Francesco: prego per la Nigeria, preda di violenze e terrorismo
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
La finestra di Francesco è sempre più larga della Piazza su cui si affaccia. Stavolta è la Nigeria a occupare spazio nei pensiero e nel cuore del Papa. In un Angelus e dopo Angelus di impronta totalmente mariana, il Papa sceglie il giorno solenne dell’Assunta per ricordare una sofferenza che si consuma senza troppe attenzioni mediatiche. “Oggi – dice – vorrei pregare in particolare per la popolazione della regione settentrionale della Nigeria, vittima di violenze e attacchi terroristici”.
Gli attacchi
La violenza sotto forma di attacchi da parte di presunte milizie Fulani è aumentata di recente nel nord della Nigeria, in particolare nello Stato di Kaduna. I resoconti dei media locali attribuiscono al gruppo almeno tre attacchi nel Kaduna meridionale nel solo mese di luglio. A giugno, circa 76 persone erano state uccise nell'area del governo locale di Sabon Birni nello stato di Sokoto. Mentre risale al mese scorso il barbaro assassinio di cinque operatori umanitari da parte delle milizie di Boko Haram, che li avevano sequestrati in giugno.
“I nostri cuori stanno sanguinando”
Da Roma a voce di Francesco si unisce a quella dei vescovi nigeriani che hanno più volte denunciato la "crescente insicurezza" e gli atti di terrorismo. In un comunicato di pochi giorni fa l’episcopato della CBCN parlano esplicitamente di “massacro attualmente in corso nel Kaduna meridionale”. “I nostri cuori – si legge – stanno sanguinando” ma “le uccisioni devono finire”, scandisce il presidente dell’episcopato locale, l'arcivescovo di Benin City, Augustine Obiora Akubeze.
Quaranta giorni di preghiera
Dai vescovi è nata l’iniziativa di indire “40 giorni di preghiera per la salvezza del Paese”, a partire dal 22 agosto, durante i quali i fedeli sono invitati a recitare quotidianamente alle ore 12, dopo la preghiera dell’Angelus, un Padre Nostro, tre Ave Maria e un Gloria al Padre. La forza d’urto dell’implorazione a Dio “perché salvi la Nigeria”, unita all’appello alle autorità: “Gli autori delle uccisioni – scrivono – devono essere assicurati alla giustizia”. “Non ci sarà mai uno sviluppo – chiosano – costruito sullo spargimento di sangue di persone innocenti brutalmente assassinate dai fondamentalisti religiosi senza alcun ricorso alla giustizia per le vittime".
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