La gratitudine del Libano per l’aiuto del Papa ai giovani
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il Libano è un Paese che sta vivendo una grave crisi, che da politica, con l’impossibilità di superare una fase di stallo istituzionale che dura da molti mesi, è diventata economica. E’ sempre più vasta la fasce della popolazione colpita dalla povertà. Papa Francesco ha sempre seguito con attenzione, come i suoi predecessori, le vicende dell’amato Paese dei cedri. Ancor di più in questo periodo di pandemia. La vicinanza del Pontefice al Libano si è ieri concretizzata nell’invio alla nunziatura apostolica di Beirut della somma di 200 mila dollari, che saranno utilizzati per sostenere borse di studio a vantaggio di 400 studenti, Un dono, quello del Papa, giunto nella Giornata di preghiera, digiuno e carità per l’umanità colpita dalla pandemia di coronavirus. Sull’accoglienza in Libano dell’iniziativa del Santo Padre ha riferito a Vatican News – Radio Vaticana Italia il nunzio apostolico, monsignor Joseph Spiteri.
Come è stata accolto il dono di Papa Francesco in Libano?
R.: Con grande gioia. L’iniziativa del Papa è coincisa con la giornata di preghiera, digiuno e carità e anche la nunziatura ha partecipato con una messa, trasmessa in diretta, al termine della quale abbiamo annunciato il gesto de Santo Padre. Abbiamo avuto tante chiamate che hanno espresso gratitudine al Papa e tanta gioia.
Un intervento, quello del Papa, che mira ad aiutare i giovani nel loro percorso di studi. Quanto è importante è che in un Paese come il Libano, che sta vivendo una profonda crisi, non si dimentichi la formazione delle generazioni che avranno in mano il futuro della Nazione?
R.: E’ importantissimo. Purtroppo anche il Libano a causa del Covid-19 ha dovuto chiudere le scuole, che erano già minacciate dalla crisi economica. La maggior parte degli istituti sono riusciti a continuare le lezioni on-line per non far perdere quest'anno a bambini e ragazzi, però con grosse difficoltà, perché la crisi economica già esistente ha indotto tante istituzioni anche a ridurre i salari, generando ulteriori problemi nella classe degli insegnanti. E poi alla fine sono gli studenti che soffrono di più in questa situazione. Così questo segno del Santo Padre è proprio finalizzato ad impedire che si rubi la speranza ai giovani. E’ molto molto importante Speriamo che possa suscitare veramente altre risposte in questo senso.
Il Libano è sempre stato considerato un modello di convivenza di fratellanza. Anche oggi è questa la forza della società libanese? Le giovani generazioni ne sono consapevoli?
R.: Direi di sì. Certo si nota purtroppo anche la rinascita di qualche gruppo radicale, però direi che abbiamo avuto l’esperienza già in questi ultimi mesi della volontà dei giovani di lavorare insieme e di ritrovarsi come cittadini di un unico Paese. E poi, come abbiamo visto anche ieri nella celebrazione della giornata di preghiera, le reti di solidarietà, che già esistono qui di associazioni islamiche e cristiane, si sono date da fare e hanno fatto tante belle iniziative insieme per pregare. Ovviamente siamo anche nel mese islamico del Ramadan: all'idea del digiuno, alla quale anche i cristiani hanno partecipato, e poi alle tante iniziative di carità, si è unito il gesto del Papa, che è venuto proprio a confermare questa volontà di solidarietà, che è molto evidente qui in Libano. Però il tema della solidarietà deve anche arrivare ai capi delle chiese, ai capi dei movimenti religiosi e delle comunità religiose e, ovviamente, anche ai politici. E’ questo l'auspicio. Bisogna, forse, fare un po' di più dal punto di vista politico, per trovare insieme delle soluzioni, portare avanti azioni condivise, per far uscire il Libano da questa crisi economica e politica. Ci sono dei segnali positivi, come, ad esempio, proposte di riforme perché ci sia più trasparenza nella gestione pubblica, più austerità, ma senza colpire quelli che sono più poveri. Speriamo insomma che si possa continuare su questa linea come espressione della solidarietà in tutti i livelli.
In tutto questo si è inserita la pandemia di coronavirus. Come si sta vivendo in Libano questa ulteriore emergenza?
R.: Devo dire che, grazie a Dio, qui in Libano la pandemia non è stata sinora troppo dura. La chiusura di tutte le attività mi sembra che abbia funzionato. Ovviamente questo aggravato la situazione economica, perché molte industrie, soprattutto quelle legate al turismo, che è molto importante in Libano, sono in crisi profondissima. Il Paese in questo momento sta cercando di riaprire piano piano le attività e speriamo che possa esserci una ripresa. Però ovviamente si sa che i tempi saranno lunghi. E’ veramente questa solidarietà fantastica, con l'aiuto della Caritas, di associazioni islamiche cristiane di beneficenza, sta dando un prezioso supporto ai più poveri.
La speranza è uno degli aspetti che non deve mai mancare in una società che, come quella libanese, sta affrontando momenti difficili. C’è oggi speranza in Libano, soprattutto nei giovani?
R.: E’ difficile, perché, quando parlo con amici, che sono molto vicino ai giovani soprattutto nelle università, purtroppo mi dicono sempre che tanti giovani hanno già la valigia pronta per emigrare. Però noi continuiamo a seminare la speranza di poter rinnovare le realtà esistenti e offrire questa speranza soprattutto ai giovani, cioè quelli che sono il presente, come dice sempre Papa Francesco, non sono semplicemente il futuro, ma sono già il presente di questo Paese. Ma dovrebbero avere un ruolo importantissimo nella costruzione di questo Libano rinnovato.
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