“Pensieri nascosti” di Francesco, nelle omelie a Santa Marta
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Una selezione di brani tratti dalle omelie di Papa Francesco a Santa Marta, pronunciate dal giugno del 2017 al febbraio del 2019, e commentati dal massmediologo Gianpiero Gamaleri, che ci aiutano a conoscere meglio “il pensiero più profondo e più intimo” del Pontefice “venuto dall’altra parte del mondo”. E’ il libro “Pensieri nascosti di Papa Francesco”, pubblicato da Pagine, che raccoglie le riflessioni dell’autore, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi di Uninettuno, nella sua rubrica sul settimanale “Il mio Papa”.
Omelie che sono il “tessuto” della giornata del Papa
Le omelie a Santa Marta, scrive nell'introduzione Gamaleri, che ha anche l'incarico di visitante nella facoltà di Comunicazione Istituzionale alla Pontifica Università della Santa Croce, “sono per così dire il ‘tessuto’ della sua giornata di lavoro” , il “riflesso del suo dialogo con il Signore”. Ma sono “nascoste”, per l’autore, dato che sono diffuse non integralmente, ma solo in parte, da Vatican News e Radio Vaticana, e poi riprese da L’Osservatore Romano. Ma non per questo sono meno importanti, tutt’altro, e la dimensione “intima” della cappella di Casa Santa Marta, per il massmediologo, permette al Papa una “spontaneità di comunicazione” e l’uso di espressioni che rendono più “incisivo” il suo pensiero. Di questo parliamo con Gianpiero Gamaleri in questa intervista.
R. - In questo mio nuovo libro che raccoglie una cinquantina di omelie di Papa Francesco a Santa Marta, dal 2017 al 2019, ci sono alcuni temi fondamentali che emergono più volte: il primo, naturalmente, è quello legato ad una frase famosa di Papa Francesco: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri” e poi, legata a questo tema, l'attenzione ai più piccoli, a coloro che soffrono e l'importanza della Fede come riscatto rispetto a questa condizione, purché vi sia un'attenzione veramente profonda nei confronti di tutti i fratelli.
Lei ha sempre definito i suoi interventi su “Il mio Papa” non commenti alle omelie del Papa ma “suggerimenti” per sviluppare i temi toccati da Francesco…
R. - In effetti il Papa non ha molto bisogno di essere commentato perché è un grande "giornalista". Anche i passaggi delle sue omelie hanno sempre detto qualcosa che colpisce profondamente il pubblico. Quindi l'intento non è quello di commentare, ma di sviluppare, di personalizzare, in un certo modo di amplificare questi suoi suggerimenti, in modo tale che arrivino anche a chi è più lontano, a chi magari è più distratto, rispetto alla parola che Francesco esprime sempre con grande efficacia.
Nell’introduzione lei scrive che le omelie di Santa Marta di Francesco sono il “tessuto” della sua giornata di lavoro…
R. – Lui pronuncia queste omelie alle 7 del mattino, perché il Papa si sveglia presto, e conclusa la Messa, verso le 8, esce e comincia la sua giornata, che non può non essere riferita anche alla riflessione che egli ha fatto durante la Messa, perché la riflessione poggia sulle Sacre Scritture, che possono poi essere applicate alle tutte le più diverse circostanze della vita. Quindi effettivamente le ho pensate come il tessuto della sua riflessione e della sua azione pastorale nella giornata che poi seguirà.
Come è arrivato alla scelta delle foto che accompagnano ogni omelia?
R. – In alcuni casi sono foto di dipinti classici, quando si tratta per esempio di illustrare passaggi dell'Antico Testamento. In altri casi sono foto diciamo anche obbligate. Quando il Papa pronuncia un’omelia riferita, ad esempio, alla sofferenza dei bambini dello Yemen, è stato naturale mettere la fotografia di quella bambina, Hamal, che è morta di fame pochi giorni dopo che era stata scattata l’immagine. Sono foto in questo caso molto crude, che però vogliono essere anche molto rispettose e di richiamo a una situazione di sofferenza e non una profanazione di un dolore.
Anche in queste 53 omelie, il Papa conia neologismi molto espressivi come “l’indaffaratismo”, “la predicazione che schiaffa”, o espressioni ad effetto come “l’anima inamidata”, “l’umiltà pret a porter”. Sono frutto di una precisa strategia di comunicazione di Francesco o escono spontanee al pastore che vuole farsi capire dai fedeli?
R. – Lui ha una spontaneità di comunicazione che tutti conosciamo e quindi è giusto che usi queste espressioni che gli vengono dal cuore e dalla sua intelligenza, proprio perché il suo pensiero sia più incisivo. Lei ha citato “la predicazione che schiaffa”: è inutile una predicazione diluita, ci vuol dire Francesco, che non abbia nessun effetto per quei cristiani che lui definisce come custodi dei musei e non persone impegnate nella vita. Tra le altre espressioni, per esempio, abbiamo quello che lei hai citato, “l’indaffaratismo”, il male del nostro tempo, “l’osteoporosi dell'anima”, che è un’ altra espressione veramente molto incisiva, e poi una addirittura, apparentemente contraddittoria: rischiamo di diventare “cattolici atei”. Tutte queste sono provocazioni che vanno nel profondo della nostra riflessione, e anche della nostra preghiera e ci aiutano a fare in modo di non essere custodi di musei o come dice un'altra espressione ancora molto brillante, “vivere in una Chiesa che sia una bicicletta e non una cattedrale”, cioè vale a dire non una pietra piantata, ferma per terra, anche se le cattedrali sono bellissime, ma una bicicletta che deve camminare per trovare il suo equilibrio, cioè fare strada nella società contemporanea, e di tutti i tempi.
La terza raccolta, le prime due con la Libreria Vaticana
“Pensieri nascosti di Papa Francesco” è la terza raccolta di commenti ispirati dalle omelie mattutine del Pontefice, realizzata da Gianpiero Gamaleri, che con la Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato “Pensieri per l’Anno Santo”, nel 2016, e “Santa Marta. Omelie” nel 2017, con brani di omelie pronunciate tra l’aprile del 2014 e maggio del 2017. Giornalista professionista, Gianpiero Gamaleri è stato consigliere di amministrazione della Rai, della Triennale di Milano e del Centro Televisivo Vaticano.
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