Le Vincenziane di Santa Marta: la delicatezza del Papa per le sue "figlie"
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Da quando è stato eletto Pontefice, Jorge Mario Bergoglio festeggia il compleanno, il 17 dicembre, con i bambini del Dispensario pediatrico di Santa Marta, in Aula Paolo VI, accompagnati dalla responsabile, suor Antonietta, delle Figlie della Carità di San Vincenzo dé Paoli. E’ la Congregazione religiosa che Papa Pio XI, l’8 maggio 1922, chiamò a gestire la struttura che fornisce gratuitamente assistenza pediatrica ai bambini che non sono in possesso della tessera del Servizio sanitario nazionale e alle loro madri. E nel 1996, san Giovanni Paolo II, completata la costruzione di Casa Santa Marta, affidò alle Figlie della Carità anche l’incarico di servizio ai sacerdoti della Segreteria di Stato che alloggiano nella struttura, con i vescovi e cardinali di passaggio in Vaticano. Tra loro, anche il cardinal Bergoglio, che da Papa scelse la Domus Sanctae Marthae come propria residenza.
Da quattro anni suor Stefania prepara la Messa del Papa
Oggi, nel ricordare la fondatrice, santa Luisa de Marillac, protettrice di chi agisce nelle opere sociali, Papa Francesco ha chiesto di pregare “per le Suore vincenziane che portano avanti questo ambulatorio, questo ospedale da quasi 100 anni e lavorano qui, a Santa Marta, per questo ospedale”. E ha invocato la benedizione del Signore su di loro. Da quattro anni la madre superiora della piccola comunità di quattro religiose è suor Stefania Monti, di origine toscana, ma dal 2004 al 2016 in servizio alla Caritas di Rimini, dove gestiva la mensa e l’assistenza agli anziani. Oggi si occupa di preparare ogni cosa per la celebrazione della Messa del mattino nella cappella della Casa. Le chiediamo di parlarci delle sue emozioni, questa mattina, dopo la preghiera del Papa.
R. - E’ motivo di gioia e di gratitudine per il servizio che facciamo, di accoglienza ai sacerdoti che lavorano nella Segreteria di stato, ai vescovi e ai cardinali che sono di passaggio. Un servizio fatto anche di premura per questi sacerdoti, perché anche loro qualche volta si ammalano, quindi se hanno bisogno che andiamo in farmacia per prendere le medicine oppure di andarli a trovare in ospedale. Oltre a questo servizio ai sacerdoti abbiamo il servizio alle famiglie e ai bambini che accogliamo qui al dispensario. Che è un servizio forse più visibile: cerchiamo di accogliere questi bambini, favorire per quanto possibile la loro salute, mediante l'attenzione della loro persona e soprattutto tenendo presente la dignità della persona. Cerchiamo anche di venire incontro alla loro formazione e con momenti di preghiera tra di loro oppure con i volontari.
Proprio ieri, 8 maggio, avete festeggiato i 98 anni del vostro dispensario in Vaticano. Cosa significa per voi assistere i bambini poveri e migranti e le loro madri, vicino alla casa del successore di Pietro?
R. – E’ una cosa molto bella, dare la possibilità anche a queste famiglie che sono lontane dai loro Paesi di far crescere bene questi bambini e dargli la possibilità, come ad altri bambini qui di Roma, di accedere ai vari servizi della Salute.
In questo periodo di pandemia, il Dispensario è rimasto aperto?
R. – No, però adesso suor Antonietta (Colacchi la resposabile del Dispensario pediatrico, n.d.r) con la sua equipe e anche il dottore che l’aiuta, stanno organizzando come fare perché devono sanificare tutti gli ambienti e devono avere tutte le attrezzature necessarie per poter accogliere queste famiglie. Non c’è ancora una data certa, ma si pensa di poter riaprire dopo la metà di maggio.
