Sarà la Santa Sede ad approvare i nuovi istituti religiosi

Con il Motu proprio "Authenticum charismatis" il Papa modifica la norma del Diritto Canonico che rende vincolante, in passato era solo consultivo, il parere della Sede Apostolica nel riconoscimento di nuove comunità di vita consacrata in ambito diocesano

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

Ogni carisma, anche se fiorito in un determinato contesto territoriale, ha per sua natura un carattere di universalità e dunque, come afferma il Papa nella Lettera ai consacrati del 2014, ogni esperienza di vita consacrata “in quanto dono alla Chiesa, non è una realtà isolata o marginale, ma appartiene intimamente ad essa, sta al cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo della sua missione”. È questo l’orizzonte nel quale si colloca la decisione di Francesco di cambiare il Codice di Diritto canonico al numero 579, sancita dalla Lettera apostolica in forma di Motu proprio Authenticum charismatis.

Il nuovo canone 579 

In sostanza, pur lasciando al singolo vescovo diocesano la facoltà di “erigere con formale decreto istituti di vita consacrata” nel proprio territorio di competenza, la nuova norma richiede che ora la scelta del vescovo avvenga “previa autorizzazione scritta della Sede Apostolica”, mentre in precedenza nello stesso punto il canone 579 recitava “purché sia stata consultata la Sede Apostolica”.

Evitare approvazioni imprudenti

“Un chiaro segno dell'autenticità di un carisma – afferma Francesco nel Motu proprio – è la sua ecclesialità, la sua capacità di integrarsi armonicamente nella vita del Popolo santo di Dio per il bene di tutti” e il “discernimento sulla ecclesialità e affidabilità dei carismi è una responsabilità ecclesiale dei Pastori delle Chiese particolari”. Allo stesso tempo, sottolinea il Papa citando il Decreto conciliare Perfectae caritatis – si deve evitare che “sorgano imprudentemente istituti inutili o sprovvisti di sufficiente vigore”.

Discernimento e giudizio

Dunque, prosegue Francesco, “alla Sede Apostolica compete accompagnare i Pastori nel processo di discernimento che conduce al riconoscimento ecclesiale di un nuovo Istituto o di una nuova Società di diritto diocesano e ricorda che l'Esortazione apostolica Vita consecrata afferma che la vitalità di nuovi Istituti e Società “deve essere vagliata dall'autorità della Chiesa, alla quale compete l'opportuno esame sia per saggiare l'autenticità della finalità ispiratrice sia per evitare l'eccessiva moltiplicazione di istituzioni tra loro analoghe, col conseguente rischio di una nociva frammentazione in gruppi troppo piccoli”. I nuovi Istituti di vita consacrata e le nuove Società di vita apostolica, conclude, “devono essere ufficialmente riconosciuti dalla Sede Apostolica, alla quale sola compete l'ultimo giudizio”.

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04 novembre 2020, 12:03