Francesco: servono decisioni che convertano le armi in cibo
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Vedere, giudicare e agire”: sono le tre strade che Francesco indica perché il mondo esca migliorato dalla crisi generata dalla pandemia. Il suo contributo è ricco di spunti per il GLOBSEC Bratislava Forum, giunto alla 16.ma edizione. Una piattaforma che vede la partecipazione da oggi fino al 17 giugno di centinaia di politici come il presidente francese Emmanuel Macron o la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, opinion-leaders, manager, organizzazioni internazionali. Tutti invitati a riflettere sul tema della convention, che si terrà in presenza ma anche on-line, “Let’s rebuild the World Back Better” (Ricostruiamo meglio il mondo).
Un mondo fondato sulla fame di guadagno
Il primo passo da fare, afferma Francesco nel videomessaggio in lingua italiana, è vedere quel mondo andato in crisi, analizzare il suo passato, riconoscerne “le carenze sistemiche”, gli “errori commessi” anche nei confronti del Creato. Da qui “sviluppare un’idea di ripresa” che ricostruisca, corregga “ciò che non funzionava già prima dell’avvento del coronavirus e che ha contribuito ad aggravare la crisi”.
Vedo, dunque, un mondo che si è fatto ingannare da un illusorio senso di sicurezza fondato sulla fame del guadagno. Vedo un modello di vita economica e sociale caratterizzato da tante disuguaglianze ed egoismi, in cui un’esigua minoranza della popolazione mondiale possiede la maggioranza dei beni, spesso non esitando a sfruttare persone e risorse.
“Vedo – continua il Papa – uno stile di vita che non si prende abbastanza cura dell’ambiente”. Francesco parla dell’abitudine “a consumare e a distruggere senza ritegno ciò che appartiene a tutti”, un “debito ecologico” – evidenzia – a carico anzitutto dei poveri e delle generazioni future.
Un’uguaglianza concreta, non astratta
Bene e male. Non ci sono vie di mezzo in una crisi, sottolinea il Papa, perché costringe a scegliere da che parte stare, perché “o si esce migliori o si esce peggiori. Ma uguali mai”. “Giudicare ciò che abbiamo visto e vissuto ci sprona a migliorare”, a “muovere passi in avanti”.
La crisi che ha colpito tutti ci ricorda che nessuno si salva da solo. La crisi ci apre la strada verso un futuro che riconosca la vera uguaglianza di ogni essere umano: non un’uguaglianza astratta, ma concreta, che offra alle persone e ai popoli opportunità eque e reali di sviluppo.
La visione d’insieme e di speranza
In questo percorso l’ultimo passaggio è agire per non sprecare l’opportunità della crisi, “di fronte alle ingiustizie sociali e alle emarginazioni”, con un modello che ponga il rispetto di ogni uomo al centro.
Ogni agire ha bisogno di una visione, una visione che sia d’insieme e di speranza: una visione come quella del profeta biblico Isaia, che vedeva le spade tramutarsi in aratri, le lance in falci (cfr Is 2,4). Agire per lo sviluppo di tutti è porre in atto un’opera di conversione. E anzitutto decisioni che convertano la morte in vita, le armi in cibo. Ma abbiamo tutti bisogno di intraprendere anche una conversione ecologica. La visione d’insieme include infatti la prospettiva di un creato inteso come “casa comune” e richiede con urgenza di agire per proteggerlo.
L’auspicio del Papa è che le discussioni di questi giorni contribuiscano a creare “un modello di ripresa capace di generare soluzioni più inclusive e sostenibili; un modello di sviluppo che si fondi sulla convivenza pacifica tra i popoli e sull’armonia con il creato”.
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