Paolo VI in America Latina, il Sessantotto della carità
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Basteranno tre giorni per trasformare il formale El Soberano Pontifice dell’arrivo nel più affettuoso Papa Paulo del commiato. I titoli e gli articoli dei giornali dell’epoca restituiscono la parabola della prossimità di Paolo VI ai colombiani. L’austera figura del grande Papa del Concilio, che per prima scavalcava l’Atlantico per l’America Latina, già al gesto del bacio dato chino a terra sul suolo di Bogotà diventa familiare come quella di un vecchio amico. Da lì in poi saranno tre giorni di folla ininterrotti – due milioni solo le persone accalcate a bordo strada tra l’aeroporto alla cattedrale in piazza Bolivar. E di entusiasmo e di riconoscenza per quell’uomo che veniva a portare con molta umiltà il messaggio di pace del Vangelo nel continente ostaggio delle dittature militari.
Il fitto programma in sole 72 ore prevede una ventina di appuntamenti. Non tutti accompagnati da lunghi discorsi, ma alcuni sono molto attesi, considerati gli interlocutori. Perché Paolo VI incontrerà i “grandi” della società ma anche i piccoli, i campesinos. E quello che dirà, sarà potente, la consueta eleganza del linguaggio mai scapito della chiarezza. Per esempio quando ai primi, “agli uomini delle classi dirigenti”, l’oligarchia della ricchezza, chiede esplicitamente di staccarsi dalla “staticità della vostra posizione, che può essere o apparire privilegiata, per mettervi al servizio di chi ha bisogno della vostra ricchezza”.
Con i contadini, durante la storica Messa che celebra con 300 mila di loro, Papa Montini pronuncia capolavoro di solidarietà che commuove tutti. Perché mai i siervos della terra avevano sentito rivolgersi direttamente da un Papa parole come queste: “Noi conosciamo le condizioni della vostra esistenza: sono per molti di voi condizioni misere, spesso inferiori al bisogno normale della vita umana. Voi ora ci ascoltate in silenzio: ma noi piuttosto ascoltiamo il grido che sale dalle vostre sofferenze e da quelle della maggior parte dell'umanità”.
In tre giorni Papa Montini lascia un segno che varrà per anni. Inaugura il Congresso eucaristico internazionale e soprattutto la seconda Assemblea generale dei vescovi dell’America Latina. E ai pastori del continente, in cui i venti del Sessantotto sono diversi da quelli europei ma spirano comunque carichi di tensione, Paolo VI indica la traiettoria della carità senza deviazioni. “Noi – dirà loro – ripetiamo ancora una volta a questo proposito: non l’odio, non la violenza sono la forza della nostra carità. Fra le diverse vie verso una giusta rigenerazione sociale, noi non possiamo scegliere né quella del marxismo ateo, né quella della rivolta sistematica, né tanto meno quella del sangue e dell’anarchia”.
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