Il Papa: la santità viene dallo Spirito, non dai fondamentalismi
Debora Donnini – Città del Vaticano
L’amore di Cristo crocifisso e risorto rimane al centro della nostra vita come “fonte di salvezza” oppure ci si accontenta di “qualche formalità religiosa per metterci la coscienza a posto?”. È un invito a riflettere su come viviamo la fede, il fulcro della catechesi del Papa all’udienza generale di stamani in Aula Paolo VI. Un invito che Paolo aveva rivolto ai Galati per scuotere le loro coscienze con interrogativi retorici, per non lasciarsi distogliere da altri annunci. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
L’intento di Paolo è di mettere alle strette i cristiani perché si rendano conto della posta in gioco e non si lascino incantare dalla voce delle sirene che vogliono portarli a una religiosità basata unicamente sull’osservanza scrupolosa di precetti.
Il Papa spiega, infatti, che in Galazia erano arrivati “predicatori nuovi” e li avevano “convinti che dovevano andare indietro" e che l’osservanza dei precetti portasse alla perfezione.
Non cadere nel formalismo
Francesco prosegue, dunque, il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati, esortando a leggerla, e si sofferma in particolare sul brano che dà inizio alla seconda parte nel punto in cui, dopo aver parlato della sua vocazione, li interpella direttamente. Il rischio, infatti, è quello di cadere nel formalismo, “che - afferma - è una delle tentazioni che ci porta all’ipocrisia”, e di “rinnegare la nuova dignità che essi hanno ricevuto”, “la dignità di redenti da Cristo”. Fin dall’inizio della catechesi, il Papa spiega a braccio che “questo che stiamo studiando è quello che dice San Paolo in un conflitto molto serio ai Galati”. “Ed è - rimarca - anche Parola di Dio, perché è entrata nella Bibbia. Non sono cose che qualcuno si inventa: no. E’ cosa che è successo in quel tempo e che può ripetersi. E di fatto abbiamo visto che nella Storia si è ripetuto, questo”.
Al centro l'amore di Dio
E mentre in altre Lettere è facile trovare l’espressione “fratelli” o “carissimi”, in quella rivolta a loro li chiama “Galati” e per ben due volte “stolti” perché “quasi senza accorgersene” rischiano di perdere la fede in Cristo. “Non senza amarezza” li provoca a ricordare il primo annuncio da lui compiuto” con il quale ha offerto loro la possibilità di “acquisire una libertà fino a quel momento inaspettata”. Loro sanno bene che la fede in Cristo è frutto della grazia ricevuta con la predicazione del Vangelo. La parola di Paolo si concentrava “sull’amore di Dio manifestatosi pienamente nella morte e risurrezione di Gesù” riassumendosi bene nelle sue parole: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me».
Non mettere in secondo piano lo Spirito Santo
E i Galati avevano fatto esperienza dell’azione dello Spirito Santo nelle comunità:
Messi alle strette, devono per forza rispondere che quanto hanno vissuto era frutto della novità dello Spirito. All’inizio del loro venire alla fede, pertanto, c’era l’iniziativa di Dio, non degli uomini. Lo Spirito Santo era stato il protagonista della loro esperienza; metterlo ora in secondo piano per dare il primato alle proprie opere – cioè, al compimento dei precetti della Legge – sarebbe stato da insensati. La santità viene dallo Spirito Santo e che è la gratuità della redenzione di Gesù: questo ci giustifica.
L’invito è anche a non preferire “l’effimero” che “bussa spesso alla porta delle nostre giornate, ma è una triste illusione”. È a mantenere comunque ferma la certezza che, anche quando siamo tentati di allontanarci, Dio continua ancora a elargire i suoi doni. Quindi, Papa Francesco ribadisce ancora che anche oggi succedono cose che assomigliano a quello che è successo ai Galati.
Anche oggi ci vengono a riscaldare le orecchie qualcuno che dice: “No, la santità è in questi precetti, in queste cose, dovete fare questo e questo”, e ci portano davanti una religiosità rigida, di rigidità che ci toglie quella libertà nello Spirito che ci dà la redenzione di Cristo. State attenti davanti alle rigidità che vi propongono: state attenti. Perché dietro ogni rigidità c’è qualche cosa brutta, non c’è lo Spirito di Dio. E per questo, questa Lettera ci aiuterà a non ascoltare queste proposte un po’ fondamentaliste che ci portano indietro nella nostra vita spirituale, e ci aiuterà ad andare avanti nella vocazione pasquale di Gesù.
Il Padre, infatti, dona con abbondanza lo Spirito, ricorda ancora il Papa, sottolineando che si tratta di un verbo al presente perché, nonostante tutte le difficoltà che noi possiamo porre alla Sua azione, Dio non ci abbandona ma rimane con noi col suo amore misericordioso.
Tempo del creato
Nei saluti ai fedeli di lingua italiana Francesco ha poi ricordato che oggi comincia il Tempo del Creato 2021 con il tema: “Una casa per tutti. Rinnovare l’oikos di Dio”. Ha anche annunciato per i prossimi giorni un Messaggio preparato col Patriarca ecumenico Bartolomeo e l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby
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