I poveri, quello sguardo in bilico tra compassione e indifferenza
di Sr Anna Paola Venditti*
Domenica 14 novembre 2021 siamo invitati da Papa Francesco a celebrare la quinta Giornata Mondiale dei poveri. Quest’anno il titolo della giornata è un versetto tratto dal Vangelo di Marco (14,7): «I poveri li avrete sempre con voi». Il messaggio del Santo Padre ci raggiunge e ci interpella in questo tempo caratterizzato da una forte crisi a livello sociale, economico e sanitario dove, la pandemia causata dal Covid 19, ha provocato il sorgere di nuove povertà e l’accrescere della precarietà di chi, invece, viveva già in uno stato di indigenza.
Anche noi, forse, ci troviamo a vivere la stessa situazione del popolo di Israele prima della nascita di Cristo “il momento della dura prova… il momento del dolore, del lutto e della miseria a causa del dominio di potenze straniere”. Anche il nostro tempo è segnato dal pianto, dalla mancanza di speranza, dalla preoccupazione per il lavoro, la salute e le stesse relazioni sociali che diventano sempre più distanti, lontane non solo per il distanziamento fisico che ci viene richiesto ma soprattutto per gli egoismi che sempre più abitano i nostri vissuti».
E come i presenti nella casa di Betania, “ci indigniamo” per lo spreco di energie, anche della pubblica amministrazione, che tenta di far fronte alle situazioni di povertà. Come dice Papa Francesco nel suo messaggio “Non è un caso che questa dura critica venga dalla bocca del traditore: è la prova che quanti non riconoscono i poveri tradiscono l’insegnamento di Gesù e non possono essere suoi discepoli”. Ci sono due parole che mi hanno colpito nel messaggio di quest’anno, due parole che ricorrono spesso nel linguaggio di Papa Francesco e che si pongono come due poli opposti: “indifferenza” e “responsabilità”. L’indifferenza è una sorta di muro che provoca, separazione, emarginazione, isolamento «i poveri li avete sempre con voi» sta a indicare anche questo: la loro presenza in mezzo a noi è costante, ma non deve indurre a un’abitudine che diventa indifferenza, bensì coinvolgere in una condivisione di vita che non ammette deleghe».
Questo nostro tempo – se siamo capaci di cogliere andare oltre l’apparenza delle cose – è un tempo favorevole per vedere i poveri «non (come) persone “esterne” alla comunità, ma fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per alleviare il loro disagio e l’emarginazione, perché venga loro restituita la dignità perduta e assicurata l’inclusione sociale necessaria». A volte quasi senza accorgercene «diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 54).
«I poveri li avrete sempre con voi», dunque, è un invito alla responsabilità empatica come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. Continua Francesco nel suo messaggio che “I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa”.
Una dura censura viene rivolta contro l’idea e di conseguenza l’atteggiamento di separare il povero dalla propria vita. «Spesso i poveri sono considerati come persone separate, come una categoria che richiede un particolare servizio caritativo. Seguire Gesù comporta, in proposito, un cambiamento di mentalità, cioè di accogliere la sfida della condivisione e della partecipazione». Il Papa, a tal proposito, pone due domande fondamentali: «Come è possibile dare una risposta tangibile ai milioni di poveri che spesso trovano come riscontro solo l’indifferenza quando non il fastidio? Quale via della giustizia è necessario percorrere perché le disuguaglianze sociali possano essere superate e sia restituita la dignità umana così spesso calpestata?».
Dio abita, infatti, nella donna e nell’uomo feriti dalla fame, dalla sete, dall’emarginazione, abita nella vita di chi vive nelle prigioni, abita nelle solitudini dei cuori, nei dolori, nelle lacrime, nei volti segnati dalla malattie, cammina accanto al profugo, naviga sulle barche dei migranti, siede accanto alla madre e al padre che piangono la morte di un figlio, è vicino all’operaio in cassa integrazione, al lavoratore che ha perso il posto di lavoro, ai giovani che sono costretti ad abbandonare la casa
dei genitori, la terra dove sono nati e cresciuti – quella dove hanno studiato, costruito amicizie – per cercare lavoro in altre terre. Dio è in tutti questi volti, che recano nel loro volto il segno delle ingiustizie. La giornata del povero, dunque, ci impone di vincere la tentazione dell’indifferenza e di assumere su noi stessi la responsabilità dell’intera comunità ed è proprio la drammaticità del tempo attuale che ci può condurre a una visione diversa, a rivalutare l’importanza di ciò che in questi ultimi decenni abbiamo perduto senza quasi muovere un dito delle nostre mani per evitarlo.
C’è una riflessione che la lettera di Papa Francesco ci sollecita a fare: vincendo l’indifferenza e diventando pieni di sentimenti e atteggiamenti di responsabilità, aiutiamo certamente l’altro ma aiutiamo anche noi stessi, proteggendoci a vicenda quando i tempi diventano duri e bisogna trovare la forza e il coraggio per guardare al futuro con speranza rigenerata.
Ecco allora che ci vengono offerte alcune piste percorribili: «È decisivo dare vita a processi di sviluppo in cui si valorizzano le capacità di tutti, perché la complementarità delle competenze e la diversità dei ruoli porti a una risorsa comune di partecipazione. Ci sono molte povertà dei “ricchi” che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei “poveri”, se solo si incontrassero e conoscessero!».
Ricordiamoci sempre delle parole del Signore: «I poveri li avrete sempre con voi». (Mc.14,7). Sono i compagni del nostro cammino perché in qualsiasi momento possiamo esserlo noi. Per questo la Giornata Mondiale dei Poveri riguarda tutti, credenti e non credenti. Solo la fraternità e la solidarietà sono le fondamenta della convivenza umana.
*Piccole Ancelle del Sacro Cuore
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