Francesco: non possiamo fingerci sani in un mondo malato
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Il disastro ambientale in Siberia piomba come un emblematico macigno di ghiaccio sulla Giornata mondiale dell’ambiente e rende se possibile più potenti le parole di Francesco. Il tono del messaggio che invia al presidente colombiano è di urgenza, condensa la preoccupazione di uno sguardo che non si rassegna e chiama a raccolta. Quelle “inflitte alla nostra madre terra – scrive Francesco – sono ferite che sanguinano anche in noi. La cura degli ecosistemi ha bisogno di uno sguardo al futuro, che non rimanga solo nell'immediato, alla ricerca di un guadagno facile e veloce; uno sguardo carico di vita e che cerchi la conservazione a beneficio di tutti”.
Mai muti davanti allo sfruttamento
Le tre pagine della lettera, indirizzata al presidente colombiano Duque Márquez, nascono direttamente dal magistero del Papa su questo tema, a pochi giorni dall’annuncio di un Anno speciale dedicato alla Laudato si’, pubblicata cinque anni fa ma attuale come non mai. “La tutela dell'ambiente e il rispetto della "biodiversità" del pianeta sono temi che ci riguardano tutti. Non possiamo fingere di essere sani in un mondo che è malato”, insiste Francesco, voce che sprona all’assunzione di responsabilità. “Non possiamo – dice – rimanere muti di fronte al clamore quando vediamo i costi molto elevati della distruzione e dello sfruttamento dell'ecosistema. Non è il momento di continuare a guardare dall'altra parte, indifferenti ai segni di un pianeta che viene saccheggiato e violato dall'avidità del profitto e in nome - più volte - del progresso”.
Decisioni coraggiose
A noi, ribadisce il Papa – rivolgendosi in particolare ai partecipanti alla Giornata mondiale dell'Ambiente, impegnati in incontri a distanza per la pandemia – sta “invertire la tendenza e scommettere su un mondo migliore e più sano, lasciarlo in eredità alle generazioni future. Tutto dipende da noi; se lo vogliamo davvero”. E l’invito speciale è per l’appunto alla condivisione di ciò che l’Enciclica sollecita, a essere “più consapevoli – scrive – della cura e della protezione della nostra casa comune, così come dei nostri fratelli e sorelle più fragili e scartati nella società”. Per questo, chiosa, “vi incoraggio in questo compito che avete intrapreso, affinché le vostre deliberazioni e conclusioni siano sempre a favore della costruzione di un mondo sempre più abitabile e di una società più umana, in cui ci sia spazio per tutti e nessuno resti in piedi”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui