tra noi, poi alla fine dell’intervista Papa Francesco la prese tra le sue mani cominciando a parlare, a sussurrare come se parlasse a se stesso, una sorta di preghiera, e disse che quella camicetta diventava una bandiera, una bandiera della sofferenza di tutte le donne vittima di violenze, e ce ne sono tante di forme di violenza nel mondo. Mi ha anche molto impressionato che il Papa non abbia dimenticato quella camicetta: lui stesso, durante l’ultimo viaggio tornando dalla Tailandia e dal Giappone, mi disse: ‘Non ho dimenticato quella camicetta, la porto nel cuore’. Negli ultimi mesi abbiamo sentito il Papa parlare del tema con assoluta coscienza che non sono statistiche, che non se ne può parlare solo dando dei numeri nei diversi paesi. Lui sa che la violenza c’è dappertutto, non solo in qualche paese lontano, c’è alla stazione Termini come in quella che lui chiama la ‘colta Europa’.  Sa che dietro ad ogni donna c’è un nome, c’è una storia, c’è magari un vedovo, un bambino orfano. Questo fa del ‘racconto’ di Papa Francesco sulle donne e sulla violenza contro le donne qualcosa di molto palpabile e di molto reale.

Parlare di ‘profanazione di Dio’ segna un passo ulteriore in questo solco…

R: - Credo che nella sua omelia sia andato molto oltre, nel senso che non lo avevamo mai sentito esprimersi in questi termini. Lui ricorda che Dio è nato da una donna, che la Chiesa è madre, è donna e che dunque la salvezza viene da una donna. Quindi, sì, colpire una donna è colpire Dio, in qualche maniera. E’ una frase che non avevamo mai ascoltato. Mi ha colpito quando ha detto che dalla maniera in cui trattiamo il corpo di una donna saremo giudicati. E’ una frase che lui ha sempre applicato ad altri concetti: ha sempre detto che noi saremo giudicati per come trattiamo gli ultimi, gli indifesi, quelli che non hanno voce, i migranti… Qui ha trasferito questo concetto alla donna. Mi sembra qualcosa di bello e di molto umano. C’è poi questa idea della maternità molto forte, che non vuol dire che per lui la donna è solo madre ma che c’è una maternità violata, umiliata - pensiamo a tutte le donne che attraversano deserti, mari per portare in salvo i loro bambini - una maternità che non è riconosciuta, che non è aiutata. Concetti toccanti, usciti proprio dal cuore. Credo che lui abbia approfondito questo tema, con letture e testimonianze. Lui ha ascoltato le vittime della tratta che ha fatto venire in Vaticano – ricordo una schiava sessuale che raccontò cose terribili, poi anche una schiava del lavoro – e credo che le sue parole vengano fuori non solo perché ha letto dei libri o dalle statistiche ma perché ha fatto sue le testimonianze di molte donne. Vuole essere la voce di tutte coloro che non hanno un nome. Che poi le donne abbiano un ruolo decisionale nella società e nella Chiesa, questo lo ha chiesto molte volte, sicuramente sotto questo profilo c’è molta strada da fare. Credo corrisponda a una sua intenzione, dobbiamo ancora vederla realizzare concretamente.

Marinella Perroni, biblista, approfondisce dal punto di vista teologico il linguaggio usato da Papa Francesco in questa circostanza:

Ascolta l'intervista a Marina Perroni

R: - Il Papa si è spinto ancora un po’ più in là, in effetti, nel senso che il Papa fa una lettura teologica di una consapevolezza che oggi abbiamo, antropologica, sociale, politica, riguardo al corpo delle donne come cifra della storia, di come conduciamo la storia. Mi sembra veramente che il Papa abbia recepito e rilanciato in chiave teologica che Maria è la madre di Dio perché le donne sono madri, perché il corpo delle donne è finalizzato anche alla maternità. E’ segno di una riflessione teologica che va avanti.

Ha detto il Papa: “Se vogliamo tessere di umanità le trame dei nostri giorni, dobbiamo ripartire dalla donna”…

R: - Ha ragione il Papa a usare il termine ‘tessere’. Siamo troppo lontani, non solo nel nostro paese, dall’aver recepito che la grande novità di questo secolo, quella che intesse in profondità la storia, è proprio questo dover fare i conti con una antropologia, con una sociologia, con un diritto di riconoscimento a entrambi i sessi, maschile e femminile. Questa è una trasformazione di cui forse non si ha percezione ma che invece è di estrema importanza. Il fatto che il Papa lanci ai teologi e ai credenti la sfida per cui bisogna parlare teologicamente di questi temi, perché ci interpellano, credo sia di una importanza che va ben oltre, per esempio, l’episodio in cui ha perso la pazienza perché una persona aveva perso la consapevolezza di quello che stava facendo [lo strattonamento di una donna nel corso del saluto ai fedeli in piazza S. Pietro, ndr]. Invece l’informazione dirotta spesso sui dettagli, su cosette…

Il Papa ha invitato a prendersi cura degli altri e ha sottolineato che “dalla donna è nato il Principe della pace. La donna è donatrice, è mediatrice di pace e va pienamente associata a processi decisionali”.

R: - Il Papa, parlando di unità, continua la traiettoria aperta da Giovanni XXIII con la Pacem in terris, quando afferma che riconoscere la pretesa di dignità da parte delle donne è un segno dei tempi dal quale la Chiesa non può assolutamente sfuggire. Papa Francesco va avanti in questa linea. Il riconoscimento della dignità della donna significa anche che è un fattore di pace. Ora, noi sappiamo che in realtà le donne sono capaci anche di cattiveria, però è vero che le donne diventano una sfida portando con sé la domanda se mettono al mondo il Principe della pace oppure no. Ecco, questa è la grande sfida lanciata dal Papa alla riflessione e alla vita dei credenti oggi. 

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02 gennaio 2020, 12:42