Il Tempo della speranza. L’Avvento nel magistero dei papi
Laura De Luca – Città del Vaticano
Oggi è grande giorno per chi segue l’itinerario spirituale della Chiesa, perché segna l’inizio del nuovo anno liturgico, con la prima domenica di Avvento.
3 dicembre 1967. Così papa Paolo VI si rivolgeva a un mondo che incominciava a inasprire tante fratture sociali, che testimoniava nell’indifferenza il dramma della fame e della povertà, solo pochi mesi prima affrontato dal Papa stesso nell’enciclica Populorum Progressio. Con la fame e la povertà però, non sfuggiva al pontefice, nella stessa occasione, un altro dramma già allora attualissimo…
Oggi è la giornata in cui la Chiesa, nella sua carità pensa agli Emigranti. Ebbene, mandiamo un saluto a tutti questi fratelli, che, in cerca di lavoro e di pane, hanno lasciato ciò che: di più caro offre la vita: la casa, la famiglia, la patria, la propria comunità di costume e di fede, per andare esuli, soli e lontani in terra straniera, offrendo sulla bilancia economica le loro braccia, e in gran parte la loro libertà, la loro umana conversazione.
“In questi giorni di Avvento la sacra Liturgia — fonte preziosa e perenne di luce e di letizia — mette la nostra anima in una fervida disposizione di attesa per il Santo Natale. È tutta una misteriosa effusione di preghiera piena di ansia e insieme di dolcezza”. Parole di papa Pio XII che purtroppo non ci sono rimaste in audio. Era il 7 dicembre del 1952 e il pontefice stava ricevendo i dirigenti e i soci della Primaria Associazione artistico operaia in Roma, corporazione di operai ed artisti, attiva anche in campo benefico. Giorni di attesa, ovvero ansia e dolcezza insieme, sottolineava papa Pacelli. Detto altrimenti, in un altro secolo e in un altro millennio da un altro pontefice: tempo di Avvento, ovvero tempo di speranza…
L’Avvento è, per eccellenza, il tempo della speranza. Ogni anno, questo atteggiamento fondamentale dello spirito si risveglia nel cuore dei cristiani che, mentre si preparano a celebrare la grande festa della nascita di Cristo Salvatore, ravvivano l’attesa del suo ritorno glorioso, alla fine dei tempi. La prima parte dell’Avvento insiste proprio sulla parusia, sull’ultima venuta del Signore. Le antifone di questi Primi Vespri sono tutte orientate, con diverse sfumature, verso tale prospettiva.
1° dicembre 2007. Benedetto XVI presiede la celebrazione dei vespri della prima domenica di Avvento. La prospettiva escatologica, quella relativa alla fine dei tempi, quando il Signore tornerà tra noi, sembra sovrapporsi, nel tempo di Avvento, alla consolante certezza che Dio è sempre tra noi…
Il messaggio dell’Avvento è tutto permeato dalla consolante constatazione: Il Signore viene. Viene ancora una volta oggi, come nella pienezza dei tempi iniziata duemila anni fa e tuttora operante nella storia che va confluendo verso il terzo millennio. La liturgia dell’Avvento fa pertanto rivivere nella sua globalità il mistero della venuta del Signore: la lunga attesa dei secoli; l’ineffabile momento del suo ingresso nella genealogia umana mediante il mistero materno della Vergine; la venuta finale, quando il tempo lascerà il posto all’eternità. Così si rinnova il senso gioioso dell’attesa. Diventa più impellente il bisogno della conversione. Ringiovanisce la speranza.
Nel mezzo degli anni ottanta dell’efficienza, del materialismo più spregiudicato e dell’edonismo, riaffiora per bocca di Giovanni Paolo II all’Angelus del 1 dicembre 1985, questa parola antica e insieme modernissima: speranza. Il papa che stava per accompagnare la Chiesa nel terzo millennio cristiano non poteva non portare con sé questo bagaglio fondamentale che il suo successore svilupperà poi con particolare attenzione….
Al tema della speranza ho voluto dedicare la mia seconda Enciclica, che è stata pubblicata ieri. Sono lieto di offrirla idealmente a tutta la Chiesa in questa prima Domenica di Avvento, affinché, durante la preparazione al Santo Natale, le comunità e i singoli fedeli possano leggerla e meditarla, per riscoprire la bellezza e la profondità della speranza cristiana. Questa, in effetti, è inseparabilmente legata alla conoscenza del volto di Dio, quel volto che Gesù, il Figlio Unigenito, ci ha rivelato con la sua incarnazione, con la sua vita terrena e la sua predicazione, e soprattutto con la sua morte e risurrezione. La vera e sicura speranza è fondata sulla fede in Dio Amore, Padre misericordioso, che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16), affinché gli uomini e con loro tutte le creature possano avere la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). L’Avvento, pertanto, è tempo favorevole alla riscoperta di una speranza non vaga e illusoria, ma certa e affidabile, perché "ancorata" in Cristo, Dio fatto uomo, roccia della nostra salvezza.
