Sandri: la Colletta per la Terra Santa spostata al 13 settembre
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Nel mondo semiparalizzato dal coronavirus ci sono aree che scontano con maggiore difficoltà le conseguenze dei rallentamenti o dei blocchi imposti dalle circostanze. È il caso, tra gli altri, delle “comunità cristiane in Terra Santa, pure esposte al rischio del contagio e che - afferma un comunicato della Congregazione per le Chiese Orientali - vivono in contesti spesso già molto provati” e “beneficiano ogni anno della generosa solidarietà dei fedeli di tutto il mondo, per poter continuare la loro presenza evangelica, oltre che mantenere le scuole e le strutture assistenziali aperte a tutti i cittadini per l’educazione umana, la pacifica convivenza, e la cura soprattutto dei più piccoli e dei più poveri.”
A queste comunità si fa tradizionalmente vicina la Chiesa in prossimità della Pasqua con la Colletta del Venerdì Santo, ovvero con le offerte che in quel giorno si raccolgono nelle Chiese del mondo per essere devolute alle comunità di quei luoghi. Poiché le “misure di prevenzione” messe in atto per contenere la pandemia “impediscono la normale celebrazione comunitaria dei Riti della Settimana Santa”, Papa Francesco, sottolinea il comunicato, “ha approvato la proposta che la Colletta di Terra Santa, per l’anno 2020, sia collocata nella domenica 13 settembre, in prossimità della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce che ricorda il ritrovamento della Reliquia della Croce da parte di Sant’Elena. Una decisione illustrata dal cardinale Leonardo Sandri, capo del dicastero per le Chiese Orientali.
Cosa cambia, eminenza, con questa decisione?
Vorrei rispondere con la prima frase che abbiamo scritto per invitare tutti alla Colletta del Venerdì Santo 2020, presa dai pensieri di Pascal: “Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo, non bisogna dormire durante questo tempo”. Ovvero, in questo momento di sofferenza per il mondo intero, anche per i nostri Paesi del mondo orientale come per tutto il mondo occidentale, questa visione che abbiamo tutti i giorni di vittime, di sofferenze, di morti a causa della questa pandemia è una continuazione dell'agonia di Gesù. E noi invitavamo con questa lettera a unirci alla Passione di Gesù, seguendo i suoi passi attraverso la sofferenza, la Croce e la Risurrezione. Purtroppo non sarà possibile farlo con l'entusiasmo e la libertà che avevamo quando non esisteva questa tremenda tribolazione per il mondo. E quindi le nostre ansie si sono trasferite a tutti quelli che stanno soffrendo specialmente nel Medio Oriente e mi riferisco all’Iraq, all'Iran, alla Siria, al Libano, all'Egitto, tutti Paesi dei quali si occupa la Congregazione per le Chiese Orientali e che hanno loro anche subito questa pandemia. Il che significa un aggravarsi di tutti i bisogni e di tutte le necessità che hanno questi Paesi, queste comunità cristiane, sulle quali la Congregazione si china per dare proprio un aiuto.
Che tipo di strutture che operano in Terra Santa riceve l'aiuto derivante dalla colletta?
Le scuole, gli ospedali… Pensiamo agli ospedali della Siria che sono stati riaperti dopo tante violenze e che sono aperti a tutti, a cristiani, a musulmani. O le scuole per i bambini che non possono pagarsi la propria retta perché le famiglie sono povere – sono esiliati, sono profughi. Quindi credo che il Santo Padre abbia avuto una sensibilità rispetto alla nostra proposta, direi ragionevole, di far sì che questa Coletta della Terra Santa non si facesse questo Venerdì Santo perché in tantissime parti è impossibile. Pensiamo alla gente che è senza lavoro perché chiudono tutte le attività: come possiamo chiedere solidarietà per la Terra Santa?
Per quale motivo è stata scelta la data del 13 settembre per la prossima Colletta?
Il Papa ha pensato di trasferire questa Colletta alla domenica vicina al 13 settembre in cui si celebra l'Esaltazione della Croce e quindi i Pastori della Chiesa, le Conferenze episcopali, i vescovi organizzeranno in una maniera diversa questa Colletta ma non dimenticheranno questa sofferenza dei fratelli delle Chiese e dei Paesi del Medio Oriente e di tutte le Chiese orientali, che sono provati ancor più con questa pandemia che oggi affligge il mondo intero.
Anche se intuibile, in che modo si può spiegare compiutamente il legame che c'è tra il Venerdì Santo e il giorno dell'Esaltazione della Croce?
Paolo VI quando ha istituito questa Colletta per la Terra Santa ha pensato al culmine della vita terrena di Gesù, alla sua crocifissione, per far riflettere tutti noi, tutti i cristiani su un punto: “Ma che stiamo cercando? Stiamo cercando Gesù con il nostro ritorno alla Parola di Dio, alla penitenza, all’espiazione dei peccati”. Dunque, questa festa del 13 settembre che commemora il ritrovamento della Croce di Cristo permette in un certo senso di “toccare” ancor più le sofferenze e la redenzione del mondo operata da Cristo. Il Papa ha voluto unire questa Colletta del Venerdì Santo, in questo anno eccezionale a causa della pandemia, al 13 settembre – anche se è possibile effettuare la Colletta in una domenica vicina – per permettere alla gente di prendere coscienza e avere sensibilità dei bisogni dei fratelli del mondo orientale ed essere solidali concretamente, in modo tale che non vadano perse tutte le iniziative in loro sostegno che si realizzano attraverso la Custodia della Terra Santa e attraverso la nostra Congregazione.
Quindi, si potrebbe dire che nel messaggio della Resurrezione che è insito nella festa dell'Esaltazione della Croce c'è anche un messaggio di speranza per il mondo afflitto in questo periodo dalla pandemia…
Certamente. Noi nelle celebrazioni del Venerdì Santo cantiamo “Ave spes nostra”, la croce di Cristo è la nostra speranza, l'unica speranza. Vorrei anche fare un piccolo richiamo a tutti perché la speranza della croce di Cristo ci viene come consolidata attraverso la Madonna. I vescovi dell'America Latina – il Celam, la Conferenza dell'episcopato latinoamericano – hanno indetto per il giorno 12, il giorno di Pasqua, alle 12 la Consacrazione dell'America Latina alla Madonna di Guadalupe. Mi pare sia una speranza anche per tutti i Paesi del Medio Oriente. Penso per esempio all’Iraq: voi sapete che in Iraq c'è tanta sofferenza ancora di più per questa pandemia, come del resto in Iran. Ebbene, per la festa di S. Giuseppe il Patriarca Sua Beatitudine Sako ha mandato un messaggio di solidarietà e ha fatto recitare il Rosario per l'Italia e per tutte le sofferenze nel mondo occidentale. Quindi io penso che tutti i nostri fratelli del Medio Oriente - della Siria, del Libano, dell'Iraq e dell'Iran – cattolici cristiani uniti tutta la popolazione sofferente guarderanno a quel giorno di Pasqua, oppure alla domenica seguente quando è la Pasqua orientale e ortodossa, e guarderanno a Maria sperando che Lei che è la nostra speranza unisca alla croce di Cristo questa pandemia e ci aiuti a far fronte a tutte queste sofferenze con dignità, con rispetto e sempre nelle mani di Gesù nostro Salvatore.
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