Il Papa: dove non c’è cura per gli anziani, non c’è futuro per i giovani
Marina Tomarro - Città del Vaticano
"La pandemia del Covid-19 ha evidenziato che le nostre società non sono abbastanza organizzate per fare posto agli anziani, con giusto rispetto per la loro dignità e la loro fragilità. Dove non c’è cura per gli anziani, non c’è futuro per i giovani". Così stamani il Papa in un tweet nella Giornata Mondiale contro gli abusi sugli anziani. È sempre stata grande l’attenzione di Papa Francesco verso la terza età. Più di una volta il Pontefice ha sottolineato la ricchezza che portano i “nonni” nel mondo, contro una mentalità che vorrebbe considerarli solo un peso ed emarginarli dalla società. “Gli anziani – ha detto durante un’udienza organizzata dall’ANLA , l’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani lo scorso dicembre - sono come alberi che continuano a portare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il loro contributo originale per una società ricca di valori e per l’affermazione della cultura della vita”.
Dialogo nonni e nipoti
Forte è sempre stato il suo invito ad un incontro tra generazioni diverse, ad una continuità di comunicazione tra nonni e nipoti, con l'esortazione a entrambi a venirsi incontro. “Il futuro sarà nel dialogo tra i giovani e gli anziani” aveva spiegato il Papa sempre all'incontro con l'ANLA. E gli anziani diventano anche un mezzo prezioso attraverso cui trasmettere la fede. “Sono loro – ha detto il Papa lo scorso gennaio incontrando i partecipanti al primo Congresso internazionale di pastorale degli anziani - l’anello indispensabile per educare alla fede i piccoli e i giovani. Dobbiamo abituarci a includerli nei nostri orizzonti pastorali e a considerarli, in maniera non episodica, come una delle componenti vitali delle nostre comunità. Essi possono essere attori di una pastorale evangelizzatrice, testimoni privilegiati dell’amore fedele di Dio”.
La terza età ai tempi del Covid-19
Gli anziani, che secondo le ultime stime ONU sono circa 703 milioni nel mondo, spesso diventano vittime fragili di abusi, psicologici, fisici e in molti casi anche economici. Soprattutto in questo periodo di Pandemia a causa del Covid-19, sono stati loro i più colpiti. Solo in Italia circa l’80% delle vittime ha un’età superiore ai 65 anni. Anche il Papa ha spesso pregato per loro in questi mesi molto duri, come nella Messa mattutina a Santa Marta del 17 marzo, dedicata proprio ai nonni. “Io vorrei – ha sottolineato il Pontefice - che oggi pregassimo per gli anziani che soffrono questo momento in modo speciale, con una solitudine interna molto grande e alle volte con tanta paura. Preghiamo il Signore perché sia vicino ai nostri nonni, alle nostre nonne, a tutti gli anziani e dia loro forza. Loro ci hanno dato la saggezza, la vita, la storia. Anche noi siamo vicini a loro con la preghiera”.
L’importante presenza dei volontari
E spesso gli unici pronti a lenire la solitudine delle lunghe giornate dei nonni costretti a rimanere chiusi in casa erano i volontari delle varie associazioni, come l’Auser che da sempre si occupa della terza età. “Quello che è successo in questi mesi è aberrante – spiega il presidente Auser Enzo Costa – ed è stato il frutto di una poca attenzione verso la terza età. Come Auser durante la quarantena ci siamo occupati quotidianamente di oltre quarantamila anziani che vivevano da soli e senza nessun aiuto. Oltre alla vicinanza psicologica, abbiamo portato loro gli aiuti concreti, come la spesa e le medicine, perché nessuno li ha presi in carico e questo è stato un grande errore”. Tante sono state le morti avvenute all’interno delle Case di riposo, dove spesso si sono sviluppati focolai di contagio tra gli ospiti. “La casa di riposo – continua Costa – non è la soluzione. Nessuno desidera vivere in un posto differente da casa propria, soprattutto se ancora autosufficiente. Questa grande tragedia che abbiamo vissuto, ci deve far riflettere e far ripartire con un nuovo modo di ragionare dove al centro ci sia la dignità della persona, qualunque età abbia”.
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