Il Papa rinvia al 2021 il Congresso eucaristico di Budapest
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
È il tempo delle agende “ripensate”, dei grandi eventi spostati a tempi migliori quando la morsa del coronavirus sarà allentata e la possibilità di mettere insieme migliaia di persone smetterà di essere un’utopia. Dopo lo slittamento della Giornata mondiale della gioventù di Lisbona e l’Incontro mondiale delle famiglie di Roma non fa eccezione anche l’avvenimento più prossimo, quel Congresso eucaristico internazionale che Budapest avrebbe ospitato a settembre.
In una dichiarazione, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha detto l’attuale situazione sanitaria e le “sue conseguenze sullo spostamento e l’aggregazione di fedeli e pellegrini” hanno indotto il Papa, d’intesa col Pontificio Comitato responsabile e i vescovi ungheresi, a “posporre il 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale” al mese di “settembre 2021”. Una situazione sulla quale abbiamo chiesto una riflessione a monsignor Piero Marini, massima autorità vaticana in questo ambito:
Eccellenza, quali valutazioni sono state fatte per giungere a questa decisione?
R. – Le valutazioni sono stati queste: si è preso in considerazione la posizione dei responsabili della Sanità ed Igiene non solo del Vaticano ma anche internazionali, i quali non possono garantire adesso che nel mese di settembre tutto sarà ritornato alla normalità, compresi i voli aerei e le comunicazioni. È un congresso internazionale con gente che viene da tutte le parti del mondo, mi pare che finora si contavano più di 60 mila iscrizioni. Quindi non potevamo celebrare in sicurezza un Congresso eucaristico nella incertezza di avere liberi i nostri Paesi da questa pandemia.
Lei ha preso parte a numerosi Congressi eucaristici internazionali, che hanno alle spalle anni di preparazione. Cosa le suggerisce ora questa “sospensione”?
R. - Queste sospensione è, diciamo, un tempo che crea un po' di difficoltà al Comitato locale perché dovranno di nuovo prendere contatti con gli iscritti, con gli invitati per il Simposio teologico e rivedere un po' tutte le posizioni. D'altra parte però questo anno di preparazione che ci viene offerto in più è anche un'opportunità per approfondire meglio la preparazione del congresso stesso, il tema. È un'opportunità di fare le cose con più calma. Io ho partecipato ad alcuni Congressi eucaristici a cominciare da Quebec poi Dublino poi Cebu e mai finora avevo visto un interesse così esteso per un Congresso eucaristico e mai delle iscrizioni così numerose.
Il titolo scelto per il Congresso di Budapest è “Sono in Te tutte le mie sorgenti", suona come un invito a guardare a ciò che più conta specie in questo periodo di incertezze e paure…
R. -Sì, il tema è un breve tratto di un Salmo, parole rivolte a Gerusalemme: “Sono in te tutte le mie sorgenti”. Evidentemente si possono indirizzare anche alla fonte delle Sorgenti che è Dio, “sono in Te tutte le mie sorgenti”, è anche soprattutto all'Eucaristia.
Cosa si sente di dire al popolo dei Congressi eucaristici e in particolare alla Chiesa ungherese?
R. – In particolare alla Chiesa ungherese dico che questo è un tempo opportuno per prepararsi ancora meglio al congresso del 2021. A livello internazionale e alla Chiese locali posso dire di organizzare tutto al meglio. Speriamo che nel 2021 la pandemia sia finita e che quindi possano partecipare ancora più numerosi rispetto a quelli che erano già prenotati quest'anno. Il Congresso eucaristico è importante anche per la posizione geografica dell’Ungheria, Paese postcomunista. E credo sia importante anche per l'Europa, per riflettere sulle proprie radici. Io mi auguro che questo Congresso del prossimo anno sia momento che faccia riflettere la Chiesa e la società, sul fatto che veramente tutto dipende, almeno per noi cattolici e credenti, dall’Eucarestia. Le parole di Gesù sono diventate il nostro Vangelo e i gesti di Gesù sono diventati i nostri Sacramenti: per noi è fondamentale vedere questo nella celebrazione del Congresso.
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