Francesco: sistemi alimentari resilienti alle crisi per chi è vittima della fame
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Il paradosso che Francesco usa come esempio non è nuovo ma non per questo è meno lacerante: tre quarti di chi ha poco da mangiare è gente che produce da mangiare per il resto del mondo, i contadini che vivono in contesti rurali poveri. Il Papa ne parla a un certo punto del messaggio scritto in spagnolo e inviato a Michał Kurtyka, il ministro polacco del Clima e dell’Ambiente che presiede i lavori della 42.ma sessione della Conferenza Fao in programma in modalità virtuale fino al 18 giugno.
Economia circolare, risorse per tutti
È proprio la pandemia la spina dorsale della riflessione di Francesco. Dopo decenni di conquiste che purtroppo, osserva, vedono persone non avere “ancora accesso al cibo di cui hanno bisogno, né in quantità né in qualità”, e dopo che nel 2020 ha raggiunto il picco il numero di quelle “a rischio di insicurezza alimentare acuta”, la crisi mondiale innescata dal Covid è una finestra di opportunità per cambiare certi modelli. Dal momento che questo quadro, scrive il Papa, potrebbe peggiorare in futuro per “milioni di persone” a causa, oltre al Covid, di “conflitti, eventi meteorologici estremi, crisi economiche”, ecco che “lo sviluppo di un'economia circolare, che garantisce le risorse per tutti, comprese le generazioni future, e promuove l'uso di energie rinnovabili, è vantaggioso”.
Invertire la marcia
Per il Papa della Laudato si’ e della Fratelli tutti la questione principale sta nel ridisegnare “un'economia a misura d'uomo, non solo soggetta al profitto, ma ancorata al bene comune, amica dell'etica e rispettosa dell'ambiente”. Questo, afferma, dovrebbe insegnare la pandemia: a “invertire la rotta seguita finora” investendo “in un sistema alimentare globale capace di resistere alle crisi future”. Il che include, specifica, “la promozione di un'agricoltura sostenibile e diversificata” che tenga conto “del ruolo prezioso dell'agricoltura familiare e delle comunità rurali”. E qui Francesco constata come siano “proprio coloro che producono cibo a soffrire della mancanza o della scarsità di cibo”, quei “tre quarti dei poveri del mondo” che “dipendono principalmente dall'agricoltura per il loro sostentamento” che tuttavia sono tagliati fuori dai mercati, dalla proprietà della terra, dalle risorse finanziarie, da infrastrutture e tecnologie”.
Un domani che non scarta nessuno
Alla Fao e alla comunità internazionale in generale, il Papa chiede quegli sforzi necessari a “raggiungere l'autonomia alimentare, sia attraverso nuovi modelli di sviluppo e di consumo, sia attraverso forme di organizzazione comunitaria che preservino gli ecosistemi locali e la biodiversità”. Mentre, dice, “alcuni seminano tensioni, scontri e falsità, noi, invece, siamo invitati a costruire con pazienza e determinazione una cultura di pace, che sia diretta verso iniziative che abbraccino tutti gli aspetti della vita umana e ci aiutino a respingere il virus dell'indifferenza”. Tutti gesti concreti, li definisce, necessari a stimolare la “fraternità”, sulla base di una responsabilità individuale e collettiva. “Approfittiamo di questa prova – conclude Francesco – come un'opportunità per preparare il domani per tutti, senza scartare nessuno”.
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