Il Papa: vaccino anti-Covid per tutti, specie per i poveri
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Una chiamata ad “agire ora”, per “cambiare questo mondo” che è “ingiusto per i poveri e i più vulnerabili”, prima che il virus possa nuovamente intensificarsi, “per guarire le epidemie provocate da piccoli virus invisibili”, e quelle “provocate dalle grandi e visibili ingiustizie sociali”, partendo “dall’amore di Dio, ponendo le periferie al centro e gli ultimi al primo posto”. E’ quella di Papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale di oggi, la terza incentrata sulla pandemia di Covid-19, pronunciata ancora una volta nella Biblioteca del Palazzo apostolico, senza fedeli. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Agire per cambiare le "strutture sociali malate"
Agire ora per cambiare le “strutture sociali malate” e “far crescere un’economia di sviluppo integrale dei poveri e non di assistenzialismo”. Perché il rischio, sottolineato dal Papa, è che nel vaccino per il Covid-19 si dia “la priorità ai più ricchi”. E sarebbe scandaloso se tutta l’assistenza economica prevista, soprattutto con denaro pubblico “si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato”.
Curare anche il grande virus dell'ingiustizia e disuguaglianza
Un virus “che non fa eccezioni tra le persone”, esordisce Francesco, “ha trovato, nel suo cammino devastante, grandi disuguaglianze e discriminazioni. E le ha aumentate!”. La risposta alla pandemia dev’essere quindi duplice. Da un lato “è indispensabile trovare la cura per un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero”.
Dall’altro, dobbiamo curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli.
La risposta del Vangelo: l'opzione preferenziale per i poveri
Questa è la risposta di chi segue il Vangelo e la sua “opzione preferenziale per i poveri”, spiega il Pontefice. Che non è - chiarisce "a braccio" - "un’opzione politica; neppure un’opzione ideologica, un’opzione di partiti", ma è "al centro del Vangelo". Nel brano della Lettera ai Corinzi che ha introdotto la catechesi, ricorda, san Paolo sottolinea che Gesù "essendo ricco, si è fatto povero per arricchire noi". E quindi " c'è questa opzione, al centro dell’annuncio di Gesù".
Gesù ha rischiato, per essere vicino ai poveri
E dev'essere anche la risposta dei seguaci di Gesù, che venendo nel mondo, “non ha scelto una vita di privilegio, ma la condizione di servo”, nascendo “in una famiglia umile” e lavorando “come artigiano”. All’inizio della sua predicazione, ricorda Papa Francesco, “ha annunciato che nel Regno di Dio i poveri sono beati”, e “stava in mezzo ai malati, ai poveri e agli esclusi, mostrando loro l’amore misericordioso di Dio”. Per questo, "tante volte è stato giudicato come un uomo impuro perché andava dai malati, dai lebbrosi", e "ha rischiato per essere vicino ai poveri".
I poveri sono la missione di tutta la Chiesa
I cristiani, quindi, “si riconoscono dalla loro vicinanza ai poveri, ai piccoli, ai malati e ai carcerati, agli esclusi e ai dimenticati, a chi è privo del cibo e dei vestiti”. E il Papa invita a leggere Matteo, capitolo 25, con il "famoso protocollo sul quale saremo giudicati tutti".
Questo è un criterio-chiave di autenticità cristiana. Alcuni pensano, erroneamente, che questo amore preferenziale per i poveri sia un compito per pochi, ma in realtà è la missione di tutta la Chiesa.
Camminare con i poveri, che ci evangelizzano
Citando san Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollicitudo rei socialis, Francesco aggiunge: “Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri”. Questa preferenza per i più bisognosi, che ci viene da fede, speranza e amore, “va oltre la pur necessaria assistenza”, prosegue il Pontefice riprendendo alcuni passi della sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, perché implica “il camminare assieme, il lasciarci evangelizzare da loro, che conoscono bene Cristo sofferente, il lasciarci “contagiare” dalla loro esperienza della salvezza, dalla loro saggezza e creatività”.
Condividere con i poveri significa arricchirci a vicenda. E, se ci sono strutture sociali malate che impediscono loro di sognare per il futuro, dobbiamo lavorare insieme per guarirle, per cambiarle.
