Tredici nuovi cardinali, artigiani di pace e canali di carità
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Per il Concistoro numero sette del suo Pontificato, Papa Francesco ha scelto la vigilia della prima domenica d’Avvento, inizio del nuovo anno liturgico. Alle 16, all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro – e non alla Confessione, sopra la tomba dell’apostolo, come da tradizione, e con la partecipazione solo di un centinaio di fedeli, causa emergenza sanitaria dovuta alla pandemia – il Papa presiede il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 13 nuovi cardinali. Come annunciato al termine dell’Angelus di domenica 25 ottobre, nove di loro hanno meno di ottant’anni, e dunque con il diritto a partecipare a un futuro conclave, e quattro sono ultraottantenni.
Le novità di una celebrazione in tempo di Covid-19
La cerimonia di oggi pomeriggio presenta numerose novità, tutte legate alla necessità di evitare la diffusione del contagio del nuovo coronavirus. Come tutte le celebrazioni in questo tempo di pandemia, il rito si tiene all’altare della Cattedra, alla presenza di pochi fedeli, tutti distanziati e con la mascherina. Sono laici, persone consacrate, presbiteri e vescovi legati ai cardinali di nuova creazione. E solo a 11, perché i due asiatici, il filippino Jose Fuerte Advincula, arcivescovo di Capiz, e Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei , sono rimasti nelle loro diocesi “a causa della contingente situazione sanitaria”. Saranno ugualmente creati cardinali, come è avvenuto di recente a 5 neoporporati, impossibilitati a ricevere le insegne dal Papa, e un suo rappresentante, in altro momento da stabilire, consegnerà loro la berretta, l’anello e la bolla con il titolo.
Domenica alle 10 la Messa del Papa con i nuovi porporati
Sia il Concistoro che la Messa che Francesco concelebrerà con i nuovi porporati domenica mattina alle 10, sempre all’altare della Cattedra, non avranno la forma della Cappella papale. Ma l’unica vera novità liturgica è l’omissione dell’abbraccio di pace che normalmente i neocardinali vanno a ricevere dagli altri di più antica creazione. Sono invece presenti, come consuetudine, i parroci e i rettori delle chiese titolari affidate ai nuovi porporati. E i riti di imposizione della berretta, consegna dell’anello e assegnazione del titolo, avvengono regolarmente davanti al Pontefice.
Niente "visite di calore", cardinali collegati via web
Dopo la celebrazione, non si svolgono, in ottemperanza alle disposizioni anticontagio in vigore, le consuete visite di cortesia, dette “di calore”, di amici e conoscenti agli eletti, in alcune sale del Palazzo apostolico e nell’Aula Paolo VI. E sicuramente non tutti i cardinali del Collegio cardinalizio potranno raggiungere Roma per unirsi alle due celebrazioni, ma parteciperanno da remoto dalla propria sede, tramite una piattaforma digitale in collegamento con la basilica vaticana.
Berrette e zucchetti per nove elettori
Il primo dei cardinali nominati da Francesco il 25 ottobre, e che rivolge il saluto al Pontefice all’inizio della celebrazione, è monsignor Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. 63 anni, originario di Qala (Malta), diocesi di Gozo, della quale è stato vescovo dal 2011 al 2019, quando Papa Francesco lo ha nominato pro-segretario generale del Sinodo dei Vescovi, monsignor Grech è diventato segretario generale il 15 settembre 2020. Il 72 enne monsignor Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, è nato a Monteroni di Lecce, ed è stato nominato vescovo di Albano da san Giovanni Paolo II nel 2004. Francesco lo ha prima scelto segretario del "Consiglio di Cardinali" per l’aiuto nel governo della Chiesa Universale e poi, il 15 ottobre di quest’anno, lo ha nominato prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Il primo cardinale nella storia del Rwanda
Monsignor Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali (Rwanda), 62 anni, dopo essere stato direttore della Caritas diocesana di Kigali, nel maggio 2013 è stato nominato vescovo della diocesi di Kibungo fino al 19 novembre 2018 quando Francesco lo ha scelto per guidare l’arcidiocesi della capitale ruandese. E’ il primo cardinale del Rwanda. L’arcivescovo di Washington (Usa) monsignor Wilton Gregory, 72 anni, dopo essere stato nominato vescovo ausiliare di Chicago nel 1983, arcivescovo metropolita di Atlanta nel 2004, e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti dal 2001 al 2004, nell’aprile 2019 è stato scelto dal Papa come arcivescovo della capitale statunitense. Il 68 enne arcivescovo di Capiz, nelle Filippine, monsignor Jose F. Advincula, dopo essere stato vescovo di San Carlos dal 2001, dal 2001 è metropolita del capoluogo dell’isola di Panay. È stato membro della Commissione per la Dottrina della Fede e Commissione per le Popolazioni Indigene della Conferenza episcopale delle Filippine. Monsignor Celestino Aós Brac, 75 anni, arcivescovo di Santiago del Cile, frate minore cappuccino, è stato inviato in Cile nel 1983. Vescovo di Copiapó nel 2014, nel marzo 2019 è stato nominato amministratore apostolico dell’arcidiocesi della capitale cilena e a dicembre arcivescovo.
