Il grazie del Papa per quanti pregano per l'emergenza coronavirus
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Alla prima udienza generale trasmessa in streaming che prosegue il ciclo iniziato sulle Beatitudini, il Papa, come anche domenica scorsa, in occasione della preghiera dell'Angelus, ha voluto rivolgersi a quanti in questo momento, in Italia e nel mondo, lottano contro l'epidemia di Coronavirus. I contagi sono arrivati a sfiorare i 120mila, con 4282 vittime, ma si registrano anche quasi 66mila persone guarite mentre staff medici internazionali sono impegnati in laboratorio per trovare al più presto un vaccino. Una situazione che in alcuni Paesi, tra cui l'Italia, sta mettendo a dura prova il sistema sanitario e la coesione del tessuto sociale provocando l'assunzione di misure drastiche.
Malati, medici e volontari
Con gli occhi e il cuore rivolti a tutto questo, Francesco parla a chi è in prima linea nella sofferenza:
In questo momento, vorrei rivolgermi a tutti gli ammalati che hanno il virus e che soffrono la malattia, e ai tanti che soffrono incertezze sulle proprie malattie. Ringrazio di cuore il personale ospedaliero, i medici, le infermiere e gli infermieri, i volontari che in questo momento tanto difficile sono accanto alle persone che soffrono.
A questo sguardo d'amore verso chi soffre si unisce anche il ringraziamento del Papa per la grande quantità di fedeli che nel mondo, in modi diversi, sta pregando, sta celebrando Messe e sta recitando Rosari. Lo stesso Francesco, dal 9 marzo scorso, ha deciso di dedicare la Messa quotidiana nella cappella di Casa Santa Marta proprio a questa grande emergenza sanitaria :
Ringrazio tutti i cristiani, tutti gli uomini e le donne di buona volontà che pregano per questo momento, tutti uniti, qualsiasi sia la tradizione religiosa alla quale appartengono. Grazie di cuore per questo sforzo.
La Siria e le sofferenze dei profughi
Ma nelle parole del Papa anche un'altra preoccupazione: che, a causa dell'epidemia che sta assorbendo l'attenzione globale degli ultimi mesi, passi sotto silenzio il dramma di centinaia di migliaia di vite fragili, quelle dei "poveri siriani". Un dramma che si sta consumando al confine tra Grecia e Turchia e al quale ancora nessuno ha trovato una soluzione. Da qui la sottolineatura del Pontefice:
Ma non vorrei che questo dolore, questa epidemia tanto forte ci faccia dimenticare i poveri siriani, che stanno soffrendo al limite della Grecia e la Turchia: un popolo sofferente da anni. Devono fuggire dalla guerra, dalla fame, dalle malattie. Non dimentichiamo i fratelli e le sorelle, tanti bambini, che stanno soffrendo lì.
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