Cacucci: il Papa a Bari, valore aggiunto sul “Mediterraneo, frontiera di pace"
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Papa Francesco celebrerà il prossimo 23 febbraio, alle 10.45, la Messa a Bari. La celebrazione chiude l’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”, promosso dalla Conferenza episcopale italiana. Un’iniziativa – spiega la Cei – che intende “contribuire alla promozione di una cultura del dialogo e della pace per il futuro dell’intero bacino mediterraneo”.
Bari: ponte con l’Oriente e l’Africa
A Vatican News, l’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Francesco Cacucci sottolinea l’importanza dell’iniziativa in questo particolare momento storico:
R.- L’incontro è stato voluto dalla Conferenza episcopale italiana e il Papa ha inteso sottolineare l’importanza di questo evento con la sua presenza e questo significa, da parte del Pontefice, assumere questa iniziativa e farla sua.
La conferma della presenza del Papa arriva in un momento davvero difficile se si guarda alla situazione della Libia, del Medio Oriente, della Siria e se pensiamo alla tensione Stati Uniti – Iran. Quale il messaggio che da Bari può venire?
R.- Quando è stato previsto l’incontro, la situazione non si presentava così drammaticamente. Ciò che sta avvenendo aiuta a comprendere ancora più intensamente l’urgenza di questo confronto. Senza pretese da parte dei vescovi del Mediterraneo, ma con un’intuizione che si dichiara profetica, i presuli intendono almeno aiutare tutti a riflettere sulla necessità della pace in questo grande lago di Tiberiade, così come lo ha definito La Pira.
Il cardinale Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha definito l’incontro una sorta di “Sinodo del Mediterraneo”, a dimostrazione dell’importanza che la Chiesa italiana affida a questa iniziativa…
R.- La connotazione di questo incontro è una connotazione legata alla riflessione dei pastori della Chiesa cattolica e attraverso i loro rappresentanti di quelle chiese che si affacciano sul Mediterraneo. Per quanto concerne la sinodalità, cioè lo stile sinodale, mi sembra che risponda a quell’indicazione che il Pontefice in più circostanze ha richiamato. Il Papa ha sottolineato come lo stile sinodale debba accompagnare qualsiasi cammino di Chiesa.
Qual è il suo auspicio per questo incontro, secondo lei si potranno delineare delle linee guida per i vescovi dell’area?
R.- Io mi auguro che si vada con il desiderio di chiedere allo Spirito luce maggiore in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Io auspico che il tutto diventi una sorta di indicazione, di metodo che dovrebbe caratterizzare non solo la Chiesa cattolica ma anche la realtà politica.
Il 23 febbraio sarà la seconda volta del Papa a Bari, la quarta in Puglia. Cosa significa per la Chiesa locale questa particolare predilezione del Pontefice?
R.- Ritengo che il tutto sia legato alla figura di san Nicola che è il santo ecumenico per eccellenza, il santo universale. Tutto forse è partito dalla traslazione temporanea di una reliquia di san Nicola da Bari a Mosca e a San Pietroburgo. La scelta di Bari per l’incontro ecumenico del 7 luglio 2018 credo sia stato conseguenza di questo e la scelta è stata del Pontefice. Questa volta la scelta è stata della Chiesa italiana sulla scia di questa dimensione di ponte con l’Oriente che rappresenta Bari. Già, in passato, Giovanni Paolo II disse che Bari e la Puglia devono ricordare che la loro vocazione è verso il Mediterraneo e l’Africa. Questa intuizione profetica indica qualcosa di più profondo di un fatto episodico.
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