Sette giorni con Francesco
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
La preghiera per l’unità dei cristiani, le malattie dell’anima, il forte appello per la pace in Libia, l’importanza della memoria per costruire il futuro e l’accoglienza a migranti e persone indifese: sono alcuni dei temi che hanno scandito l’attività del Papa in questa settimana in cui la Chiesa si concentra sull’urgenza di un ecumenismo per il bene dell’umanità.
Chi offre ospitalità diventa più ricco
Sono i temi della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani lo sfondo delle parole di Papa Francesco durante l’incontro, venerdì 17 gennaio, con la delegazione ecumenica della Chiesa luterana di Finlandia. Tra le pietre miliari dell’ecumenismo, il Pontefice indica l’esperienza dello “stare insieme” e l’ospitalità.
Come cristiani battezzati, noi crediamo che Cristo vuole incontrarci proprio in quelle persone che nella vita hanno fatto naufragio, in senso letterale e in senso figurato. Chi offre ospitalità non diventa più povero, ma più ricco. Chiunque dona, riceve a sua volta. Infatti, l’umanità che mostriamo agli altri ci rende misteriosamente partecipi della bontà del Dio fattosi uomo.
Malattie dell'anima
Prima di questa udienza con la delegazione ecumenica, celebrando la messa a Casa Santa Marta, il Papa aveva riflettuto sulle malattie dell'anima. Per difendere “la salute del cuore”, aveva osservato, la medicina più importante è quella di chiedere il perdono:
È una cosa semplice, che Gesù ci insegna quando va all’essenziale. L’essenziale è la salute, tutta: del corpo e dell’anima. Custodiamo bene quella del corpo, ma anche quella dell’anima. E andiamo da quel Medico che può guarirci, che può perdonare i peccati. Gesù è venuto per questo, ha dato la vita per questo.
All'Angelus appello per la Libia
La giornata di sabato 18 gennaio è scandita dall’incontro con una delegazione di pescatori di San Benedetto del Tronto. Francesco chiede che il lavoro della pesca, “spesso rischioso e duro”, sia valorizzato salvaguardando diritti e legittime aspirazioni. All’Angelus di domenica 19, Francesco prega per la crisi in Libia, Paese colpito da un sanguinoso conflitto interno, e lancia questo appello ai negoziatori:
Cari fratelli e sorelle, oggi si svolge a Berlino una conferenza volta a discutere della crisi in Libia. Auspico vivamente che questo vertice, così importante, sia l’avvio di un cammino verso la cessazione delle violenze e una soluzione negoziata che conduca alla pace e alla tanto desiderata stabilità del Paese.
L'incontro con delegazione del “Centro Simon Wiesenthal”
Celebrando il 20 gennaio la Messa del mattino a Casa Santa Marta, il Papa sottolinea che quando ci si ribella alla “volontà del Signore”, si trasforma la Sua Parola in ideologia e si cede alla superbia e all’idolatria. Più tardi, nella Sala del Concistoro, il Papa riceve in udienza una delegazione del “Centro Simon Wiesenthal”. Con loro, ricorda le tragedie legate a ideologie totalitarie che hanno segnato la storia del Novecento. Ed esorta a seminare pace, a coltivare il terreno della fraternità soprattutto di fronte alle “barbare recrudescenze di antisemitismo”:
Il consumismo odierno è anche verbale: quante parole inutili, quanto tempo sprecato a contestare e accusare, quante offese urlate, senza curarsi di quel che si dice. Il silenzio, invece, aiuta a custodire la memoria. Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro. L’anniversario dell’indicibile crudeltà che l’umanità scoprì settantacinque anni fa sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Ci serve, per non diventare indifferenti.
L'ospitalità tra i temi al centro dell'udienza generale
Martedì 21 gennaio, durante la Messa a Casa Santa Marta, il Papa ricorda che l’essere cristiani, sacerdoti o vescovi è un dono gratuito del Signore, che non si compra. E il giorno dopo, all’udienza generale del 22 gennaio incentrata sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Francesco indica un altro aspetto della fede: mostrare l’amore di Dio alle persone più indifese, come i migranti, vuol dire accoglierli:
Possiamo e dobbiamo testimoniare che non ci sono soltanto l’ostilità e l’indifferenza, ma che ogni persona è preziosa per Dio e amata da Lui. Le divisioni che ancora esistono tra di noi ci impediscono di essere pienamente il segno dell’amore di Dio. Lavorare insieme per vivere l’ospitalità ecumenica, in particolare verso coloro la cui vita è più vulnerabile, ci renderà tutti noi cristiani – protestanti, ortodossi, cattolici, tutti i cristiani - esseri umani migliori, discepoli migliori e un popolo cristiano più unito.
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