La "normalità" non sono ingiustizie e degrado ambientale
Portare le periferie al centro, chiarisce ancora Papa Francesco, significa centrare la nostra vita in Cristo, “che ‘si è fatto povero’ per noi, per arricchirci ‘per mezzo della sua povertà’. E’ giusto essere “preoccupati per le conseguenze sociali della pandemia”, sottolinea il Papa, e voler “tornare alla normalità e riprendere le attività economiche”. Ma questa “normalità” non dovrebbe, “comprendere le ingiustizie sociali e il degrado dell’ambiente”. Da una crisi, ricorda Francesco, non si esce uguali: o usciamo migliori o usciamo peggiori: per essere migliori, dobbiamo eliminare "le ingiustizie sociali e il degrado ambientale".
No a profitti non legati alla creazione di lavoro dignitoso
Oggi, prosegue il Pontefice, “abbiamo un’occasione per costruire qualcosa di diverso”. Per esempio, possiamo far crescere un’economia di sviluppo integrale dei poveri e non di assistenzialismo. Le opere assistenziali , chiarisce Papa Francesco, "sono importanti", come il volontariato, "che è una delle strutture più belle che ha la Chiesa italiana". Ma dobbiamo andare oltre, "risolvere i problemi che ci spingono a fare assistenzialismo".
Un’economia che non ricorra a rimedi che in realtà avvelenano la società, come i rendimenti dissociati dalla creazione di posti di lavoro dignitosi. Questo tipo di profitti è dissociato dall’economia reale, quella che dovrebbe dare beneficio alla gente comune.
Triste se per il vaccino si desse priorità ai ricchi
Un profitto, aggiunge il Papa, che “inoltre risulta a volte indifferente ai danni inflitti alla casa comune”. L’opzione preferenziale per i poveri, chiarisce ancora, un’”esigenza etico-sociale che proviene dall’amore di Dio”, ci spinge “a pensare e disegnare un’economia dove le persone, e soprattutto i più poveri, siano al centro”. E ci incoraggia, sottolinea Francesco, “anche a progettare la cura dei virus privilegiando coloro che ne hanno più bisogno”.
Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di tale o quale nazione e non sia universale e per tutti. E che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato.
Cambiamo il mondo, con gli ultimi al primo posto
Questi sono i quattro criteri per scegliere, secondo il Pontefice, "quali saranno le industrie da aiutare: quelle che contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune e alla cura del creato". Per questo, conclude Papa Francesco, “se il virus dovesse nuovamente intensificarsi in un mondo ingiusto per i poveri e i più vulnerabili, dobbiamo cambiare questo mondo”. Seguendo Gesù, il medico “della guarigione fisica, sociale e spirituale”…
Dobbiamo agire ora, per guarire le epidemie provocate da piccoli virus invisibili, e per guarire quelle provocate dalle grandi e visibili ingiustizie sociali. Propongo che ciò venga fatto a partire dall’amore di Dio, ponendo le periferie al centro e gli ultimi al primo posto.
Con il "protocollo" dell'amore, il mondo sarà più sano
Mettiamo allora in pratica, nella ripresa dalla pandemia, il "protocollo" sul quale saremo giudicati , Matteo capitolo 25,. E "a partire da questo amore, ancorato alla speranza e fondato nella fede, un mondo più sano sarà possibile". Se faremo il contrario, "usciremo peggio dalla crisi". Chiediamo al Signore, è la preghiera finale del Papa, che "ci dia la forza per uscire migliori, rispondendo alle necessità del mondo di oggi".
Il pensiero alle famiglie che non hanno potuto fare vacanze
Nel salutare i fedeli inglesi, Francesco rivolge un pensiero particolare "alle famiglie che quest’anno hanno dovuto rinunciare alle vacanze estive" e le affida al Signore, "perché dia loro serenità e gioia". E rivolgendosi agli italiani, ricorda la memoria liturgica, domani, di San Bernardo di Chiaravalle, “grande dottore della Chiesa e soprattutto tenero cantore della Madonna”. Il suo esempio, è l’auspicio del Pontefice, “susciti in ciascuno il desiderio di abbandonarsi con fiducia alla materna protezione della Vergine santa, consolatrice degli afflitti”.
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