Francesco: non vergognarsi di pregare, Dio risponderà
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"A te grido, Signore, mia roccia, con me non tacere: se tu non mi parli sono come chi scende nella fossa. Ascolta la voce della mia supplica, quando a te grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio." E' il salmo 28 ad introdurre, all'udienza generale, la catechesi di Papa Francesco che, proseguendo il ciclo sulla preghiera, ha per tema questa volta "La preghiera di domanda". (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Nella preghiera anche la richiesta del 'pane quotidiano'
La lode e la supplica, afferma il Papa, sono i due elementi che trovano posto nella preghiera cristiana, una preghiera che dice pienamente la nostra umanità. Ne è un esempio il Padre nostro dove “imploriamo Dio per i doni più alti: la santificazione del suo nome tra gli uomini, l’avvento della sua signoria, la realizzazione della sua volontà di bene nei confronti del mondo”. Ma dove si chiedono anche “i doni più semplici e feriali, come il pane quotidiano, che vuol dire anche la salute, la casa, il lavoro”, così come il perdono dei nostri peccati, l’aiuto nelle tentazioni e la liberazione dal male.
La consapevolezza dei nostri limiti
Il Catechismo, osserva Francesco, sottolinea che attraverso la domanda noi esprimiamo la coscienza di essere creature di Dio, caduta l’illusione dell’autosufficienza riconosciamo che abbiamo bisogno di Lui, e che non siamo noi il nostro ultimo fine. E il Papa prosegue:
Tutti sperimentiamo, in un momento o nell’altro della nostra esistenza, il tempo della malinconia, della solitudine. La Bibbia non si vergogna di mostrare la condizione umana segnata dalla malattia, dalle ingiustizie, dal tradimento degli amici, o dalla minaccia dei nemici. A volte sembra che tutto crolli, che la vita vissuta finora sia stata vana. E in queste situazioni - quando sembra che tutto crolli - apparentemente senza sbocchi c’è un’unica via di uscita: il grido, la preghiera: "Signore, aiutami!". La preghiera apre squarci di luce nelle tenebre più fitte. "Signore aiutami". Questo apre: apre la strada, apre il cammino.
Tutto il creato prega insieme a noi
Ma “non siamo i soli a pregare - osserva il Papa - ogni frammento del creato porta inscritto il desiderio di Dio”. E cita san Paolo che scrive: “Tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi”. E poi un'espresione poetica di Tertulliano: "Prega ogni essere creato, pregano gli animali e le fiere e piegano le ginocchia (…); E anche gli uccelli, non appena spiccano il volo, van su verso il cielo e allargano le loro ali come se fossero mani a forma di croce, cinguettano qualcosa che pare preghiera" (De oratione, XXIX). Papa Francesco precisa: tutto il Creato prega, "ma noi, siamo gli unici a pregare coscientemente, a sapere che ci rivolgiamo al Padre, e ad entrare in dialogo con il Padre. E Francesco continua:
Dunque, non dobbiamo scandalizzarci se sentiamo il bisogno di pregare, non avere vergogna. E soprattutto quando siamo nella necessità, chiedere. Gesù parlando di un uomo disonesto, che deve fare i conti con il suo padrone, dice questo: “Chiedere, mi vergogna”. E tanti di noi abbiamo questo sentimento: abbiamo vergogna di chiedere; di chiedere un aiuto, di chiedere qualche cosa a qualcuno che ci aiuti a fare, ad arrivare a quello scopo, e anche vergogna di chiedere a Dio. “No, questo non si può fare”. Non avere vergogna di pregare. “Signore, ho bisogno di questo”, “Signore, sono in questa difficoltà”, “Aiutami!”: il grido, il grido del cuore verso Dio che è Padre. E anche farlo nei momenti felici, non solo nei momenti brutti, ma anche in quelli felici, ringraziare Dio per ogni cosa che ci è data, e non ritenere nulla come scontato o dovuto: tutto è grazia. Dobbiamo imparare questo. Il Signore sempre ci dà, sempre, e tutto è grazia, tutto.
Nessun grido rimane inascoltato
Papa Francesco fa una considerazione: se è anche possibile arrivare a non credere in Dio, è difficile non credere nella preghiera, perché "essa semplicemente esiste", è una voce interiore che prima o poi si fa sentire. E Dio risponderà al nostro grido, afferma il Papa, non c'è preghiera che non venga ascoltata:
La Bibbia lo ripete infinite volte: Dio ascolta il grido di chi lo invoca. Anche le nostre domande balbettate, quelle rimaste nel fondo del cuore, che abbiamo anche vergogna di esprimere, il Padre le ascolta e vuole donarci lo Spirito Santo, che anima ogni preghiera e trasforma ogni cosa. (...) Fratelli e sorelle, nella preghiera sempre è questione di pazienza, sempre, di reggere l’attesa. Adesso siamo in tempo di Avvento, un tempo tipicamente di attesa; di attesa per il Natale. Noi siamo in attesa. Questo si vede bene. Ma anche tutta la nostra vita è in attesa. E la preghiera è in attesa sempre, perché sappiamo che il Signore risponderà.
Essere in attesa: questa è la preghiera
Papa Francesco insiste sul tema dell'attesa anche in riferimento al tempo di Avvento che stiamo vivendo. Ma il Signore, fa notare, viene sempre, sta a noi accorgerci della sua presenza. Francesco conclude con un invito:
Impariamo ad essere nell’attesa; nell’attesa del Signore. Il Signore viene a visitarci, non solo in queste grandi feste – il Natale, la Pasqua -, ma il Signore ci visita ogni giorno nell’intimità del nostro cuore se noi siamo in attesa. E tante volte non ci accorgiamo che il Signore è vicino, che bussa alla nostra porta e lo lasciamo passare. “Ho paura di Dio quando passa”, diceva Sant’Agostino, “Ho paura che passi ed io non me ne accorga”. E il Signore passa, il Signore viene, il Signore bussa. Ma se tu hai le orecchie piene di altri rumori, non sentirai la chiamata del Signore.
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