Francesco: difendiamo la famiglia da ciò che ne compromette la bellezza
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Ribadire la dottrina sulla famiglia “dall’alto e dall’esterno” senza tenere conto “delle sue fragilità e delle sue ferite” rischia di rendere la prima una “teoria” e di non toccare il cuore della seconda. Francesco ritorna sulla linea magisteriale tracciata con l’Amoris laetitia con un messaggio inviato ai partecipanti all’incontro online dal titolo “Il nostro amore quotidiano”, organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, assieme alla Diocesi di Roma e al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per celebrare il quinto anniversario della pubblicazione dell’Esortazione postsinodale.
Con franchezza e tenerezza
Amoris laetitia, riafferma il Papa, “ha tracciato l’inizio di un cammino cercando di incoraggiare un nuovo approccio pastorale nei confronti della realtà familiare”. Un documento che ha cercato “uno sguardo nuovo” “in un tempo e in una cultura profondamente mutati”, in cui custodire “la bellezza della famiglia” non può essere disgiunto dal prendersene cura. E “il cuore di ogni pastorale familiare”, indica subito, brilla proprio in questi due aspetti: la “franchezza dell’annuncio evangelico” e la “tenerezza dell’accompagnamento”.
La dottrina e la “carne” della vita
Il Papa si sposta sulle due sponde del ragionamento. Da un lato c’è l’importanza della “Parola sempre nuova del Vangelo da cui ogni dottrina, anche quella sulla famiglia, può prendere forma”. Una “Parola esigente, che vuole liberare le relazioni umane dalle schiavitù che spesso ne deturpano il volto e le rendono instabili”. Francesco ne fa un rapido elenco: la “dittatura delle emozioni, l’esaltazione del provvisorio che scoraggia gli impegni per tutta la vita, il predominio dell’individualismo, la paura del futuro”. Sull’altro versante, c’è la Chiesa che, “come lo è stato il suo Maestro” è chiamata a incarnarsi, a immergersi “nella vita reale, conoscendo da vicino le fatiche quotidiane degli sposi e dei genitori”. Questo perché, avverte il Papa, un Vangelo “che si proponesse come dottrina calata dall’alto e non entrasse nella ‘carne di questa quotidianità rischierebbe di restare una bella teoria e, talvolta, di essere vissuto come un obbligo morale”.
Grammatica di una bellezza
Al contrario, Francesco invita “ad accompagnare, ad ascoltare, a benedire il cammino delle famiglie” , come “per dire ai coniugi: la Chiesa è con voi, il Signore vi è vicino, vogliamo aiutarvi a custodire il dono che avete ricevuto”. È in questo modo, dice il Papa, che la Chiesa “ribadisce agli sposi cristiani il valore del matrimonio come progetto di Dio, come frutto della sua Grazia e come chiamata da vivere con totalità, fedeltà e gratuità”. E questa, assicura, “è la via perché le relazioni, pur attraverso un cammino segnato da fallimenti, cadute e cambiamenti, si aprano alla pienezza della gioia e della realizzazione umana e diventino lievito di fraternità e di amore nella società”. Una esperienza con una sua “grammatica”, un “linguaggio fatto non solo di parole, ma anche di modi di essere, di come parliamo, degli sguardi, dei gesti, dei tempi e degli spazi” tipici della dinamica familiare.
Famiglia, garanzia di fraternità
E proprio per restare aderente alla realtà, Francesco tiene gli occhi sullo scenario contingente, in cui la pandemia pur avendo causato “tanti disagi di ordine psicologico, oltre che economico e sanitario” e aver “duramente provati” i legami familiari, tuttavia individua in questi ultimi “il punto di riferimento più saldo, il sostegno più forte, il presidio insostituibile per la tenuta dell’intera comunità umana e sociale”. “Sosteniamo, dunque, la famiglia!” è l’appello finale del Papa. “Difendiamola – chiede – da ciò che ne compromette la bellezza. Accostiamoci a questo mistero d’amore con stupore, con discrezione e tenerezza. E impegniamoci a custodire i suoi preziosi e delicati legami: figli, genitori, nonni… C’è bisogno di questi legami per vivere e per vivere bene, per rendere l’umanità più fraterna”.
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