Però le Figlie della Carità sono in Vaticano da più tempo, esattamente dal 1884, chiamate da Leone XIII. Ci può raccontare come accadde?
R. – C’era una grande pestilenza, come al giorno d’oggi, con questa pandemia. Leone XIII chiese alla nostra madre generale a Parigi se potevano venire delle suore qui a dargli una mano. Credo fossero poche, 3 o 4.
Quando è stata edificata Casa Santa Marta, san Giovanni Paolo II vi ha chiamate a servire in questa casa, che poi Papa Francesco ha scelto anche per sé. Questo è un servizio diverso da quello per i malati più poveri. Come si lega al carisma della vostra fondatrice?
R. – E’ diverso ma è sempre una presenza di carità. Perché ognuno di noi sente il bisogno di uno sguardo, di un’attenzione, di un saluto. E’ carità nobile, al di là di un servizio manuale, concreto. Papa Francesco parla sempre di un’attenzione fatta di sguardi, di dare per primi il saluto…
Preghiera e carità sono i pilastri della vostra Regola. Riuscite a pregare anche con chi assistete, i bambini, le loro madri, e anche gli ospiti di Casa Santa Marta?
R. – Suor Antonietta diverse volte all'anno organizza degli incontri sia per le mamme con i bambini e per i volontari, di preghiera e anche di formazione con i volontari. Noi qui a Casa Santa Marta, con i sacerdoti, il primo giovedì del mese, la sera alle 9 facciamo l'adorazione con tutti i sacerdoti residenti. E’ un momento forte, comunitario. Poi durante le nostre feste vincenziane, alcuni partecipano alle nostre celebrazioni. Ad esempio, quando festeggiamo i voti, il 25 marzo, ci sono sempre i sacerdoti presenti, come il 27 settembre per la festa di San Vincenzo, e c’è anche il personale. È un momento comunitario, bello. Non c'è separazione tra carità e preghiera, perché - io lo dico sempre a me stessa e alle consorelle e anche quando ho motivo di incontrarmi con qualcuno con il personale o con i sacerdoti - la preghiera del mattino da’ spessore e significato poi ai piccoli gesti della giornata.
Ed è un servizio che voi fate anche preparando la Messa del Papa nella cappella di Casa Santa Marta…
R. – C’è una suora proprio incaricata per i piccoli servizi all'interno dell’appartamento dove abita Papa Francesco. Mentre per la Messa sarei io l’incaricata, di fare in modo che sia tutto pronto, ordinato, preciso e non solo per la celebrazione di Papa Francesco, ma anche nelle cappelline dove celebrano i monsignori residenti.
E’ una grazia stare con il Papa ogni mattina…
R. – Sì, veramente. C’è tanta gioia. E questa gioia nasce, scaturisce anche soltanto dall’ incontrarlo. Quando lui viene per la celebrazione del mattino è lui il primo a venirti incontro e porgerti la mano per salutarti: io le prime volte sono rimasta e invece dopo mi sono incamminata per ricevere questo saluto, questa stretta di mano, questo augurio di buona giornata, di buon lavoro. Io poi venivo da un'altra realtà molto diversa, da una Caritas diocesana, a Rimini, e quindi tutto un altro lavoro, però l'impegno e l'amore, mi creda, che io ho messo in quegli anni tantissimi, che sono stata là con i poveri (12, n.d.r) è lo stesso fervore, lo stesso amore che metto qui nel servizio a Santa Marta.
Un episodio che ricorda in questi quattro anni di servizio?
R. – Per le nostre feste di comunità, ma è successo anche per qualche compleanno, il Papa arriva al mattino, per la celebrazione della Messa, con una borsettina, di quelle di carta, bianca, e ci dice: “Questo è per voi, per far festa". E questa è la delicatezza, la premura anche per queste “figlie”, tra virgolette, che le prime volte mi ha lasciato sorpresa. Poi invece ho capito la grandezza d'animo di questa persona.
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