Ad Assisi in un giorno di straordinaria fraternità
Antonella Palermo - Assisi
Il flusso ininterrotto dei pellegrini alla tomba di san Francesco d’Assisi è ordinato, devoto. I volti coperti dalle mascherine ma negli sguardi si coglie la ricerca di un approdo spirituale. C’è pioggia a tratti e vento, ma qui si arriva anche a piedi dai santuari limitrofi, da ogni parte della penisola.
Le Frecce Tricolori in omaggio al Patrono d’Italia nel giorno della vigilia della festa si mescolano al suono delle campane della Basilica in cui rifulgono i colori degli affreschi noti nel mondo intero. Mentre si celebra la commemorazione del transito del Poverello, ovunque l’entusiasmo di sapere che il Papa ritorna qui, per la quarta volta, a suggellare il documento sulla fratellanza e l’amicizia sociale “Fratelli tutti”. “Ce n’è tanto bisogno - dicono - nelle famiglie, nel lavoro, l’abbiamo come perduto questo valore”. Tra i pellegrini qualcuno ci racconta cosa significa, nella vita quotidiana, la parola fratellanza:
R. - Per me fratellanza significa uscire dagli schemi di un sistema economico che ci sta opprimendo, un sistema basato solo sul profitto. La fratellanza è veramente l’unico sistema per uscirne.
R. - La fratellanza per me è capire che il prossimo non è distante da noi, no. Tutti quanti abbiamo le stesse problematiche e anche le stesse gioie. Gioiamo delle stesse piccole cose e ci preoccupiamo delle stesse cose, magari se ce ne ricordassimo qualche volta questo ci aiuterebbe.
R. - Purtroppo la fratellanza la sento venir meno nel tempo attuale, centrato sull’egoismo e sul pensare solo alle proprie fortune e ai propri spazi, senza il rispetto per la comunità nel suo insieme.
La vita ad Assisi non si è mai fermata
Le suore che assistono i frati in sacrestia spiegano che la pandemia ha diminuito le presenze ma non il desiderio di visitare i luoghi serafici. Alla tomba ci sono le due Messe mattutine quotidiane e poi l’apertura fino a sera tardi per accogliere chi sosta anche molto a lungo a meditare. E’ un luogo caro anche a Papa Francesco che celebra la messa all’altare della cripta e firma sulla tomba del santo la sua terza enciclica.
Una visita intima e orante in connessione con il mondo
Le norme anticontagio hanno impedito la presenza di fedeli, ammessi solo una ventina di frati, tuttavia non mancano a ogni curva, a ogni salita, sotto ogni arco. Una visita intima, sobria, orante, nell’abbraccio simbolico a ogni comunità, al di là di ogni confine geografico, culturale, religioso. In quello spirito di connessione tra le persone e con il creato che paradossalmente la critica situazione sanitaria sta facendo riscoprire oltre le paure. E’ questo il messaggio che il Pontefice vuole rilanciare oggi, uscendo dal Vaticano, ancora una volta pellegrino di una Chiesa ‘in uscita’.
Nel sentirsi ‘fratelli’ c’è anche il volto materno della Chiesa
Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico che da 150 anni accoglie bambini e ragazzi con gravi disabilità e provenienti anche da aree disagiate e di guerra, con loro ha offerto l’addobbo floreale in Basilica per questa occasione speciale. Siamo qui per riscoprire anche il senso materno della Chiesa, spiega, e da donna, in quel titolo “Fratelli tutti”, mi sento pienamente coinvolta.
In che consiste la vostra opera?
R. - La nostra opera, da quasi 150 anni, si prende cura di bambini e ragazzi con disabilità gravi e gravissime, non sono solo italiani, provengono anche da altri Paesi, anche da Paesi in guerra, da Paesi poveri nei quali la persona con disabilità non è, a volte, culturalmente considerata una persona.
Questa enciclica sulla Fratellanza e l'amicizia sociale trova, nella vostra opera quotidiana di cura, un particolare valore ..
R. – L’attendiamo con gioia e con entusiasmo perché noi abbiamo bisogno di riscoprire la fraternità nella cura, perché la cura è relazione. L'uomo è relazione e abbiamo bisogno di riscoprirci parte di una stessa famiglia e abbiamo anche bisogno di riscoprire che il destino dell'altro non ci è indifferente. Senza l'altro non possiamo realizzarci e insieme possiamo veramente fare un cammino di felicità, un cammino fatto di solidarietà, di sussidiarietà, di carità e anche di giustizia. Io penso che la fraternità porti in sé tutti questi valori, che sono indispensabili per la cura delle persone così come dell'ambiente in cui vivono.
Il titolo "Fratelli tutti" è un titolo che riprende l'espressione di san Francesco d'Assisi. Nelle sue ammonizioni, come donna, si sente inclusa?
R. – Certamente, perché chiaramente si tratta di un valore universale e si tratta di una citazione. Ma proprio perché in questi casi non è possibile guardare solo il dito che indica la luna, noi ci sentiamo tutti parte di questa rivoluzione della fraternità.
Tra l'altro la cura è una disposizione che ha una forte connotazione femminile….
R.- Certamente. perché qui noi accanto ai ragazzi riscopriamo tutti il valore della maternità, il valore del prendersi cura. Ecco, questo significa stare dentro una grande famiglia.
“Abbiamo il cuore dilatato di gioia, siamo tanto grati e riconoscenti al Papa”, ci dice il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti. “Se noi potessimo imparare a trattare gli ambiti della vita sociale orientandoli ai principi della fratellanza universale, avremmo risolto i problemi del mondo, proveremmo gioia per tutti. Se avessimo davvero un'attenzione all’altro, la valorizzazione delle differenze, la reciproca cura, realizzeremmo il sogno del cuore dell’uomo, stare in paradiso fin d’ora, dentro un’armonia di rapporti in cui ogni persona ha diritto di cittadinanza, ogni vita è accolta, sostenuta, promossa”.
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