Il Papa e lo sport, testo di Zanardi per un libro della LEV
Alex Zanardi
Cos’è il benessere? Fortuna, successo, denaro o piuttosto saper soddisfare la propria anima comprendendo davvero cosa fare nella vita. Se è questa la risposta, occorrerebbe domandarselo con lucidità. Perché capita di prendere decisioni che poi, a distanza di tempo, riconsideriamo. Vediamo gli altri correre verso una meta e, nel timore di lasciarci alle spalle qualcosa d’importante, proviamo ad agganciare il gruppo senza nemmeno domandarci dove il gruppo stia andando.
Se non è il correre l’aspetto più piacevole dell’avanzare verso un orizzonte, se il grande obiettivo altro non è che una buona scusa per fare qualcosa che amiamo, sapete che c’è? Correre è molto faticoso! Credo si capisca ciò che voglio dire. Sono un privilegiato, uno che dalla vita ha avuto in dono più di una occasione. E, lo ammetto, forse è grazie a questo che ho compreso la cosa fondamentale: per me, salire su un’auto da corsa o su una Handbike non era importante per provare a vincere; ho vinto, dopo e perché avevo compreso che desideravo tantissimo salirci.
Il mondo di oggi, ipertecnologico, consumista e in continua evoluzione, ha ramificato le strade percorribili al punto da poter anche spaventare un ragazzo che sta iniziando il suo percorso. Le possibilità sono tante e quel ragazzo, nel troppo, può anche far fatica a capire cosa sognare. Come riuscire allora? E noi, che di lì siamo in qualche modo già passati, che strumenti abbiamo per esortare i nostri ragazzi a essere curiosi, a spiegare loro che, per quanto difficile possa essere riconoscere la propria strada, sarà la stessa appartenenza a quel percorso a svelare come dentro ognuno di noi alberghi sempre abbastanza talento per riuscire? Indicare esempi positivi può essere la risposta che regala loro ispirazione. E, non importa l’ambito, sono certo che questa abbondi attorno a noi. In chi lavora con impegno e non solo nello sport. In tante delle nostre relazioni e anche nelle grandi vocazioni mostrate da alcune persone. Perché in fondo, ogni cosa fatta al meglio delle proprie capacità, rappresenta un grande gesto sportivo che ha il potere di ispirarci. Il segreto per accorgersene è saper guardare. Sembra semplice, ma non lo è.
Occorre egual talento ai nostri occhi per riconoscerlo nelle cose o in chi guardiamo per scorgere ispirazione in misura sufficiente a cambiarci la vita. Se questo è l’intento credo che lo sport faciliti il compito: su questo terreno ogni domenica accade qualcosa di evidente. E noi, con qualche capello bianco in testa, possiamo aiutare i nostri ragazzi a decifrare il messaggio che molti atleti ci passano quando tagliano un traguardo davanti a tutti. Quello che non risiede nel successo ottenuto in quell’attimo, perché si aggiunge soltanto al bene che ha colorato meravigliosamente il loro cammino. Passione è la parola. Quella cosa meravigliosa che fa accadere le cose e che può benedire la nostra vita se le consentiamo di guidarla. Capire quanto appassionato lavoro ci sia stato dietro la lunga costruzione del gesto di un atleta, ci aiuta a spiegare ai ragazzi chi sia davvero il fuoriclasse. Un uomo che ha capito per tempo quanto importante sia percorrere con gioia il cammino piuttosto che farsi dominare dall’illusione di doverlo concludere prima degli altri.
Davanti o meno al mondo con cui sei in gara, la felicità deriva da altro. Ogni giorno una cosa, un passo. Grande o piccolo che possa essere, colorerà la nostra vita facendoci avanzare fin troppo velocemente verso l’orizzonte che abbiamo deciso di inseguire. Questa è l’inconsapevole forma d’ispirazione che lo sport e i suoi grandi campioni possono regalarci. Forse, assieme ai capelli bianchi, l’unica cosa in comune che sento umilmente di avere col Santo Padre, che ha voluto realizzare quest’opera, è il desiderio di far riflettere nel modo migliore chi guarda e vive lo sport. Che assieme a tante storture, va detto, sa anche regalarci storie meravigliose di cui anche noi, volendo, possiamo essere protagonisti.
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