Il Papa: il dialogo, unica strada per i Paesi del Nilo
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
È come un enorme crocevia con una diga che può alterare millenari equilibri e dunque un incrocio ad alto tasso di diplomazia. La “questione del Nilo” sulla quale si sofferma il Papa nel dopo Angelus è annosa. Il suo invito a Egitto, Etiopia e Sudan “a continuare sulla via del dialogo affinché il Fiume Eterno continui a essere una linfa di vita che unisce e non divide, che nutre sempre amicizia, prosperità, fratellanza e mai inimicizia, incomprensione o conflitto”, ha alle spalle delle valutazioni su cui attualmente i tre Paesi africani si dividono.
La questione della diga
Dal 2011 l’Etiopia sta costruendo sul Nilo Azzurro il più grande impianto idroelettrico del continente di 6000 MW di potenza. Il progetto, che avrà una una capacità di 72 miliardi di metri cubi d’acqua per un valore di 4,6 miliardi di dollari, è denominato “Grand Ethiopian Renaissance Dam” e il suo scopo, una volta a regime, sarà quello di incrementare lo sviluppo dell’Etiopia, perché maggiore elettrificazione significa maggiore industrializzazione. Per Sudan ed Egitto la preoccupazione è invece che la diga possa diminuire l’approvvigionamento d’acqua verso i loro confini e creare seri problemi interni come ad esempio in caso di siccità.
Mediazioni in atto
Recentemente, all’inizio di questo mese, l’Unione Africana ha fatto da mediatrice tra i tre Stati in una tre giorni in videoconferenza per discutere le questioni ancora in sospeso riguardanti la diga e anche l’Onu, pur non essendo direttamente coinvolta nella questione, ne segue da vicino gli sviluppi.
L'unica strada è intendersi
Ecco dunque che ben si comprendono le parole finali dell’appello di Francesco, quando ai tre Paesi coinvolti dice: “Sia il dialogo la vostra unica scelta, per il bene delle vostre care popolazioni e del mondo intero”.
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