I Papi e la radio, voci al servizio dell’uomo
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Una tecnologia capace di unire popoli e culture. Ed anche un mezzo che può informare, educare ed evangelizzare. Sono queste alcune delle principali vocazioni della radio, strumento al quale oggi è dedicata, dal 2011, la Giornata promossa dall’Unesco.
Udite genti
La relazione tra i Papi e la radio si lega innanzitutto ad una data. È il 12 febbraio 1931 quando Pio XI inaugura la “Statio Radiophonica Vaticana”, opera di Guglielmo Marconi che apre i confini del mondo al magistero dei Pontefici. Sono le 16.49 e Papa Ratti legge un radio messaggio, il primo, indirizzato a tutte le genti e ad ogni creatura :
Ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini, loro dicendo, qui e in seguito, con le parole stesse della Sacra Scrittura: « Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca (Deut., 32, 1). Udite, o genti tutte, tendete l'orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento, il ricco e il povero - Udite, o isole, ed ascoltate, o popoli lontani”.
Tra le “onde” del creato
La radio “ha per dominio lo spazio, il teatro di quelle onde misteriose che mettono in comunicazione tutte le cose che le altre scienze studiano”. Questo uno dei passaggi del discorso rivolto da Papa Pio XII, il 3 ottobre del 1947, ai partecipanti al Congresso internazionale per il cinquantenario della scoperta marconiana della radio. Gli scienziati che studiano le frontiere della radio, afferma Papa Pacelli, si confrontano con le leggi della creazione:
Come il medico, armato dello stetoscopio, o del fonendoscopio, ascolta i più lievi movimenti della respirazione, i battiti del cuore, le contrazioni e le distensioni delle arterie, così voi ascoltate l'aria e l'etere, avete scoperto le leggi che agiscono a loro perfetto agio nel viluppo delle onde sonore, luminose, magnetiche, elettriche; voi arrivate a captarle, per così dire, a una a una, a isolarle o, al contrario, ad unirle, a combinarle a vostro talento; voi le sentite obbedienti ai vostri ordini, anche prima di conoscerle a fondo, di sapere tutto il codice delle leggi a cui sono sottoposte. Ora, appunto perché esse obbediscono a queste leggi di un Ordinatore supremo, sono a vostra disposizione per essere raccolte e dirette.
Divulgazione e formazione
È importante, soprattutto, che mezzi di comunicazione come la radio abbiano fini educativi. Giovanni XXIII lo ricorda rivolgendosi il 7 dicembre 1961 ai partecipanti al primo Congresso internazionale degli organismi radiotelevisivi sulla radio e televisione scolastica:
È vero che, per molti, queste tecniche, sempre in sviluppo, come la radio, il cinema, la stampa e la televisione, non sono altro che piacevoli passatempi. Possono esserlo, in una certa misura, ed è legittimo che vengano utilizzati per animare il tempo libero degli individui e delle famiglie. Ma è ancora più importante che queste nuove possibilità, grazie all'ingegnosità dell'intelligenza umana, servano all'istruzione e all'educazione degli uomini.
I comunicatori sono servitori e testimoni
La missione dei professionisti della comunicazione è “molto utile ed importante”. San Paolo VI lo sottolinea incontrando, il 12 febbraio 1972, i dirigenti della società monegasca “Radio Montecarlo”. Coloro che svolgono questa missione, aggiunge Papa Montini, sono chiamati ad essere testimoni e servitori:
“Testimoni del mondo, innanzi tutto, del quale dovete mettere in luce, con oggettività e secondo il grado d’importanza che essa comporta, la storia quotidiana, passata e presente, con le aspirazioni ed i bisogni degli uomini, con i segni di speranza che scaturiscono dagli avvenimenti; ma anche testimoni della verità, della giustizia e di tutti i valori morali e spirituali che nobilitano l’uomo. Testimoni, diciamo, ma anche servitori: servitori degli uomini non per assecondare le loro passioni o per dire loro ciò che ad essi piace, ma per educarli e per indicare loro ciò che giova alla loro crescita umana, perché è così che si serve veramente l’umanità.
Libertà di informazione e responsabilità
Il lavoro nel campo dei mass-media “è più che una semplice occupazione, più che una possibilità di guadagno o una semplice influenza personale sulle persone e sulla società”. Sono le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II nell'incontro, il 29 settembre 1986, con un gruppo di giornalisti di una radio tedesca. Solo un uso del microfono che si attenga ai valori morali - afferma in quell’occasione Papa Wojtyła - può garantire al pubblico “quell’informazione e quell’intrattenimento che corrispondano alle giuste esigenze dell’uomo, alla sua dignità e ai suoi diritti fondamentali, così come al bene comune”:
La cosa decisiva è che gli stessi mass-media e coloro che vi partecipano riconoscano la propria responsabilità sui diversi piani decisionali e agiscano nel loro campo con coscienza. Solo così la necessaria libertà dell’informazione e la giusta indipendenza dei mass-media dalla politica e dagli interessi di parte portano non a un isolamento pieno di sé, ma a un vero essere ancorati ai valori di verità e giustizia, che superano i singoli uomini e le circostanze del tempo. Come cristiani siamo convinti che questi valori hanno la loro origine e il loro garante ultimamente in Dio stesso.
Comunicazione e relazione
È la possibilità di mettere in relazione uomini e contesti anche lontani, una delle peculiarità della radio. Benedetto XVI lo ricorda, il 20 giugno del 2008, incontrando i partecipanti al congresso internazionale per i responsabili delle radio cattoliche:
Le molte e diverse forme di comunicazione con cui tutti abbiamo a che fare, manifestano con evidente chiarezza come l’uomo, nella sua struttura antropologica essenziale, sia costituito per entrare in relazione con l’altro. Lo fa soprattutto per mezzo della parola. Nella sua semplicità e apparente povertà, la parola, inscrivendosi nella comune grammatica del linguaggio, si pone come strumento che realizza la capacità di relazione degli uomini. Questa si fonda sulla ricchezza condivisa di una ragione creata ad immagine e somiglianza del Logos eterno di Dio, cioè di quel Logos in cui tutto liberamente e per amore è creato.
Evangelizzazione
La radio è anche un potente strumento di evangelizzazione. Papa Francesco lo ricorda, il 29 ottobre del 2015, ai responsabili e collaboratori dell’Associazione Radio Maria. Diffondendo il Vangelo e la devozione alla Madre di Gesù, “promuovendo l’amore alla Chiesa e alla preghiera” - spiega il Papa in quell’occasione - si offre un canale valido “per ascoltare belle riflessioni, per imparare a pregare, per approfondire i contenuti della fede che edificano e ampliano gli orizzonti”:
“La Radio, in tal modo, diventa un mezzo che non comunica solo un insieme di notizie, di idee, di musiche senza un filo conduttore, e che potrebbe solo cercare di distrarre e forse di divertire, ma diventa un mezzo di prim’ordine per veicolare la speranza, quella vera che deriva dalla salvezza portata da Cristo Signore, e per offrire buona compagnia a tante persone che ne hanno bisogno”.
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