La preghiera e l'appello del Papa per il Libano in questo tragico momento
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Dopo la pausa estiva del mese di luglio, il Papa ha incentrato l'Udienza Generale sul tema della guarigione, ricordando le diverse ferite - ancora aperte - legate alla pandemia di Covid-19. E dopo la catechesi, Francesco ha rivolto il suo pensiero a tutto il Libano e in particolare a Beirut dove ieri si sono registrate violente esplosioni che non hanno precedenti nella storia del Paese.
Un momento doloroso, serve l'impegno di tutti
Il Papa ha innanzitutto pregato per le vittime ed i loro familiari, con il pensiero alle decine di morti ed alle migliaia di feriti. Quindi ha esteso il suo sguardo all'intero Paese lanciando un appello a tutte le componenti sociali, politiche e religiose, affinché operino insieme per permettere al Libano di superare questa crisi:
Ieri a Beirut, nella zona del porto, delle fortissime esplosioni hanno causato decine di morti e migliaia di feriti, e molte gravi distruzioni. Preghiamo per le vittime e per i loro familiari; e preghiamo per il Libano, perché, con l’impegno di tutte le sue componenti sociali, politiche e religiose, possa affrontare questo momento così tragico e doloroso e, con l’aiuto della comunità internazionale, superare la grave crisi che sta attraversando.
La cronaca
L'ultima esplosione, avvenuta nel pomeriggio di ieri al porto di Beirut, è stata udita fino a duecento chilometri di distanza. Interi palazzi sono crollati, le immagini che provengono dal porto e dalle strade adiacenti sono spettrali, automobili e case danneggiate in numerosi quartieri della capitale libanese. Ma è il bilancio delle vittime, del tutto provvisorio, a destare preoccupazione: i morti sono almeno cento ed i feriti più di quattromila secondo quanto comunicato questa mattina dalla Croce Rossa locale.
Le cause
Venendo alle cause, secondo la versione ufficiale riferita direttamente dal presidente del Libano, Michel Aoun, a provocare l'esplosione potrebbe essere stato un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate circa sei anni fa da una nave. Le indagini sono in corso ed altre ipotesi non possono al momento essere escluse. "I responsabili della catastrofe ne pagheranno il prezzo", ha detto il primo ministro Hassan Diab in un discorso televisivo, senza tuttavia sbilanciarsi in alcuna ipotesi.
La nube tossica
Cresce anche la preoccupazione per le conseguenze, nel breve e medio periodo, dell'esplosione. Il ministro della salute libanese Hamad Hasan ha consigliato di lasciare la città Beirut a chiunque possa farlo. Hasan - citato dai media locali - ha affermato infatti che materiali pericolosi sprigionatisi nell'aria dopo le deflagrazioni potrebbero avere effetti a lungo termine anche mortali.
L'attenzione di Francesco per il Libano
In diverse occasioni il Papa ha rivolto il suo pensiero al Libano, alle prese con una difficile crisi economica e sociale, aggravatasi a seguito della pandemia di Covid-19. Lo scorso mese di maggio, in particolare, ha deciso di inviare alla Nunziatura apostolica di Harissa 200 mila dollari per sostenere 400 borse di studio nel Paese mediorientale, afflitto da “una grave crisi che sta generando sofferenza, povertà e rischia di ‘rubare la speranza’ soprattutto alle giovani generazioni, che vedono faticoso il loro presente e incerto il loro futuro”. Il Papa - si leggeva nella nota dello scorso maggio - “con paterna sollecitudine” ha continuato a seguire in questi mesi la situazione dell’amato Libano, definito da San Giovanni Paolo II ‘Paese Messaggio’, luogo in cui Benedetto XVI promulgò l’Esortazione Post-Sinodale Ecclesia in Medio Oriente, e da sempre esempio della convivenza e fratellanza che il Documento per la Fratellanza Umana ha voluto offrire al mondo intero.
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