Francesco: non dimentichiamo le vittime del coronavirus
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
È l’ombra che non passa, il virus globale, il piccolo nemico dai grandissimi numeri, di contagiati e morti. Quella del Papa, a fine Angelus, è quasi un’implorazione, ripetuta, addolorata:
E non dimentichiamo. Non dimentichiamo le vittime del coronavirus. Questa mattina ho sentito la testimonianza di una famiglia che ha perso i nonni senza poterli congedare e salutare nello stesso giorno. Tanta sofferenza, tante persone che hanno lasciato la vita, vittime della malattia e tanti volontari, medici, infermieri, suore, sacerdoti, che anche hanno lasciato la vita. Ricordiamo le famiglie che hanno sofferto per questo.
Sisma, preghiera per la speranza
Il dramma del Covid-19 è una ferita aperta, ma ci sono dolori più sordi che se il tempo lenisce, il ricordo che si accende in certe giornate rende vividi. Lo sanno coloro che lungo l’Appennino, tra Accumoli e Arquata del Tronto in particolare, la notte del 24 agosto di quattro anni fa hanno visto andare in macerie affetti, case, una vita. Anche per loro Francesco ha avuto un pensiero:
Domani, si compiono anche, quattro anni dal terremoto che ha colpito l’Italia Centrale. Rinnovo la preghiera per le famiglie e le comunità che hanno subito maggiori danni, perché possano andare avanti con solidarietà e speranza e mi auguro che si acceleri la ricostruzione, affinché la gente possa portare a vivere serenamente in questi bellissimi territori dell’Appennino.
Ed è simpatico il complimento che il Papa rivolge tra gli altri ai giovani della Parrocchia del Cernusco sul Naviglio, partiti da Siena in bicicletta e giunti oggi a Roma lungo la Via Francigena. L’ammirazione dalla finestra più importante è tutta per loro: “Siete stati bravi!”
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