Francesco ai giovani: "Alzati e testimonia la gioia di Cristo"
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Vorrei ancora una volta prendervi per mano”: è la prima frase che Francesco scrive nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata a livello diocesano il prossimo 21 novembre 2021, incentrata sul tema: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”. Nel suo atteggiamento di padre, il Papa si pone accanto ai giovani per accompagnarli verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona nel 2023 sul tema: “Maria si alzò e andò in fretta”. Li invita a soffermarsi sulla conversione di Paolo sulla via di Damasco, su quell’”Alzati” che Gesù pronuncia e che ancora oggi è un invito più vivo che mai.
La missione di testimoni della luce
E’ nelle ultime pagine del testo che Francesco chiede ad ogni giovane di non “piangerti addosso” perché c’è una missione da compiere, facendosi testimone di quello che si vive in ogni cuore: la fuga da Dio, il riconoscere comunque “un fuoco ardente” che è più forte di noi, sentirsi figli di un padre e quindi piccoli, aprirsi ad una prospettiva completamente nuova.
Alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce, ha visto il bene e la bellezza di Dio in sé stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine.
Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel dialogo tra genitori e figli, tra giovani e anziani.
Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati.
Alzati e testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale.
Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone schiave possono ritornare libere, che i cuori oppressi dalla tristezza possono ritrovare la speranza.
Alzati e testimonia con gioia che Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a scuola, all’università, nel lavoro, nel mondo digitale, ovunque.
In pandemia, il dolore e la solidarietà dei giovani
Francesco nel suo messaggio ricorda le conseguenze della pandemia, la sofferenza e l’isolamento. “Vi siete trovati – scrive - in situazioni difficili, che non eravate abituati a gestire. Coloro che erano meno preparati e privi di sostegno si sono sentiti disorientati. Sono emersi in molti casi problemi familiari, come pure disoccupazione, depressione, solitudine e dipendenze. Senza parlare dello stress accumulato, delle tensioni ed esplosioni di rabbia, dell’aumento della violenza”. In questo scenario però è emersa anche la solidarietà, “in ogni parte del mondo abbiamo visto molte persone, tra cui tanti giovani, lottare per la vita, seminare speranza, difendere la libertà e la giustizia, essere artefici di pace e costruttori di ponti”.
“Quando un giovane cade, in un certo senso cade l'umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero. Cari giovani, quale grande potenzialità c’è nelle vostre mani!”
Nell’era di internet non tutti conoscono Gesù
La riflessione del Papa parte dalla conversione di Saulo, folgorato sulla via di Damasco. Gesù lo chiama con il suo nome perché conosce chi è, conosce l’odio che prova verso i cristiani ma il Signore vuole far conoscere la sua misericordia. “Sarà proprio questa grazia, questo amore non meritato e incondizionato, la luce – scrive - che trasformerà radicalmente la vita di Saulo”. Lui al sentire il suo nome chiede: “Chi sei, Signore?” Una domanda che tutti siamo chiamati a porci. “Non basta aver sentito parlare di Cristo da altri, è necessario parlare con Lui personalmente. Questo, in fondo, è pregare”. “Non possiamo dare per scontato che tutti conoscano Gesù, anche nell’era di internet”.
Gesù è la Chiesa
Nella risposta: “Io sono Gesù, che tu perseguiti!”, lui si identifica con la Chiesa, con i cristiani eppure spesso si sente dire: “Gesù sì, la Chiesa no”, come se l’uno potesse essere alternativo all’altra. “Non si può conoscere Gesù – sottolinea il Papa - se non attraverso i fratelli e le sorelle della sua comunità. Non ci si può dire pienamente cristiani se non si vive la dimensione ecclesiale della fede”.
Si può sempre ricominciare
A Saulo arriva il “dolce rimprovero” di Gesù che attende il suo ritorno. “Nel cuore di ognuno c'è come un fuoco ardente: anche se ci sforziamo di contenerlo, non ci riusciamo, perché è più forte di noi” e c’è anche se possiamo sembrare irrecuperabili.
Attraverso l’incontro personale con Lui è sempre possibile ricominciare. Nessun giovane è fuori della portata della grazia e della misericordia di Dio. Per nessuno si può dire: è troppo lontano… è troppo tardi… Quanti giovani hanno la passione di opporsi e andare controcorrente, ma portano nascosto nel cuore il bisogno di impegnarsi, di amare con tutte le loro forze, di identificarsi con una missione!
Farsi piccoli
Il varco che si apre nel cuore porta a scoprirsi smarriti, fragili, piccoli. “Questa umiltà – coscienza della propria limitatezza – è fondamentale! Chi pensa di sapere tutto di sé, degli altri e persino delle verità religiose, farà fatica a incontrare Cristo”. Saulo diventato cieco, inizia davvero a vedere, sceglierà di chiamarsi “Paolo” che significa “piccolo” ma, sottolinea Francesco, non è “un nickname” o un “nome d’arte” è la presa di coscienza di un cambiamento, di una prospettiva nuova.
Oggigiorno tante “storie” condiscono le nostre giornate, specialmente sulle reti sociali, spesso costruite ad arte con tanto di set, telecamere, sfondi vari. Si cercano sempre di più le luci della ribalta, sapientemente orientate, per poter mostrare agli “amici” e followers un’immagine di sé che a volte non rispecchia la propria verità. Cristo, luce meridiana, viene a illuminarci e a restituirci la nostra autenticità, liberandoci da ogni maschera. Ci mostra con nitidezza quello che siamo, perché ci ama così come siamo.
Attenzione alla violenza
E’ forte la preoccupazione del Papa sulla cecità di tanti giovani, sull’oscurità che rapisce e che li rende violenti verso se stessi e gli altri perché prigionieri di “ideologie distruttive”.
Quanti giovani oggi, forse spinti dalle proprie convinzioni politiche o religiose, finiscono per diventare strumenti di violenza e distruzione nella vita di molti! Alcuni, nativi digitali, trovano nell’ambiente virtuale e nelle reti sociali il nuovo campo di battaglia, ricorrendo senza scrupoli all’arma delle fake news per spargere veleni e demolire i loro avversari.
Ma “la logica divina può fare del peggior persecutore un grande testimone”, “il discepolo di Cristo è chiamato ad essere luce del mondo”.
Pellegrini e non turisti della fede
“Spero – scrive il Papa - che tutti noi possiamo vivere queste tappe come veri pellegrini e non come ‘turisti della fede’! Apriamoci alle sorprese di Dio, che vuole far risplendere la sua luce sul nostro cammino. Apriamoci ad ascoltare la sua voce, anche attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle. Così ci aiuteremo gli uni gli altri a rialzarci insieme, e in questo difficile momento storico diventeremo profeti di tempi nuovi, pieni di speranza!”
Il testo, firmato da Francesco nella Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, si iscrive nel ciclo dei tre messaggi che accompagnano i giovani nel cammino tra la Gmg di Panama 2019 e la Gmg di Lisbona 2023, tutti incentrati sul verbo “alzarsi”. Quest’anno, per la prima volta, l’edizione locale della Giornata Mondiale della Gioventù verrà celebrata nella Solennità di Cristo Re dell’Universo. Per prepararsi all’appuntamento il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha pubblicato il sussidio Orientamenti pastorali per la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nelle Chiese particolari in cui sono raccolte le ispirazioni e l’esperienza delle scorse Gmg.
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