Papa Francesco: crediamo nella risurrezione che non è un miraggio
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Lo scoppiare in pianto per la morte di Lazzaro, vivere nel dolore il lutto per una persona cara, asciugare l’amarezza delle lacrime con la piena fiducia nella risurrezione. Il Vangelo proclamato nella Messa in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno e celebrata dal Papa presso l’Altare della Cattedra nella Basilica Vaticana, segna il percorso che ognuno di noi vive davanti la morte. Uno “smarrimento” - afferma Francesco nell'omelia - che “la fede nella risurrezione non ignora né maschera” ma che ci porta oltre.
La rivelazione di Gesù oggi interpella tutti noi: siamo chiamati a credere nella risurrezione non come a una specie di miraggio all’orizzonte, ma come a un evento già presente, che ci coinvolge misteriosamente già ora.
Gesù “è pienamente solidale con noi”, conosce il dolore che si prova ma ciò “non diminuisce la luce di verità che promana dalla sua rivelazione, di cui la risurrezione di Lazzaro fu un grande segno”. (Ascolta qui il servizio con la voce del Papa)
Il grande salto della fede
Tutto ruota intorno alla domanda più importante: “Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?” E’ “il grande salto della fede”, dice il Papa, che fa cambiare prospettiva.
Quando questo salto avviene, il nostro modo di pensare e di vedere le cose cambia. L’occhio della fede, trascendendo il visibile, vede in certo modo l’invisibile. Ogni avvenimento viene allora valutato alla luce di un’altra dimensione, quella dell’eternità.
Così, ad esempio, si fa avanti un'idea nuova per “la morte prematura di un giusto”, divenuto caro a Dio e portato altrove “perché la malvagità non alterasse la sua intelligenza o l’inganno non seducesse la sua anima”. Dio sfugge infatti da una visuale della realtà propriamente “mondana”.
Nella visuale della fede, quella morte non appare una sventura, ma un atto provvidenziale del Signore, i cui pensieri non coincidono con i nostri pensieri.
La tristezza lascia il posto alla conversione
Francesco, pregando i cardinali e i vescovi defunti, chiede al Signore “di dissolvere quella mestizia negativa, che a volte s’infiltra in noi, come se con la morte finisse tutto”: “un sentimento lontano dalla fede” “che si aggiunge – sottolinea il Papa - all’umana paura di dover morire, e da cui nessuno può dirsi del tutto immune".
Per questo, davanti all’enigma della morte, anche il credente deve continuamente convertirsi. Quotidianamente siamo chiamati ad andare oltre l’immagine che istintivamente abbiamo della morte come annientamento totale di una persona; a trascendere il visibile scontato, i pensieri codificati e ovvi, le opinioni comuni, per affidarci interamente al Signore che dichiara: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno».
La preghiera cristiana
Le parole di Gesù, accolte con fede, rendono la preghiera per i defunti “veramente cristiana”, fanno comprendere il valore vero della loro vita, del bene compiuto, dell’amore donato, del vivere in una prospettiva eterna.
La preghiera in suffragio dei defunti, elevata nella fiducia che essi vivono presso Dio, spande così i suoi benefici anche su di noi, pellegrini qui in terra. Essa ci educa a una vera visione della vita; ci rivela il senso delle tribolazioni che è necessario attraversare per entrare nel Regno di Dio; ci apre alla vera libertà, disponendoci alla continua ricerca dei beni eterni.
Da qui lo sguardo alla testimonianza dei cardinali e dei vescovi, servitori del Vangelo, che hanno vissuto nella fedeltà a Dio. “Preghiamo per loro - conclude il Papa - cercando di seguirne l’esempio” soprattutto “in questo tempo di prova” quando il cammino si fa più difficile ma il Signore è sempre lì a tenderci la mano.
Il Pontefice ha ricordato la testimonianza dei cardinali Prosper Grech, Renato Corti, Zenon Grocholewski, Adrianus Johannes Simonis, Marian Jaworski e Anthony Soter Fernandez e di 163 tra arcivescovi e vescovi, scomparsi in questo anno e ricordati nelle intenzioni di preghiera insieme alle persone moribonde e agonizzanti. Alla celebrazione erano presenti 28 cardinali, 25 dei quali hanno concelebrato insieme al Papa.
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