Il Papa: il Covid impaurisce, aiutate il mondo a non chiudersi
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"Create uno spazio dove Dio e il prossimo possono incontrarsi", soprattutto "curate dal basso" i cuori di chi si chiude per timore della pandemia. Il Papa affida alla famiglia del Collegio Pio Latinoamericano il compito della testimonianza generosa contro ogni discriminazione. Prima di dare inizio alla lettura del suo discorso, in lingua spagnola, Francesco ascolta le parole che il padre gesuita Gilberto Freire, rettore della comunità del Collegio pontificio, gli rivolge per illustrargli le sfide che l’Istituto deve affrontare nella volontà di mantenersi fedele alla propria missione e cioè formare sacerdoti al servizio del “Popolo di Dio che peregrina in America Latina”.
No ai nazionalismi autoreferenziali ostacoli alla fraternità
Il Collegio, osserva da parte sua Francesco, nasce come un impegno a unire le Chiese particolari del Sud America e insieme ad aprirle alla Chiesa universale. “Questa esperienza di comunione e di apertura è una grande sfida – afferma – poiché l’esempio del meticciato che ha reso grande l’America, e che si vive nella comunità plurale che voi formate, può contribuire a guarire il mondo”. Il Papa ricorda poi che il Vangelo, annunciato in quelle terre con mezzi “non esenti dal peccato”, si è diffuso perché i diversi popoli seppero accoglierlo. E prosegue:
Questo miracolo si produsse perché sia quanti giungevano sia quanti li accoglievano furono capaci di aprire il cuore e non si chiusero a ciò che l’altro poteva offrire, a livello umano, culturale o religioso. Queste radici meticce nascono da un cuore capace di amare l’altro con un amore fecondo, ossia disposto a creare qualcosa di nuovo che lo superi e lo trascenda. Ciò presuppone che si rifiuti la propria autoreferenzialità. Oggigiorno, non solo in America, ma nel mondo, a impedire l’incontro fraterno tra i popoli sono i nazionalismi autoreferenziali, chiusi in sé stessi e guardando a sé stessi. A noi viene chiesto di rifiutare l’autoreferenzialità e, a partire dalla nostra identità propria, poter così diffondere il dono ricevuto.
Il meticciato culturale si produce ancora oggi, osserva il Papa: i popoli latini s’incontrano tra loro e con altri popoli “e da questo incontro escono anch’essi arricchiti”. In questo contesto, prosegue, voi siete chiamati a seminare la Parola, e su questo “devono incidere la vostra formazione e il vostro ministero”.
Aprire il cuore a Dio e al prossimo
Il Papa indica, quindi, ai membri del Collegio tre punti di azione a livello personale e comunitario. Il primo è "aprire la porta del cuore e dei cuori". Aprire il cuore al Signore, ma anche, dice, al fratello, perché le due cose vanno insieme.
Quando aprite il cuore a tutti senza distinzioni, per amore di Dio, create uno spazio dove Dio e il prossimo possono incontrarsi. Non smettete mai di mostrare questa disponibilità, questa apertura: non chiudete mai la porta a chi nel profondo del cuore anela a poter entrare e sentirsi accolto. Pensate che è il Signore che vi chiama sotto l’abito di quel povero, per sedersi tutti insieme al suo banchetto. E vi lascio una domanda: dov’è il povero nella mia vita? Mi sono dimenticato da dove vengo?
Aiutare e invitare anche gli altri a mettersi in cammino
"Dare una mano e invitare gli altri a farlo" è la seconda indicazione: i sacerdoti devono formarsi per diventare Pastori secondo il cuore di Dio, fa notare Papa Francesco, pastori che “si dedichino alla cura delle pecore”, ma aiutare le persone, non esaurisce la nostra missione.
Il nostro sforzo deve essere anche un richiamo, deve radunare il gregge, farlo sentire popolo, chiamato anch’esso a mettersi in cammino e a impegnarsi per anticipare il regno, già qui in questa terra. Ciò implica che si sentano utili, responsabili, necessari, che ci sia uno spazio dove anch’essi possono collaborare. Lottate contro la cultura dello scarto, e per favore non lo provocate con un clericalismo che reca tanto danno e che è una malattia, lottate contro la segregazione sociale, lottate contro la sfiducia e il pregiudizio per motivi di razza, cultura o fede, perché il sentimento di fraternità prevalga su ogni differenza.
Cambiare mentalità impegnandosi per il bene di tutti
La terza azione è "guarire il mondo dal grande male che lo affligge" e che la pandemia ha reso più evidente: le divisioni, gli egoismi, l’incapacità di “dare una risposta congiunta” all’emergenza:
Il mondo continua a chiudere le porte, rifiutando il dialogo e rifiutando la collaborazione, si nega ad aprirsi con sincerità all’impegno comune per un bene che raggiunga tutti indistintamente, questom è lo spirito del mondo, così si muove, così opera. La cura di questo male deve venire dal basso, dai cuori e dalle anime che un giorno vi saranno affidati, con proposte concrete nell’ambito dell’educazione, la catechesi, l’impegno sociale, capaci di cambiare mentalità e aprire spazi, per curare questo male e dare a Dio un popolo unito. Ripeto questa figura: globalizzazione sì, ma nella sfera, la sfera è uniformità. Globalizzazione sì, ma poliedro, dove ogni popolo, ognuno, conservi la propria particolarità.
Infine il Papa augura a tutti, superiori, collegiali ed ex alunni del Collegio Pio Latinoamericano, di essere dovunque “testimoni della fraternità umana che nasce dall’unica fonte, l'essere figli di Dio”, affidandoli alla Vergine di Guadalupe, la Patrona dell'America Latina.
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