Una porpora anche in Brunei, e il custode di Assisi
Primo cardinale del Brunei è monsignor Cornelius Sim, 69 anni, vescovo di Puzia di Numidia e Vicario apostolico di Brunei, laureato in ingegneria e poi ordinato sacerdote. Il 20 ottobre 2004 San Giovanni Paolo II lo ha nominato primo vicario apostolico di Brunei e vescovo di Puzia di Numidia. Il 56enne monsignor Augusto Paolo Lojudice, romano, vescovo ausiliare della diocesi del Papa dal 2015 al 2019, nel maggio dell’anno scorso viene nominato da Papa Francesco arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino. Fra Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, 55 anni, originario di Castel San Pietro Terme (Bologna), è il primo frate conventuale cardinale dal 1861. Dopo la laurea in Ingegneria meccanica è entrato nell’ordine dei Frati Minori Conventuali. Ministro provinciale a Bologna dal 2009 al 2013, da quell’anno è custode del Convento di Assisi, confermato fino al 2021.
Cardinali con più di 80 anni, dal Messico a Roma
Tra i neo cardinali senza diritto di voto in conclave, l’80 enne monsignor Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas, in Messico, viene nominato nel 1991 vescovo di Tapachula e in quegli anni è segretario generale del Celam. Nel marzo del 2000 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di San Cristóbal de Las Casas, incarico che lascia a novembre del 2017. Monsignor Silvano Maria Tomasi, arcivescovo titolare di Asolo, 80 anni, nunzio apostolico, è originario della provincia di Vicenza. Ordinato sacerdote nella congregazione religiosa dei Missionari di San Carlo – Scalabriniani, nel 1999 diventa arcivescovo di Asolo e nel Duemila nunzio apostolico in Gibuti. Dal 2003 al 2016 è osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite. Padre Raniero Cantalamessa, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, 86.enne predicatore della Casa Pontificia, originario delle Marche, nel 1980 è stato nominato nell’incarico attuale da san Giovanni Paolo II e poi confermato da Benedetto XVI nel 2005 e da Papa Francesco nel 2013. Infine monsignor Enrico Feroci, 80 anni, parroco a Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva a Roma, dal 2017 è rettore del Santuario del Divino Amore, dal 2018 del Seminario della Madonna del Divino Amore, e il primo settembre 2019 è stato nominato parroco.
