Preghiera e coraggio per una vita più felice
Marina Tomarro - Città del Vaticano
“Sì, cari giovani, la ricerca della felicità è comune a tutte le persone di tutti i tempi e di tutte le età. Dio ha deposto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di pienezza. Non avvertite che i vostri cuori sono inquieti e in continua ricerca di un bene che possa saziare la loro sete d’infinito?”. Così Papa Francesco si rivolgeva ai giovani, nel messaggio in occasione della XXX Giornata mondiale della Gioventù esortandoli a non smettere di ricercare la felicità. E questo invito a riscoprire la gioia piena, quella che solo il Signore ci può donare, è stato spesso sottolineato dal Pontefice nei suoi discorsi. Perché l’uomo da solo non può essere felice, ma se si lascia abbracciare dalla misericordia del Padre e guidare da Lui può raggiungere la pienezza di vita alla quale aspira.
Una gioia che nasce dall’amore
“Il cuore dell’uomo desidera la gioia – sottolineava Papa Francesco in un Angelus della terza Domenica di Avvento nel 2014, la domenica della gioia appunto - Ma qual è la gioia che il cristiano è chiamato a vivere e a testimoniare? È quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre. Non si tratta di una gioia soltanto sperata o rinviata al paradiso: qui sulla terra siamo tristi ma in paradiso saremo gioiosi. No! Non è questa ma una gioia già reale e sperimentabile ora, perché Gesù stesso è la nostra gioia, e con Gesù la gioia di casa, come dice quel vostro cartello: con Gesù la gioia è di casa”. E il Pontefice spesso ha sottolineato come la vera gioia nasca dall’incontro, dall’essere compresi e amati, non da un interesse momentaneo, ma dal sentirsi dire “tu sei importante per me”, perché è Dio che ci dice che siamo importanti per lui e che ci vuole bene. È l’amore quello sincero che alla fine ci rende veramente felici.
Lo psicologo Puliatti:alla scoperta della vera felicità
La Giornata odierna è svoluta dall’ONU per favorire un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone nel mondo. Perché essere felici è un diritto di tutti. “Credo che l’importanza di essere felici, sia fondamentale oggi come sempre – spiega a Vatican News lo psicologo Claudio Puliatti - ma questo diritto alla felicità vuol dire sentirsi in grado di raccontare la propria vita ricostruendo i propri episodi in un'ottica positiva, piuttosto che negativa. La felicità va un po' smitizzata - aggiunge - non è quella che ci propongono le pubblicità o il nostro sistema economico, che si declina in termini sostanzialmente edonistici come qualcosa da raggiungere. La felicità invece è una cornice, è un modo di raccontare la propria vita, di ricostruirla, e di guardare il presente anche per lanciare uno sguardo verso il futuro in questo senso la felicità è il diritto ad avere speranza”. Ma in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, diventa necessario anche saperla riconoscer, vederla in situazioni inimmaginabili finora. “A volte la felicità passa dal dolore – conclude lo psicologo – tante persone che sono riuscite a salvarsi dopo aver contratto il Covid-19, hanno scoperto una felicità completamente sconosciuta prima. Oggi stiamo capendo, ad esempio, come la mancanza di rapporti con gli altri ci renda infelici, e stiamo quindi riscoprendo come nella relazione con il prossimo, in un rapporto di reciproca donazione, possiamo veramente e semplicemente trovare la felicità”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui