Il Papa: essere testimoni è un dono dell'amicizia di Dio
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Un Angelus del tutto inconsueto segna questa seconda domenica di Quaresima in un momento in cui il mondo è col fiato sospeso e combatte unito contro la diffusione dell'epidemia di Coronavirus che ha contagiato già oltre 100mila persone.
Sono le 12, l'ora della recita della preghiera mariana, ma la finestra da cui il Papa parla e benedice il mondo oggi non è quella spalancata su Piazza San Pietro, è invece lo schermo di una telecamera che, in diretta streaming, lo inquadra in piedi nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, sullo sfondo il quadro della Vergine col Bambino. Una scelta cui i fedeli erano stati preparati da un comunicato della Sala Stampa vaticana e resa necessaria dalle misure anti contagio da Covid 19 che anche le autorità italiane e quindi il Vaticano, hanno adottato per impedire ogni tipo di rischioso assembramento, specie ai varchi d'ingresso.
La distanza e il messaggio
Così la Piazza, raccolta dal colonnato del Bernini, non è quella solita, gremita, colorata e festosa, seppur i fedeli ci siano in ordine sparso, e il dialogo col Papa, per una volta, avviene mediato da maxischermi, ma non per questo il messaggio che arriva è meno forte e incisivo.(Ascolta il servizio con la voce del Papa)
E Francesco per sottolineare l'eccezionalità di questo momento, ancora prima di iniziare la sua riflessione, chiama in causa proprio la piazza e rompe le distanze rivolgendosi in particolare ad un gruppo di fedeli che saluterà anche al termine della preghiera e che sono impegnati per la tutela della popolazione siriana :
È un po’ strana questa preghiera dell’Angelus di oggi, con il Papa “ingabbiato” nella biblioteca, ma io vi vedo, vi sono vicino. E anche vorrei incominciare ringraziando quel gruppo che manifesta e lotta "Per i dimenticati di Idlib": grazie! Grazie per quello che fate. Ma questo modo di oggi di pregare l’Angelus lo facciamo per compiere le disposizioni preventive, così da evitare piccoli affollamenti di gente, che possono favorire la trasmissione del virus.
Subito dopo quindi il Papa rilegge l'odierna pagina del Vangelo di Matteo ( Mt 17,1-9) che presenta il racconto della Trasfigurazione di Gesù e riporta ciascuno nei panni dei tre discepoli che Egli sceglie per mostrarsi nella sua dimensione ultraterrena e per chiamarli a stargli accanto come testimoni, nonostante i loro limiti e le loro incapacità.
Trasfigurazione è comprensione del mistero di Cristo
Pietro, Giacomo e Giovanni, a cui Gesù aveva iniziato a parlare delle sofferenze, della morte e della resurrezione che lo attendevano, "non potevano accettare" questa prospettiva, per questo - spiega il Papa - Gesù li apre ad una "comprensione più piena del mistero della sua persona" e si trasfigura davanti ai loro occhi:
Attraverso l’evento meraviglioso della Trasfigurazione, i tre discepoli sono chiamati a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio splendente di gloria. Essi avanzano così nella conoscenza del loro Maestro, rendendosi conto che l’aspetto umano non esprime tutta la sua realtà; ai loro occhi è rivelata la dimensione ultraterrena e divina di Gesù.
Gesù ci sceglie secondo un disegno di amore
"Il suo volto brillò", le "sue vesti divennero candide" e una "nube li coprì con la sua ombra", narra il Vangelo, e la voce che risuonò dall'alto confermò ai discepoli "l'investitura" del Padre sul Figlio e il Suo invito ad ascoltarlo e seguirlo. Ma perchè "riservare" questo "privilegio" proprio a Pietro, Giacomo e Giovanni? Nel momento della prova il primo avrebbe rinnegato Gesù e gli altri due - fa notare il Papa - avrebbero chiesto di avere i primi posti nel suo regno (cfr Mt 20,20-23):
Gesù però non sceglie secondo i nostri criteri, ma secondo il suo disegno di amore; l’amore di Gesù non ha misura: è amore e Lui sceglie con quel disegno di amore. Si tratta di una scelta gratuita, incondizionata, un’iniziativa libera, un’amicizia divina che non chiede nulla in cambio. E come chiamò quei tre discepoli, così anche oggi chiama alcuni a stargli vicino, per poter testimoniare. Essere testimoni di Gesù è un dono che non abbiamo meritato: ci sentiamo inadeguati, ma non possiamo tirarci indietro con la scusa della nostra incapacità.
"Alzatevi e non temete" Gesù lo dice anche a noi
Noi tutti dunque come i tre discepoli prescelti, ma non perchè anche noi "siamo stati sul monte Tabor e abbiamo visto con i nostri occhi il volto di Gesù brillare", bensì perchè - spiega Francesco - "a noi pure è stata consegnata la Parola di salvezza, è stata donata la fede e abbiamo sperimentato, la gioia dell’incontro con Gesù." E nel momento del timore anche a noi Gesù dice "Alzatevi e non temete":
In questo mondo, segnato dall’egoismo e dall’avidità, la luce di Dio è offuscata dalle preoccupazioni del quotidiano. Diciamo spesso: non ho tempo per pregare, non sono capace di svolgere un servizio in parrocchia, di rispondere alle richieste degli altri... Ma non dobbiamo dimenticare che il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ha fatto testimoni, non per nostra capacità, ma per il dono dello Spirito.
A Maria, in questo tempo di Quaresima, infine, l'affidamento del Papa perchè "ci ottenga quella docilità allo Spirito, che è indispensabile per incamminarci risolutamente sulla via della conversione".
L'appello per la crisi umanitaria in Siria
Al termine della recita dell'Angelus, mentre la telecamera si sposta su Piazza San Pietro, il Papa rivolge il suo saluto in particolare al gruppo di associazioni, tra cui Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio e Ucoii, che con uno strscione manifestano il loro ringraziamento a Francesco per non aver mai dimenticato il dramma della Siria e in particolare dei civili di Idlib. Da qui un nuovo forte apello del Papa a dare priorità oltre ogni interesse alla situazione disumana di queste persone inermi.
Epidemia di coronavirus, un momento difficile
Poi il pensiero del Papa torna, come già due volte dall'inizio del propagarsi dell'epidemia, a quanti nel mondo stanno combattendo contro il Coronavirus e a quanti sono impegnati nelle cure. Una "prova" che il Papa incoraggia a vivere "con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità".
Il saluto alla Piazza
Ma le circostanze non trattengono il Papa dal farsi prossimo a coloro che comunque hanno raggiunto la piazza. E così al termine dei saluti lascia la biblioteca e sullo sfondo del suono delle campane,si affaccia alla finestra dello studio del Palazzo apostolico. E il saluto di Francesco raggiunge con il solito calore il mondo .
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