"Cardini" della Chiesa
Il termine cardinale deriva dal latino cardo, "cerniera", "cardine" inteso come centro di rotazione. I cardinali, infatti, aiutano il Pontefice nell'amministrazione della Curia romana e più in generale nel governo della Chiesa universale. Ma il termine cardinale si riferiva anche a quei prelati che coadiuvavano il Vescovo di Roma durante le liturgie, ponendosi appunto ai quattro punti cardinali dell'altare. Il servizio dei cardinali ha la sua origine nella Chiesa antica, ed è strettamente collegato alla nascita della Curia romana, quando il Papa, per il governo della Chiesa, cominciò a chiamare presso di sé alcuni collaboratori, scelti tra i chierici della sua provincia ecclesiastica: i parroci della sua diocesi, i diaconi della città, preposti in origine alla cura dei poveri, i vescovi suburbicari, cioè i vescovi delle diocesi attorno a Roma. Al tempo di Papa Cleto (I secolo) erano 25 i presbiteri che aiutavano il Pontefice nel governo della comunità cristiana. Da essi nacque il titolo di cardinale presbitero, in quanto titolare di una chiesa della Diocesi di Roma. Sette erano invece le diaconie, dal numero di dipartimenti in cui la città di Roma era stata divisa per la cura dei poveri, ciascuno affidato ad un diacono. Da essi nacque il titolo di cardinale diacono.
Conclave, collegio cardinalizio, zucchetti e berrette
Ai cardinali, dopo la morte o la rinuncia del Pontefice, compete inoltre l'elezione del nuovo vescovo di Roma nell’assemblea detta conclave. Il Papa viene scelto tra gli stessi cardinali, ma può essere selezionato un uomo celibe e battezzato anche all'esterno del collegio cardinalizio, sebbene ciò sia avvenuto molto di rado. Secondo il Codice di Diritto canonico la dignità cardinalizia non è un ministero ordinato, come quelli dell’episcopato, presibiterato e diaconato. Tuttavia nel 1962 Papa Giovanni XXIII ha stabilito che tutti i cardinali devono essere per regola ordinati vescovi. Di fatto, però, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco hanno nominato cardinali alcuni sacerdoti ultraottantenni (e quindi senza diritto di voto in conclave) pur senza elevarli alla dignità episcopale. I cardinali nel loro insieme formano il collegio cardinalizio e la loro riunione sotto la presidenza del Papa è chiamata Concistoro. Ai nuovi cardinali vengono consegnati i loro anelli, zucchetti e berrette, che sono in porpora, il colore distintivo dei cardinali. Come da tradizione, nel concistoro viene assegnata ad ogni nuovo cardinale la titolarità di una chiesa di Roma, quale simbolo dell'unione dei cardinali con il Papa.
La formula di creazione: "Intrepidi testimoni di Cristo"
Nella formula di creazione scandita dal Pontefice, c’è il cuore del servizio dei cardinali di Santa Romana Chiesa. Il Papa annuncia infatti che chiama dei fratelli “perché siano uniti alla Sede di Pietro con più stretto vincolo, divengano membri del Clero di Roma, cooperino più intensamente al nostro servizio apostolico”. Essi “dovranno essere intrepidi testimoni di Cristo e del suo Vangelo nella Città di Roma e nelle regioni più lontane”. Al momento dell’imposizione dello zucchetto e della berretta cardinalizia, il Pontefice ricorda che sono rosse “a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa". Consegnando poi l’anello il Papa dice al cardinale: "Ricevi l’anello dalla mano di Pietro e sappi che con l’amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa”.
Per Francesco il cardinale "non entra in una corte"
Al di là degli schemi e delle tradizioni consolidate – compresa la non automatica designazione di porporati nelle sedi dette “cardinalizie” – Francesco fin dall’inizio del suo Pontificato ha scelto molti cardinali tra i vescovi di diocesi di frontiera. E come intenda il servizio del cardinalato, lo ha espresso con chiarezza nell’omelia del primo concistoro, il 22 febbraio 2014, festa della Cattedra di San Pietro apostolo. “Il cardinale – scandì allora – entra nella Chiesa di Roma, fratelli, non entra in una corte.
E invitò i nuovi porporati ci camminare ogni giorno con Gesù, che “non è venuto ad insegnare una filosofia, un’ideologia”, ma ha indicato una strada, quella della croce. “La Chiesa – proseguì – ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo”. Dopo averli invitati ad essere “artigiani della pace”, uomini che promuovono la riconciliazione con le opere e le preghiere, Francesco è tornato sul ruolo dei cardinali nella Messa concelebrata la mattina successiva, chiedendo loro di essere “canali in cui scorre la carità”, diffondendo il Vangelo con la testimonianza.
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