Il Papa a Santa Marta: la compassione di Gesù ci guarisce
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
“Signore se tu vuoi, puoi”. E’ la supplica del lebbroso rivolta a Gesù. Una preghiera semplice, “un atto di fiducia” ma anche “una vera sfida”; parole che raccontano, allo stesso tempo, il modo di agire del Signore, all’insegna della compassione, che non è avere pena, ma il patire con, il prendere la sofferenza dell’altro su di sé per guarirla. “Gesù – spiega il Papa - non è venuto a predicare la legge” e poi andarsene, di fronte ai nostri dolori non si è lavato lemani ma è venuto per “dare la propria vita”, ed essere accanto a noi per amore.
Lui non si vergogna di noi. “O, padre, io sono un peccatore, come andrò a dire questo...” Meglio! Perché Lui è venuto per noi peccatori proprio e quanto più grosso peccatore tu sei, più vicino il Signore è a te, perché è venuto per te, il più grande peccatore, per me, il più grande peccatore, per tutti noi. Abbiamo l’abitudine di ripetere questa preghiera, sempre: “Signore, se vuoi, puoi. Se vuoi, puoi”, con la fiducia che il Signore è vicino a noi e la sua compassione prenderà su di sé i nostri problemi, i nostri peccati, le nostre malattie interiori, tutto.
Una preghiera semplice e miracolosa, da ripetere – sottolinea il Papa – “tante volte al giorno”, “dal cuore interiormente, senza dirlo ad alta voce”.
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