Nel Radiomessaggio di Natale dell’anno 1961 papa Giovanni XXIII usava toni accorati per celebrare questa speranza “certa e affidabile” nella salvezza che Cristo rappresenta per l’umanità. E lo faceva riferendosi a uno dei sermoni di Natale di san Leone Magno…
Che parole, diletti figli : « La generazione di Cristo è l'inizio del popolo cristiano; il natale del Capo è pure il natale del corpo ». E prosegue : « Sebbene ciascuno dei chiamati abbia il suo grado, e i figli della Chiesa sian distinti dalla successione dei tempi, tuttavia la totalità dei fedeli, nata dal fonte battesimale ..., è generata con Cristo in questa natività. ... Pertanto, la grandezza del dono che ci è stato conferito, esige da noi una reverenza, degna del suo splendore.
E “reverenza” fa rima con gratitudine, ovvero con preghiera… Anno Santo 1975, 30 novembre, domenica.
Domenica, prima d'Avvento; l'orizzonte della preghiera si apre su la storia, che ha il suo centro nell'inserimento di Cristo, Dio fatto uomo, nei destini dell'umanità. Bisogna perciò che noi rinnoviamo la nostra attitudine alla preghiera, intesa nel senso della tensione ad attingere Dio, che ci si rivela non solo come la fonte della sapienza e della potenza, che presiede all'ordine naturale dell'universo, ma altresì come sorgente della bontà e dell'amore di un nuovo ordine, in cui l'uomo è chiamato ad una comunione vitale e soprannaturale con Dio stesso, che, come dice la Sacra Scrittura, «è comparso sulla terra, ed ha vissuto fra gli uomini» (Bar. 3, 38). Noi potremo rivolgere a Dio preghiera nuova e con speranza nuova. Noi ci sentiamo autorizzati a presentare a Dio, tramite Cristo, nello stesso Spirito parlante in noi, le vicende della cronaca umana, riguardanti, sotto qualche aspetto, la nostra salvezza. Il Padre celeste accetta dalle nostre labbra l'invocazione per il pane, qualunque pane, di cui la nostra fame ha bisogno.
“Preghiera nuova” con “speranza nuova”. La speranza torna ancora una volta come parola chiave di questo tempo nuovo che si apre in queste ore. Un’occasione preziosa, per gli uomini di ogni tempo, di riconoscere il proprio destino e la propria dignità. Ancora papa Benedetto XVI…
L’uomo è l’unica creatura libera di dire di sì o di no all’eternità, cioè a Dio. L’essere umano può spegnere in se stesso la speranza eliminando Dio dalla propria vita. Come può avvenire questo? Come può succedere che la creatura "fatta per Dio", intimamente orientata a Lui, la più vicina all’Eterno, possa privarsi di questa ricchezza? Dio conosce il cuore dell’uomo. Sa che chi lo rifiuta non ha conosciuto il suo vero volto, e per questo non cessa di bussare alla nostra porta, come umile pellegrino in cerca di accoglienza. Ecco perché il Signore concede nuovo tempo all’umanità: affinché tutti possano arrivare a conoscerlo! E’ questo anche il senso di un nuovo anno liturgico che inizia: è un dono di Dio, il quale vuole nuovamente rivelarsi nel mistero di Cristo, mediante la Parola e i Sacramenti. Mediante la Chiesa vuole parlare all’umanità e salvare gli uomini di oggi. E lo fa andando loro incontro, per "cercare e salvare ciò che era perduto" (Lc 19,10). In questa prospettiva, la celebrazione dell’Avvento è la risposta della Chiesa Sposa all’iniziativa sempre nuova di Dio Sposo, "che è, che era e che viene" (Ap 1,8). All’umanità che non ha più tempo per Lui, Dio offre altro tempo, un nuovo spazio per rientrare in se stessa, per rimettersi in cammino, per ritrovare il senso della speranza.
Ascolta la puntata integrale de Le voci dei papi in onda domenica 29 novembre 2020 su Radio Vaticana
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui