Vent’anni fa la canonizzazione di suor Faustina, apostola della Divina Misericordia
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Una canonizzazione con “un’eloquenza particolare”, voluta fortemente da Giovanni Paolo II per trasmettere al mondo del nuovo millennio il messaggio di misericordia del Signore, “che non perdona soltanto i peccati, ma viene anche incontro a tutte le necessità degli uomini”, chinandosi “su ogni miseria umana, materiale e spirituale”. Karol Wojtyla, nel pieno del Grande Giubileo del 2000, spiega così ai fedeli la proclamazione della santità della beata Faustina Kowalska, una piccola suora polacca alla quale Gesù ha affidato, attraverso numerose visioni, tra il 1926 e il 1938, il suo messaggio di misericordia.
Karol e Faustina, il primo incontro dopo la morte della mistica
E’ il 30 aprile del 2000, prima domenica dopo Pasqua, e il Papa pochi giorni dopo varcherà la soglia degli 80 anni, gli ultimi dei quali già segnati dalla malattia. E ricorda quegli anni, tra la prima e la seconda guerra mondiale, durante l’occupazione nazista della Polonia, nei quali, dal 1940 al 1944, anche da seminarista clandestino, lavorava nello stabilimento di soda della Solvay, a poca distanza dal convento delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia di Lagiewniki, un sobborgo di Cracovia, dove il 5 ottobre 1938 era morta, a soli 33 anni, suor Maria Faustina Kowalska.
“L’umanità senza pace, se non invoca la Divina Misericordia”
Ricorda in quell'omelia il Pontefice – che amici e familiari chiamavano “Lolek” e che tra il 1929 e il 1941 perse prima la madre, poi il fratello medico (per la scarlattina, contagiato da un paziente) e infine il padre – gli “eventi di quegli anni e le orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini”. E quanto, proprio allora, “il messaggio della misericordia fosse necessario”. E infatti, sottolinea Giovanni Paolo II, Gesù disse a Suor Faustina: "L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla divina misericordia".
Un giovane con le scarpe di legno in preghiera a Łagiewniki
Quel ventenne con le scarpe di legno che si fermava a pregare sulla tomba di Suor Faustina lo faceva, e lo avrebbe ricordato il 17 agosto del 2002, ultimo pellegrinaggio nella sua Cracovia. “Come era possibile immaginare – avrebbe detto al termine della celebrazione – che quell’uomo con gli zoccoli un giorno avrebbe consacrato la basilica della Divina Misericordia a Łagiewniki di Cracovia?”
Un messaggio riconsegnato al mondo grazie a suor Faustina
Per questo già da vescovo ausiliare di Cracovia, dal 1958, e poi da Successore di Pietro, dal 1978, ha sempre seguito la causa dell’apostola della Divina Misericordia, fino a proclamarla beata il 18 aprile 1993, sempre una prima domenica dopo Pasqua. Quello trasmesso da una piccola suora respinta da molti conventi, prima di venir accolta dalle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia, e iniziare il noviziato proprio il 30 aprile del 1926, “non è un messaggio nuovo”, ricorda Papa Wojtyla, ma “un dono di speciale illuminazione”, che il Signore “ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina”, e che ora “illuminerà il cammino degli uomini del terzo millennio”.
La prima dopo Pasqua è “Domenica della Divina Misericordia”
Quindi proclama che d’ora in poi in tutta la Chiesa “questa seconda Domenica di Pasqua prenderà il nome di ‘Domenica della Divina Misericordia’, obbediendo così a una richiesta fatta sempre da Gesù a suor Faustina, come ha ricordato da Papa Francesco due settimane fa all’udienza generale, perché “sia di riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori”. Nel Vangelo di quella domenica, infatti, Gesù Risorto dà ai discepoli l’annuncio della sua misericordia: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi”.
Dal cuore del Risorto, la misericordia illumina il mondo
E l’immagine di Gesù Risorto, con due fasci di luce che partono dal cuore e illuminano il mondo, è quella che Cristo ha chiesto a suor Faustina di far dipingere e benedire, con sotto la scritta “Gesù Confido in Te!”.
Questa misericordia Cristo effonde sull'umanità mediante l'invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona-Amore. E non è forse la misericordia un "secondo nome" dell'amore, colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?
Una salute debole, ma una vita che diventa canto
La breve vita di quella che Gesù chiamò, come scrive suor Faustina nel suo Diario, "Segretaria della Divina Misericordia", non fu affatto facile, ma Cristo glielo aveva annunciato in una visione. Già debole per costituzione, lo stile di vita severo e i digiuni che si impose nei tredici anni di vita religiosa, minarono la sua salute. Si ammalò di tubercolosi e dovette essere ricoverata due volte in un sanatorio vicino a Cracovia. Accettò sempre con obbedienza le umili mansioni che le vennero affidate, di cuoca, giardiniera e portinaia, ma “nascosta nel suo convento di Lagiewniki, in Cracovia – ricorda ancora Giovanni Paolo II – ha fatto della sua esistenza un canto alla misericordia: Misericordias Domini in aeternum cantabo”, recita il salmo 88.
La canonizzazione di Suor Faustina ha un'eloquenza particolare: mediante questo atto intendo oggi trasmettere questo messaggio al nuovo millennio. Lo trasmetto a tutti gli uomini perché imparino a conoscere sempre meglio il vero volto di Dio e il vero volto dei fratelli.
Il suo dolore per i dolori del prossimo, grande amore
Il Pontefice venuto dalla Polonia, che Francesco canonizzerà il 27 aprile del 2014 insieme al beato Giovanni XXIII, concelebrando con il Papa emerito Benedetto XVI (che lo aveva beatificato il 1 maggio 2011) indica nell’amore di santa Faustina per il prossimo, la fonte di ispirazione per l’umanità di oggi “per affrontare la crisi di senso, le sfide dei più diversi bisogni, soprattutto l'esigenza di salvaguardare la dignità di ciascuna persona umana”. Perché “ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita”.
Suor Faustina Kowalska ha lasciato scritto nel suo Diario: "Provo un dolore tremendo, quando osservo le sofferenze del prossimo. Tutti i dolori del prossimo si ripercuotono nel mio cuore; porto nel mio cuore le loro angosce, in modo tale che mi annientano anche fisicamente. Desidererei che tutti i dolori ricadessero su di me, per portare sollievo al prossimo" ( Diario , p. 365). Ecco a quale punto di condivisione conduce l'amore quando è misurato sull'amore di Dio!
L’ abbandono che consola: Gesù, confido in te!
Il messaggio della Divina Misericordia, spiega ancora Giovanni Paolo II, “si rivolge soprattutto a chi, afflitto da una prova particolarmente dura o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha smarrito ogni fiducia nella vita ed è tentato di cedere alla disperazione”.
A lui si presenta il volto dolce di Cristo, su di lui arrivano quei raggi che partono dal suo cuore e illuminano, riscaldano, indicano il cammino e infondono speranza.
Questo semplice atto di abbandono a Gesù squarcia le nubi più dense e fa passare un raggio di luce nella vita di ciascuno.
Fare esperienza viva della divina misericordia e testimoniarla
Uniamo la nostra voce di Chiesa pellegrinante, è l’invito finale di Papa Wojtyla a quella di Maria, la “Madre della misericordia”, alla voce di questa nuova Santa, “che nella Gerusalemme celeste canta la misericordia insieme con tutti gli amici di Dio”.
Il tuo messaggio di luce e di speranza si diffonda in tutto il mondo, spinga alla conversione i peccatori, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità. Noi oggi, fissando lo sguardo con te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: Gesù, confido in Te !
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