La vicinanza del Papa alle missioni umanitarie nel Mediterraneo
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
L'emergenza coronavirus impone all'Italia la chiusura dei porti negando gli sbarchi per motivi di sicurezza e prevenzione, ma non ferma guerra e violenze. In questi giorni sono ripresi i bombardamenti su Tripoli, in Libia, e sono ripresi i tentativi di fuga di centinaia di persone da un territorio in cui la pandemia ha portato anche al razionamento dell'acqua. Questo lo scenario da cui ha preso voce giovedì scorso Luca Casarini, capomissione della Mediterranea Saving Humans, la piattaforma per il salvataggio di migranti nel Mediterraneo, quando ha deciso di scrivere al Papa.
E Francesco ha risposto, ieri, con una lettera scritta di suo pugno in cui c'è il grazie e la comprensione per quanto sta accadendo:
Luca, caro fratello, grazie tante per la tua lettera - si legge - grazie per la pietà umana che hai davanti a tanti dolori. Grazie per la tua testimonianza, che a me fa tanto bene. Sono vicino a te a ai tuoi compagni. Grazie per tutto quello che fate. Vorrei dirVi che sono a disposizione per dare una mano sempre.
Contate su di me. Ti auguro una santa Pasqua. Prego per Voi, per favore, fatelo per me.
Che il Signore Vi benedica e la Madonna Vi custodisca. Fraternalmente
I dolori e la testimonianza, cui Francesco fa riferimento, sono, nella lettera di Casarini, legati a quanto sta accadendo in Libia con centinaia di persone che tentano la fuga e vengono riportate indietro, o che vivono l'estremo disagio e la povertà nei sovraffollati campi profughi a Lesbo in Grecia. Casarini nel parla appellandosi a quel "nessuno si salva da solo" che il Papa stesso ha ripetuto tante volte in questo tempo di Quaresima e di pandemia.
Nelle parole del capomissione anche il grazie per la scelta del Papa, nel dicembre scorso, di apporre, all'ingresso del Palazzo Apostolico dal Cortile del Belvedere, una croce realizzata con acqua di mare, con un giubbotto salvagente come simbolo dei tanti morti senza nome annegati nel Mediterraneo, giubbotto donatogli proprio dalla Mediterranea. Il giubbotto e la croce, aveva spiegato in quell'occasione il Pontefice, ci ricordano che dobbiamo tenere aperti gli occhi e il cuore. Non dobbiamo restare indifferenti davanti a morti causate dall’ingiustizia.
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