Pasqua, la Messa di Francesco nella Basilica vuota
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Domenica di Pasqua, 12 aprile 2020. In Piazza San Pietro non ci sono i 70 mila fedeli dello scorso anno. Siamo tutti confinati perché è il tempo della grande pandemia. Eppure siamo lì, intorno a Francesco, in Basilica, davanti all’altare della Cattedra, e con lui cantiamo il Gloria: “Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis”.
Le due icone
Tutto è solenne e allo stesso tempo essenziale in questa Messa di Pasqua a cui siamo arrivati smarriti ma condotti per mano da Francesco, proprio come fa un padre con i propri figli. L’immagine della Madonna Salus populi romani è a fianco dell’altare, dietro, l’antico crocifisso di san Marcello al Corso: Madre e Figlio ancora vicini. Sono le due icone davanti alle quali il Papa si rivolge, e noi con lui, per pregare nei giorni della pandemia ma anche della speranza. Questa è la Domenica in cui il Vangelo è proclamato in latino e in greco. Il capitolo 20 di Giovanni racconta lo sgomento di Maria di Màgdala davanti al sepolcro aperto e vuoto e la corsa di Simon Pietro e dell’altro discepolo, quello che Gesù amava”, per vedere e poi credere alle parole della donna.
La piccola assemblea
La voce di Papa Francesco attraversa il silenzio della Basilica riempita solo dai ministranti e da una piccolissima assemblea che dà il volto ad ognuno di noi. Anche La Schola dei cantori è ridotta all’essenziale, ma le loro voci riempiono tutti gli spazi vuoti. E’ il dono del canto. E’ il dono regalato con l’antifona del Regina Coeli.
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