Francesco: chi abbraccia il Vangelo stringe sempre una Croce
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
“La parola di Gesù ha il potere di far uscire alla luce ciò che uno porta nel cuore, che di solito è un miscuglio, come il grano e la zizzania”. È quanto ha ricordato il Papa nella Messa del Crisma all’Altare della Cattedra. Alla celebrazione hanno partecipato un numero limitato di fedeli e i membri del Consiglio Presbiterale della Diocesi di Roma che hanno rinnovato le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione. Durante la Messa, è stato consacrato il crisma ed è stato benedetto l’olio dei catecumeni e degli infermi. Il Papa, dopo aver alitato sull’ampolla del Crisma, ha pronunciato un’orazione. Il diacono ha quindi versato le sostanze profumate nell’anfora contenente l’olio per il Sacro Crisma. Tutti i concelebranti, senza dire nulla, hanno steso la mano destra verso il Crisma fino al termine dell’orazione. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Vangelo e Croce
Nell'omelia Francesco ha affermato che “l’annuncio del Vangelo è sempre legato all’abbraccio di una Croce concreta”. “La luce mite della Parola genera chiarezza nei cuori ben disposti e confusione e rifiuto in quelli che non lo sono”. “Questo - ha spiegato il Papa - lo vediamo costantemente nel Vangelo”.
Il seme buono seminato nel campo porta frutto – il cento, il sessanta, il trenta per uno –, ma risveglia anche l’invidia del nemico che ossessivamente si mette a seminare zizzania durante la notte (cfr Mt 13,24-30.36-43). La tenerezza del padre misericordioso attrae irresistibilmente il figlio prodigo perché ritorni a casa, ma suscita anche l’indignazione e il risentimento del figlio maggiore (cfr Lc 15,11-32). La generosità del padrone della vigna è motivo di gratitudine per gli operai dell’ultima ora, ma è anche motivo di aspri commenti per i primi, che si sentono offesi perché il loro padrone è buono (cfr Mt 20,1-16). La vicinanza di Gesù che va a mangiare con i peccatori guadagna cuori come quello di Zaccheo, quello di Matteo, quello della Samaritana…, ma provoca anche sentimenti di disprezzo in coloro che si credono giusti. La magnanimità di quell’uomo che manda il suo figlio pensando che sarà rispettato dai vignaioli, scatena tuttavia in essi una ferocia fuori da ogni misura: siamo di fronte al mistero dell’iniquità, che porta a uccidere il Giusto (cfr Mt 21,33-46). Tutto questo, cari fratelli sacerdoti, ci fa vedere che l’annuncio della Buona Notizia è legato misteriosamente alla persecuzione e alla Croce.
La Croce non si negozia
La Croce, ha ricordato il Santo Padre, “è presente nella vita del Signore”, perfino prima della sua nascita. È presente “già nel primo turbamento di Maria davanti all’annuncio dell’Angelo”, “nell’insonnia di Giuseppe al sentirsi obbligato ad abbandonare la sua promessa sposa”. È presente “nella persecuzione di Erode e nei disagi che patisce la Santa Famiglia. Gesù ha abbracciato “il tradimento e l’abbandono dei suoi amici già dall’ultima cena, ha accettato la detenzione illegale, il giudizio sommario, la sentenza sproporzionata, la cattiveria senza motivo degli schiaffi e degli sputi gratuiti”… “Ha abbracciato la Croce intera”. “Perché nella Croce - ha affermato il Papa - non c’è ambiguità”. “La Croce non dipende dalle circostanze”. “La Croce non si negozia”. “C’è qualcosa della Croce - ha aggiunto Francesco - che è parte integrante della nostra condizione umana, del limite e della fragilità”. È anche vero “che c’è qualcosa di ciò che accade nella Croce che non è inerente alla nostra fragilità, bensì è il morso del serpente, il quale, vedendo il crocifisso inerme, lo morde e tenta di avvelenare e screditare tutta la sua opera”. Ma la Carne del Signore “è stata veleno per lui ed è diventata per noi l’antidoto che neutralizza il potere del maligno”.
La Croce libera dal Maligno
C’è “Croce nell’annuncio del Vangelo”, ma è “una Croce che salva”. “Pacificata con il Sangue di Gesù, è una Croce con la forza della vittoria di Cristo che sconfigge il male, che ci libera dal Maligno”. “Abbracciarla con Gesù e come Lui - ha detto il Pontefice - ci permette di discernere e respingere il veleno dello scandalo con cui il demonio cercherà di avvelenarci quando inaspettatamente sopraggiungerà una croce nella nostra vita”. "Questa - ha aggiunto a braccio - è un’epoca degli scandali".
Noi non ci scandalizziamo, perché non si è scandalizzato Gesù vedendo che il suo lieto annuncio di salvezza ai poveri non risuonava puro, ma in mezzo alle urla e alle minacce di quelli che non volevano udire la sua Parola o volevano ridurla a legalismi (moralisti, clericalisti...). Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù dovendo guarire malati e liberare prigionieri in mezzo alle discussioni e alle controversie moralistiche, legalistiche, clericali che suscitava ogni volta che faceva il bene. Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù dovendo dare la vista ai ciechi in mezzo a gente che chiudeva gli occhi per non vedere o guardava dall’altra parte. Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù del fatto che la sua predicazione dell’anno di grazia del Signore – un anno che è la storia intera – abbia provocato uno scandalo pubblico in ciò che oggi occuperebbe appena la terza pagina di un giornale di provincia. E non ci scandalizziamo perché l’annuncio del Vangelo non riceve la sua efficacia dalle nostre parole eloquenti, ma dalla forza della Croce (cfr 1 Cor 1,17). Dal modo in cui abbracciamo la Croce annunciando il Vangelo – con le opere e, se necessario, con le parole – si manifestano due cose: che le sofferenze procurateci dal Vangelo non sono nostre, ma «le sofferenze di Cristo in noi» (2 Cor 1,5) e che «non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore» e noi siamo «servitori a causa di Gesù» (2 Cor 4,5).
Il Signore risponde con il suo modo divino
Il Papa ha concluso la propria omelia con un ricordo personale che ha legato ad una riflessione: “il Signore ci dà sempre quello che chiediamo, ma lo fa nel suo modo divino”. “Questo modo implica la croce. Non per masochismo, ma per amore”. Il Pontefice ha descritto quel ricordo con queste parole:
Una volta, in un momento molto buio della mia vita, chiedevo una grazia al Signore, che mi liberasse da una situazione dura e difficile. Un momento buio. Sono andato a predicare gli Esercizi spirituali ad alcune religiose e l’ultimo giorno, com’era abituale in quel tempo, si sono confessate. È venuta una suora molto anziana, con gli occhi chiari, proprio luminosi. Era una donna di Dio. Allora ho sentito il desiderio di chiederle per me e le ho detto: “Suora, come penitenza preghi per me, perché ho bisogno di una grazia. La chieda al Signore. E se Lei la chiede al Signore, me la darà di sicuro”. Lei ha fatto silenzio, ha aspettato un bel po’, come se pregasse, e poi mi ha guardato e mi ha detto: “Certamente il Signore Le darà la grazia, ma non si sbagli: la darà con il suo modo divino”.
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